Le tre Province che da sole fanno Regione

9 Agosto 2018 Le tre Province che da sole fanno Regione

Intervengo in merito all’articolo del sindaco di Lecce sulle Terre d’Otranto. Lo faccio partendo da una sua riflessione: “Che senso ha oggi tornare a parlare di Terra d’Otranto… si fa per parlare di piccola patria?”. Partiamo proprio da qui. Ho seri dubbi sulle conoscenze storiche di Salvemini e sulla sua consapevolezza delle problematiche che affliggono le tre provincie Lecce, Brindisi, e Taranto.
Lontano da ogni forma di campanilismo voglio però sottolineare l’importanza di rinsaldare il legame identitario e culturale che lega a doppio filo le tre comunità che formano il Salento, da sempre insieme , proprio com’è testimoniato dalla Terra d’Otranto.
Accolgo, come ho già detto in altre occasioni, positivamente ogni iniziativa finalizzata a rafforzare l’unione di queste tre provincie ma non soltanto sull’asse culturale e turistica, ma a 360 gradi, perché non è vero che ci accomuna soltanto la geografia ma ci accomuna la storia. Siano storia e cultura a riunire un territorio che uomini senza cultura identitaria hanno separato, Mussolini nel periodo fascista dividendolo in tre province e successivamente con una scelta burocratica, accorpandolo a Bari e Foggia inventandosi così la Puglia.
Le tre città in questione rappresentano un sesto della popolazione ma non hanno alcuna competenza su infrastrutture e progetti di sviluppo, ed è questo che dovrebbero avere, una cabina di regia, un ente di prossimità primario per gestire e gestirsi, per crescere. Perché si è fatto di tutto per tenere scollegati queste città così simili e così vicine? Ci siamo mai chiesti di come potrebbe cambiare la storia della comunicazione e della connessione se ci fosse una strada diretta di collegamento a quattro corsie tra Lecce e Taranto? Sarebbe di basilare importanza per la crescita e questa strada non esiste proprio perché non essendoci un ente primario di prossimità interessato alle sorti del Salento la Politica si è concentrata sulla crescita di Bari e di altre zone di questa immensa Puglia, la regione più lunga d’Europa, che non ha più motivo di esistere.
È giunta l’ora di far riemergere lo strato sub regionale ingiustamente affossato in modo che Lecce, Brindisi, e Taranto, e cioè il Salento, diventino protagonisti del panorama nazionale. Questa opportunità deve essere creata e conquistata, è una battaglia politica che dovrebbe essere combattuta trasversalmente partendo anche da un altro dato inopinabile: il Salento potrebbe essere l’undicesima regione su 21, con 1 milione e 800mila abitanti, non stiamo parlando di favole ma di numeri e i numeri sono fatti. E partendo da questa realtà dobbiamo rivendicare l’autonomia per il Salento ricordando che laddove le regioni sono di dimensioni ottimali, e possiamo fare gli esempi di Basilicata, Trentino Alto Adige, Toscana, Liguria e Umbria, tutto funziona bene.
Non per avere una piccola patria (tutte le regioni lo sarebbero ?), come dice il sindaco di Lecce. ma per diventare Regione, per sbarcare nel futuro lasciando da parte i condizionamenti ideologici.
Le soluzioni sono due: la prima è una riforma come quella che permise al Molise nel 1963 di diventare regione, la seconda è stata già tracciata, esiste un progetto della Società Geografica Italiana sul Riordino territoriale che cambierebbe il volto del Paese permettendo a tutti di avere le stesse possibilità di crescita.
Il Movimento Regione Salento, che proprio in questi giorni compie otto anni, ha le proposte per ridare lustro al Salento e resterà in prima linea per spiegare la realtà delle cose a tutti, a iniziare da quei politici, come il sindaco Salvemini, che ancora non vogliono cogliere la grande opportunità di riunire Lecce, Brindisi e Taranto in una Regione, non con le chiacchiere ma con l’impegno reale.

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Intervento pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno il 9 agosto 2018

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