“Abbiamo una classe politica che non ama il Salento. A Lecce sconfitti perchè c’è stata arroganza”

16 Agosto 2017 “Abbiamo una classe politica che non ama il Salento. A Lecce sconfitti perchè c’è stata arroganza”

Paolo Pagliaro, dirigente nazionale forzista con una importante storia nell’emittenza locale, fa un’analisi della situazione politica e della sconfitta leccese senza giri di parole. Il centrodestra deve correre unito, ma ha bisogno di rinnovarsi e di essere meno arrogante.

Il centrodestra ha perso Regione e comune capoluogo. C’è futuro senza unità con i fittiani?

«Il centrodestra vince solo se unito, ovviamente chi ha spaccato l’unità negli ultimi dodici anni, deve fare un esame di coscienza. Il centrodestra vinse a Lecce cinque anni fa perché io decisi di immolarmi alla causa, scelsi di fare le primarie, rimasi coerente con me stesso e con i miei valori, e quello che accadde ormai è storia. Quindi l’unità del centrodestra è un valore assoluto, solo uniti si vince; è chiaro però che il modello deve cambiare, ormai è finito un ciclo, bisogna ripartire. Tutti siamo importanti nessuno è indispensabile, tutti uniti ognuno con le proprie differenze ma con dei valori indispensabili : la lealtà e il rispetto. Forza Italia è un grande movimento è sta lavorando nella direzione giusta: non alziamo mai muri, vero è però che la linea politica può essere solo quella tracciata dal nostro leader Silvio Berlusconi».

In molti se la sono presa con Paolo Perrone per la sconfitta leccese. Di chi è la colpa, secondo lei?

«Una serie di contingenze hanno sancito la sconfitta. Partiamo dal voto disgiunto che è una stortura e quello che è accaduto dopo, con l’assegnazione della maggioranza a Salvemini, dimostra che c’è qualcosa di sbagliato perché non rispetta la volontà degli elettori; la mia proposta è di cancellare proprio il voto disgiunto. Ciò detto però gli elettori, specialmente nel secondo turno, e lo sapevamo, perché di solito nei ballottaggi c’è sempre un rigetto verso il potere, hanno lanciato un messaggio forte e chiaro, avevano bisogno di una ventata di novità perché si erano stancati di un modo egemone di fare politica. Purtroppo i vecchi amministratori hanno avuto una gestione del potere molto personalistica, qualcuno troppo sicuro di ciò che faceva ha avuto l’arroganza di non ascoltare senza capire che una città non si comanda ma si governa. A questo aggiungiamo gli sgambetti e le furbate fatte proprio col voto disgiunto da qualcuno che ha remato solo nella propria direzione».

Salvemini governerà cinque anni?

«Prima di poter dire questo dobbiamo aspettare l’esito dei ricorsi, ma siccome non ho la sfera di cristallo non posso pensare o dire nulla. Sottolineo però che ora Salvemini è il Sindaco di Lecce e l’opposizione deve fare il suo dovere in nome dei cittadini che hanno votato per la coalizione».

Parliamo delle politiche. In tanti cercheranno di sopravvivere. I fittiani dove andranno? Ora si parla di Salvini. Forza Italia perché non li accoglie?

«Così come ha detto il coordinatore regionale, l’on. Luigi Vitali, il partito in Puglia e nel Salento è aperto e favorevole a nuovi ingressi ma si mettano in coda e, aggiungo, entrino in punta di piedi, perché Forza Italia ha il vento in poppa, cresce nei sondaggi, sta lavorando duramente ed ha le idee chiare. Il Presidente Berlusconi è stato molto esplicito: non accoglieremo nessuno di quelli che hanno tradito il popolo di centrodestra andando a sostenere i governi di centrosinistra o lasciando il nostro partito perché pensavano fosse finito. Se dovessero redimersi però riconoscendo la leader del Presidente Berlusconi e di conseguenza la linea politica di Forza Italia, coscienti di doversi mettere in coda, la porta non rimarrebbe chiusa».

Gli ultimi ingressi, Cassano, Palese, sono un problema o una risorsa, secondo lei?

«Non sono assolutamente un problema ma sono una risorsa, anche perché sono entrati senza chiedere nulla. Rocco Palese l’ha dichiarato molto chiaramente di non essere alla ricerca di poltrone ma di voler lavorare per portare a Forza Italia i voti persi e le energie disperse; mentre Massimo Cassano ha dimostrato con i fatti di non voler rimanere ancorato alla poltrona e si è dimesso da sottosegretario al Lavoro perché non si riconosceva da tempo nella linea politica alfaniana. Sono due buone risorse che aiuteranno Forza Italia a crescere».

Forza Italia saprà rinnovarsi, saprà proporre volti nuovi per le politiche?

«L’opera di rinnovamento del nostro partito prosegue, al nostro partito si stanno avvicinando imprenditori, personalità della società civile che si sono distinti nella loro attività e nelle liste ci sarà spazio per i giovani, sia amministratori che si sono distinti per la loro attività amministrativa territoriale e sia per chi ha raggiunto ottimi risultati in campo imprenditoriale. Siamo un partito che nel nostro territorio farà scendere in campo gente capace di fare battaglie quotidiane con passione e amore per questa terra piena di problemi, di criticità, sempre più abbondata, più isolata, più periferica. Saranno molti i volti nuovi. Il nostro leader, Berlusconi, ha intercettato e capito il volere degli elettori che chiedono che in politica scendano in campo i protagonisti delle imprese, delle professioni, della cultura e del volontariato: cioè non i mestieranti della politica ma persone impegnate ogni giorno nel sociale affianco ai cittadini e che non vivono dell’indennità della politica, ma che hanno dimostrato di saperci fare nella vita e nel lavoro. E così sarà».

Lei si candiderà alle politiche?

«Il Presidente Berlusconi ha espresso questa volontà, chiedendomi di candidarmi. Per ora però è prematuro parlarne; io e non solo da quando faccio politica non mi sono fermato un solo giorno sempre impegnato in battaglie per la mia Terra e la mia comunità . Oggi non è importante chi si candiderà perché ci sono tante personalità nel nostro partito e stiamo lavorando bene tutti insieme, siamo un bel gruppo forte e coeso. Ancora non abbiamo certezze della legge elettorale con cui si voterà, quando arriverà il momento giusto parleremo anche di questo».

Tap, Xylella, sanità e turismo. Un breve giudizio sull’operato regionale. C’è chi dice che si poteva fare di più.

«A questo aggiungerei infrastrutture e trasporti. Non è che si poteva fare di più, si doveva e si poteva fare tanto ma non è stato fatto nulla. Abbiamo una classe politica che non ama il Salento. Per Tap si sono girati dall’altra parte, hanno palleggiato il problema che poi è rimasto tutto salentino, disinteressandosi del tutto, raccontando bugie, stringendo accordi con le multinazionali, senza capire che quello non era il sito giusto dove realizzare il gasdotto e il danno è stato fatto. Così come per il problema della xylella, la regione ha lasciato da soli gli ovicoltori salentini che rischiano di collassare e non è stata capace di tutelare un settore primario per l’economia salentina. E continuando col turismo, la politica è dormiente, basta guardare quello che sta accadendo in questi giorni a Gallipoli, a Porto Cesareo, dove la domanda è altissima ma l’offerta non è abbastanza adeguata. E non cresceremo mai sul fronte turismo senza una politica dei trasporti valida. Il Salento è sempre più isolato. I politici locali dovrebbero andare in buona parte a casa. I risultati sono fallimentari, e lì dove non lo sono del tutto è grazie a chi ha investito in proprio rispetto a chi doveva tutelarci, quindi si facciano da parte: serve gente che ama questo territorio ed ha una visione lungimirante della cosa pubblica. Basta mestieranti della politica che passano il tempo senza occuparsi dei reali problemi del Salento».

Lecce, 16 agosto 2017