Autonomia differenziata: “In questo modo non si può fare”

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20 Febbraio 2019 Autonomia differenziata: “In questo modo non si può fare”

Mettiamo ancora una volta i puntini sulle I sul nostro grande progetto per il nostro Salento. Autonomia sì, è sinonimo di buon governo, di impegno, di progresso, ma soltanto se partiamo tutti alla pari.  Ne ho parlato a Corriere Salentino.

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Si parla tanto di autonomia differenziata, c’è fermento, molte regioni iniziano a muoversi, i pareri sono tanti, secondo lei?

«Parlare di autonomia alla regioni mi ha sempre appassionato e penso che sia la soluzione giusta, perché significa buona amministrazione, più impegno, più responsabilità, grazie alla conoscenza del territorio e delle sue peculiarità. Il progetto per dare più autonomia alle regioni è ottimo ma non sviluppato in questo modo. Penso che la strada che questo Governo ha deciso di percorrere non sia quella giusta. Questa autonomia a corrente alternata non porterà a nulla di buono specialmente per il sud».

Perché? Non potrebbe essere l’inizio di una serie di rivendicazioni da parte di altre regioni?

«Tutte possono rivendicare tutto, ma è la strada sbagliata perché in questo modo ci sarebbero regioni di serie A e altre di serie B. Così, come vogliono fare le regioni del nord è solo una secessione mascherata. Nella nostra Costituzione abbiamo l’equa distribuzione delle risorse ma se i territori non sono tutti uguali non ci sarà mai eguaglianza. Ogni cittadino deve avere stessi diritti e doveri, per fare questo bisogna mettere in equilibrio i territori».

La soluzione allora quale potrebbe essere?

«Bisogna prendere in seria considerazione l’essenza del Federalismo, questo non lo è. La soluzione è chiara, lampante, è il Federalismo liberale di Carlo Cattaneo già inserito in Costituzione che mette in equilibrio pesi e contrappesi tra poteri dello stato e amministrazioni locali. E subito dopo parlare di fiscalità territoriale. Le aziende devono pagare le tasse dove producono il reddito e fanno anche danni e non portare tutto via dove hanno la sede legale. Se così fosse ci accorgeremmo subito che il sud è stato depredato per anni di risorse, capitali, e tasse, ottenendo in cambio una “questione meridionale” che grida dolore».

Secondo lei c’è una strategia ben precisa da parte della Lega a favore del nord?

«Odio fare dietrologia, non mi appartiene. Mi sono sempre adoperato a trovare le soluzioni mai a pensare ad altro. E la cosa più triste è che la soluzione per evitare questa forma di secessione e per mettere in equilibrio tutti i territori l’abbiamo messa in campo da tanto tempo, e mi intristisce il fatto che Salvini, pur conoscendo il nostro progetto di “Riordino territoriale” presentato come disegno di Legge anche da Giorgia Meloni, non lo abbia mai preso in considerazione e stia proseguendo sulla linea che per il sud sarà devastante».

Riordino territoriale, mettere in equilibrio i territori, perché questi territori avrebbero bisogno di essere rimessi in equilibrio?

«Le sembra normale che ci siano regioni come la Lombardia ad esempio con 9 milioni di abitanti ed altre come il Molise con 310mila o la Valle D’Aosta con 125mila? Questa è l’illogicità di quello che abbiamo sempre avuto e di quello che sta accadendo. Adesso diamo anche tutte le competenze e l’autonomia ad una regione, come la Lombardia, che potrebbe essere il quarto stato d’Europa e tracciamo un solco con i guai di tutte le altre? Il modello giusto è quello svizzero, non questa autonomia che vogliono creare adesso a macchia di leopardo».

Quindi Salento regione?

«Quindi la soluzione è il riordino territoriale che abbiamo stilato grazie ad uno studio della Società Geografica Italiana. Proponiamo 31 dipartimenti o regioni omogenei, di dimensioni ottimali e virtuosi, efficienti, fuori dai privilegi e dagli sprechi, partendo da nuovi statuti e funzioni chiare, creati tenendo conto delle trasformazioni avvenute negli ultimi anni, cancellando, così, in modo definitivo tutto il resto: Province, Regioni e tutti gli enti inutili come le società partecipate, comunità montane, aree vaste, aro, ato, gal, etc. E quindi il Salento sarebbe finalmente regione. Finalmente potremmo avere le nostre infrastrutture, potremmo dire no a gli scempi come Tap, ed avremmo le risorse per costruire il nostro futuro, diventeremmo, così come abbiamo detto sempre, i fabbri del nostro destino».

Se potesse far arrivare un messaggio a Salvini cosa direbbe?

«Salvini ieri a Bari ha parlato di Autonomia ma se vuole veramente cambiare le cose deve mettere mano al riordino territoriale. La mia proposta è questa, lui la conosce, la apprezza, dovrebbe soltanto metterla in pratica, oppure migliorarla se ritiene che debba essere migliorata, ma il riordino territoriale è l’unica soluzione. Quello di cui mi meraviglio è la passività dei politici della Lega eletti al sud? Non si stanno accorgendo di quello che sta accadendo? Perché non difendono il sud?».

Infine, quale fu la scintilla che fece partire il progetto Regione Salento?

«Fondammo il Movimento Regione Salento con l’obiettivo di sanare una ferita storica provocata il 29 dicembre del 1947, davanti all’Assemblea Costituente, dalla soppressione del progetto istitutivo della regione Salento voluto da Giuseppe Codacci Pisanelli, cancellata da un accordo di Moro con Togliatti. Il Salento è una regione naturale ben diversa dal resto della Puglia. Il nostro progetto è di rimettere ogni cosa al suo posto e di avere la possibilità di crescere e di progredire uscendo da logiche politiche che ci penalizzano da sempre».

Lecce, 20 febbraio 2019