Le “micro-Regioni” la vera alternativa

18 Gennaio 2020 Le “micro-Regioni” la vera alternativa

1) Presidente Pagliaro, cosa pensa del dibattito sulle Province? Sono un ente indispensabile? Auspica un loro ritorno a pieno regime?

“Le Province ormai sono enti inutili. L’Italia già prima dell’obbrobriosa riforma Delrio aveva bisogno di un riordino territoriale e di enti di prossimità primari da creare a seconda delle esigenze di ogni territorio e dunque già prima con i pieni poteri andavano riviste, adesso sono solo dei carrozzoni vuoti. Se a questo aggiungiamo che a scegliere i rappresentanti delle Province, Presidente e consiglieri, non sono i cittadini ma sono i consiglieri comunali , ci accorgiamo anche di una falsa democrazia che non mi piace assolutamente.
Un pieno ritorno a pieno ovviamente sarebbe una miglioria rispetto alla disastrosa situazione ma non è questa la strada per avere un Paese moderno.”.

2) I sindaci, in difesa delle Province, hanno messo l’accento sull’indispensabile ruolo che gli enti avrebbero come collante tra cittadini e istituzioni. Pensa possano esistere altre forme amministrative più snelle e più vicine ai territori?

“Ovviamente sì, però bisogna comprendere un concetto importantissimo le Province hanno un senso se si sostituiscono alle Regioni. Serve solo un ente, importante, con chiare responsabilità e ruoli, che si occupi della regia di un territorio per portarlo governare, per progettare il futuro.
La nostra idea che si è già tramutata in proposta è quella di eliminare un livello istituzionale anche perché l’unico Paese ad averne quattro è l’Italia”.

3) Ritiene necessaria una controriforma delle Province, nel senso di un loro ritorno classico, com’erano un tempo, oppure si può pensare a una forma rivisita in chiave contemporanea?

“Non dobbiamo parlare di controriforma della Province ma di una riforma, usa sola, che caratterizzi tutto l’apparato amministrativo del Paese in modo da effettuare un riordino territoriale. Questo perché se torniamo indietro nel tempo ci accorgiamo di come le Provincie nel pieno dei loro poteri chiedevano ancora più poteri, più deleghe e risorse alle regioni e cercavano di trovare il modo per ottenerli. Pensiamo infatti a quando Lecce, Brindisi e Taranto tentarono di unirsi nel Grande Salento per avere più forza nella trattativa con la Regione Puglia e addirittura col Governo ma nulla ottennero. Possiamo parlare di tanti progetti o buone idee ma senza gambe. Ecco perché servono enti primari di prossimità che abbiano la loro Autonomia e possano pianificare il futuro di ogni territorio, poi se vogliamo chiamarli province o regioni, chiamiamoli Dipartimenti, chiamiamoli in modo diverso ma un livello istituzionale dovremmo cancellarlo”.

4) Riguardo le “micro-regioni” il costituzionalista Tondi della Mura le ha definite un “controsenso istituzionale. Cosa ne pensa?

“Abbiamo avuto anche modo di parlarne e non si riferiva assolutamente al progetto di riordino territoriale che ho avuto modo di dargli dopo e sono certo che da grande studioso della materia lo avrà letto. Micro- medio – macro ovviamente diventerebbero un controsenso istituzionale se le regioni avessero piena potestà legislativa, cosa non prevista nella nostra proposta di legge“.

5) Con le micro-regioni non teme un eccessiva parcellizzazione del territorio nazionale?

“Ecco per capire la bontà della nostra proposta studiata dalla Società Geografica Italiana dobbiamo parlare anche di numeri.
Sono 16mila gli enti che formano l’apparato amministrativo italiano attuale ed è il più caro d’Europa. A tal proposito abbiamo pensato che serve un riordino che vada ad eliminare definitivamente le Provincie, le Regioni e tutti gli enti inutili e mi riferisco alle società partecipate, comunità montane, aree vaste, aro, ato, gal; in questo modo ci rifaremmo agli standard dei Paesi occidentali più evoluti. Così facendo potremmo ridisegnare il Paese in 31 Dipartimenti ( Regioni) omogenei e dunque di dimensioni ottimali, tenendo conto delle trasformazioni avvenute negli ultimi anni, soltanto in questo modo attribuendo nuovi statuti e funzioni chiare eviteremmo sprechi e privilegi attuali. Non solo ci ritroveremmo con un Paese moderno ma risparmieremmo buona parte degli attuali costi di una macchina enorme che è idrovora di risorse. Ecco perché invitiamo da tempo tutti a tenere conto di questo progetto che è di una semplicità e attuabilità massima e rappresenterebbe una soluzione reali ai problemi attuali. Esiste già, è reale, basta solo la buona volontà. Magari integriamolo, miglioriamolo, muoviamoci però nell’interesse del futuro delle prossime generazioni.
E poi qui nel Salento avremmo finalmente la nostra autonomia , avremmo la nostra cabina di regia mancante da tutti evocata, avremmo la nostra Regione Salento e finalmente saremmo Fabbri del nostro destino”.

 

Intervista rilasciata sul Quotidiano del 18 gennaio 2020