I Martiri d’Otranto, gli eroi diventati santi

3 Aprile 2020 I Martiri d’Otranto, gli eroi diventati santi

Ci sono eroi che vanno oltre il tempo perchè sono il motore della storia e ci sono storie che vanno raccontate continuamente, per alimentare la memoria di quegli eroi che hanno dato la vita per non tradire il proprio credo, la propria cultura e le proprie radici. Il 28 luglio 1480, 150 navi militari turche, con a bordo 1800 mila combattenti, partendo da Valona raggiunsero Otranto. All’epoca il sultano dell’Impero Ottomano era Maometto II, il cui obiettivo era sottomettere anche l’Italia all’Inslam, partendo dal Mezzogiorno. A capo dell’imponente esercito c’era Gedik Ahmet Pascià: il piano prevedeva lo sbarco a Brindisi, ma un forte vento che spirava da nord li convinse a fermarsi a Otranto. I turchi pensavano di sistemare la questione in breve tempo, ma si trovarono di fronte poco più di 5000 idruntini decisi a resistere ad ogni costo, rifiutando qualunque negoziato col sanguinario comandante che aveva inviato due emissari a proporre la resa. Per due settimane gli idruntini si batterono come leoni, poi furono costretti a rifugiarsi nella cattedrale. L’11 agosto i turchi fecero irruzione in città e massacrarono la popolazione, torturando e uccidendo gli uomini di età superiore ai 15 anni e rendendo schiavi i bambini e donne dopo averle stuprate. I sopravvissuti, arroccati nel Duomo, non i piegarono e insieme all’arcivescono Stefano Pendinelli continuarono a pregare fino alla fine. Il primo ad essere ucciso fu l’arcivescovo. La sua testa, troncata, fu infilzata su di un’asta e il suo corpo macellato dalle sciabole dei nemici assetati di sangue. Il 14 agosto fu il giorno del massacro. I sopravvissuti furono condotti sulla “collina della Minerva” a poca distanza dall’antico borgo. Furono mozzate le teste di oltre 800 persone. Il primo ad essere decapitato fu Antonio Pezzulla, detto poi Primaldo, il sarto della città, che coraggiosamente aveva guidato gli idruntini fino alla cattedrale dopo aver deciso di non rinnegare il Cattolicesimo: si dice che, dopo esser stato ucciso, il suo corpo rimase in piedi fino al termine dello sterminio, nonostante i carnefici provassero a buttarlo giù. Uno dei turchi, Bersebei, di fronte a questo prodigio e vedendo che gli idruntini preferivano morire piuttosto che abbandonare la loro fede, si convertì e per questo motivo fu ammazzato dai suoi stessi commilitoni e infilzato a un palo. Non fu vano però il sacrificio perchè, proprio grazie a quell’eroica resistenza, le milizie aragonesi, insieme a quelle pontificie e dei Medici, giunti in Salento, riuscirono a contenere la  minaccia ottomana. I turchi rimasero 13 mesi a Otranto. La città fu poi liberata l’8 settembre dalle truppe di Alfonso D’Aragona. Il recupero dei cadaveri avvenne il 13 ottobre 1481: non avevano subito nessun tipo di decomposizione  e vennero sepolti nel duomo di Otranto. Il 14 dicembre 1771 i Martiri furono proclamati beati da Papa Clemente XVI che ne permise così la devozione. Sono i patroni di Otranto che ogni 14 agosto li celebra e li festeggia. Il 12 maggio 2013 Papa Francesco ha infine canonizzato gli 800 martiri idruntini. “Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena…”, queste le parole pronunciate dal Papa durante l’omelia. Da eroi a martiri, da martiri a santi.

Questo il mio intervento pubblicato sul mensile Cultura Identità di aprile 2020