Santa Cesarea e le Terme possono e devono volare

18 Aprile 2021 Santa Cesarea e le Terme possono e devono volare

Di seguito il mio intervento sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 18 aprile 2021: 

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Nel cuore del Salento c’è un gioiello di inestimabile valore, incastonato tra roccia e mare, che ha bisogno di essere valorizzato perché potrebbe rappresentare il trampolino di lancio per lo sviluppo economico e turistico dell’intera regione.
Parliamo delle Terme di Santa Cesarea che ormai da tanti anni sono in balia dell’approssimazione, lasciate lì a produrre al minimo della potenzialità.
E mentre tutto intorno è cresciuto la zona di Santa Cesarea è stata abbandonata a se stessa nonostante sia un giacimento puro di bellezze naturali.
Ho sempre amato questa stupenda cittadina, ed ho investito e creato in questo posto meraviglioso, che se avesse avuto l’attenzione che hanno avuto altre zone sarebbe diventato tra i numeri uno al mondo anche grazie al centro termale in questione, che è uno dei tre presenti in Puglia insieme a quelli di Margherita di Savoia e di Torre Canne.
Questo parco termale risale al secondo secolo a.C ed ha particolarità che lo rendono unico perché è composto da ben quattro grotte naturali che sono Gattulla, Fetida, Sulfurea e Solfatara, dalle quali sgorgano acque clorurate, solfuree e iodiche, che servono per la cura delle malattie della pelle, dell’apparato respiratorio, dell’apparato urinario e dell’apparato locomotore.
Mentre, seppur rinomate, a Margherita di Savoia si usano le acque madri che arrivano direttamente dalle Saline ed a Torre Canne quelle sulfuree che fuoriescono da una decina di sorgenti.
È importante evidenziare queste caratteristiche e queste differenze perché così è più semplice comprendere l’importanza delle Terme salentine che, oltre a questo bagaglio immenso di qualità, si presentano orgogliosamente sulla scia di storie e leggende affascinanti che ne arricchiscono l’appeal. C’è chi racconta che proprio in queste grotte Ercole uccise i giganti, i Leuterni, e dai loro corpi furono emanate le sostanze che hanno reso sulfuree le acque.
Risale al quattrocento, invece, il racconto popolare che vede protagonista la giovane vergine Cisaria che fuggì di casa perché il padre voleva farle violenza e quando la raggiunse fu arso da fiammate di zolfo e annegò nelle acque. Sulla leggenda pagana si è innestata quella cristiana e dunque in un altro racconto si parla di come le acque furono purificate e santificate dal sacrificio di una giovane vergine. Storie che si intersecano per regalare una cornice intrigante a questo posto meraviglioso, che purtroppo non è stato mai valorizzato per come dovrebbe essere.
La Regione, che negli anni si è fatta notare solo per la sua assenza, detiene il 51% delle quote che deve dismettere e dopo le audizioni in Regione siamo venuti a conoscenza del tortuoso iter intrapreso dal Comune che per acquisire il pacchetto in questione dovrà versare 13,7 milioni di euro, fondi che dovrebbe ricevere da un ipotetico gruppo imprenditoriale che riceverebbe in gestione il centro per valorizzarlo e renderlo produttivo. Il bando in questione però è in fase di redazione, il sindaco ha dichiarato che ha bisogno di un altro mese e mezzo per prepararlo e noi vigiliamo con attenzione perché riteniamo fondamentale che sia costruito in modo da mettere tutti i punti sulle “i” sul futuro delle Terme che deve essere costruito con una visione brillante e lungimirante. In questo progetto futuro dovrebbe rientrare anche il cosiddetto Mammoccione, costruito per diventare il nuovo complesso termale e poi abbandonato all’incuria del tempo dall’inefficienza dell’uomo, un vero spreco di soldi che grida e chiede giustizia.
Le Regione adesso ha l’obbligo di accompagnare in questo momento di transizione il Comune e di vigilare attentamente su questo cammino, non si può più sbagliare anche perché c’è in ballo il futuro dei lavoratori delle Terme e di tutto l’indotto che si potrebbe creare intorno alla realizzazione di un progetto, ideato per uno sviluppo turistico diversificato, capace di intercettare le diverse domande destagionalizzando l’offerta, dal relax in riva al mare alle prestazioni sanitarie per un percorso turistico integrato capace di unire natura, paesaggio, ristorazione, parchi e cultura.
Ecco perché ho rilanciato nei giorni scorsi la proposta di un tavolo tecnico permanente, intorno al quale unire le diverse competenze e idee.
Secondo il mio modo di vedere, questo nostro polo andrebbe rilanciato seguendo il modello Ischia, famosissimo e apprezzato in tutto il mondo, in modo da rendere fruibili le straordinarie acque termali di Santa Cesarea a tutte le strutture turistiche dei Comuni dell’hinterland e farle diventare bene comune intorno al quale costruire i pacchetti turistici.
C’è tanto lavoro da fare anche perché, altro fattore basilare per lo sviluppo di questo meraviglioso lembo di terra baciato dalla natura, c’è il nodo dei trasporti.
Raggiungere Santa Cesarea è molto problematico, una volta arrivati a Maglie diventa una difficoltosa odissea e bisogna districarsi su una vera mulattiera che diventa anche un biglietto da visita deprimente. A questo aggiungiamo che si viaggia su una rete ferroviaria del tutto inadeguata che va ancora a gasolio e in più che dall’Aeroporto del Salento mancano i collegamenti diretti. Inoltre Santa Cesarea ha bisogno di una circonvallazione, per evitare di attraversare il centro con le automobili, e della messa in sicurezza della discesa della Baia di Porto Miggiano, altro angolo di Paradiso deturpato dall’uomo, argomento che affronteremo in seguito con dovizia di particolari.
Dunque serve una pianificazione totale degli investimenti che ruotino intorno alle Terme ma che valorizzino e tutelino le bellezze dell’intera Santa Cesarea. A tal proposito chiediamo una continua attenzione per la falesia che continua a sgretolarsi. E i lavori, già finanziati, per il consolidamento della falesia a Fontanelle e Archi sono attualmente bloccati per le solite lungaggini burocratiche.
Del piano coste si è persa traccia ed a pochi giorni dalla stagione estiva manca una programmazione e mancano i luoghi di accesso al mare a causa dei lavori sulla falesia bloccati per non parlare del completamento della riqualificazione del comparto 19 che è inesistente.
Santa Cesarea è uno scrigno che raccoglie una miriade di possibilità per far volare lo sviluppo turistico del Salento ha solo bisogno di politiche mirate allo sviluppo lontane dal “nonsipuotismo” che ha devastato il nostro territorio.
Questa però è una fase nuova in cui pigerò ancora più forte sull’acceleratore dell’impegno ma abbiamo bisogno della partecipazione di tutti.
Avere le ali e non potere volare è la più stretta della gabbie. Santa Cesarea Terme può e deve volare.