Crollo falesia Melendugno, replica a sindaco e vice: sciacallo a me, per distrarre attenzione da inerzia del Comune

22 Dicembre 2021 Crollo falesia Melendugno, replica a sindaco e vice: sciacallo a me, per distrarre attenzione da inerzia del Comune

Essere incolpati di sciacallaggio per aver presentato un’interrogazione urgente in Consiglio regionale, chiedendo attenzione e interventi immediati per contrastare lo sgretolamento della falesia della marina di Melendugno, è non soltanto ingiusto ma addirittura paradossale. Non mi appassiona la sterile polemica politica, ma le accuse del sindaco di Melendugno e del suo vice impongono una smentita  basata sui fatti, e non su livorose interpretazioni.
Tra le premesse della mia interrogazione ho ricordato che Melendugno non si è ancora dotata di un Piano Comunale delle Coste, benché già a marzo 2018 la Giunta Regionale abbia commissariato il Comune per non averlo ancora approvato. Questo è un fatto e non un atto d’accusa, ma ha scatenato un attacco a mezzo social davvero gratuito e spropositato.
Quello che gli amministratori di Melendugno chiamano “mischiare capre e cavoli”, è invece esattamente ciò che prevede il modello di gestione integrata delle zone costiere consolidato a livello europeo (raccomandazione 2002/413/CE): una gestione condivisa a livello locale e sovra comunale, per poter governare i processi ecologici, economici e sociali che interessano un determinato tratto costiero, ponendone la salvaguardia come punto prioritario di ogni azione ed intervento.
Il Piano Comunale delle Coste deve farsi carico delle finalità e degli obiettivi primari per la salvaguardia ambientale delle aree costiere, definiti nel Piano Regionale delle Coste approvato ormai dieci anni fa, nell’ottobre 2011. Coerentemente con il PRC, il Piano comunale definisce l’assetto, la gestione, il controllo e il monitoraggio del territorio costiero comunale, in termini di tutela del paesaggio e di salvaguardia dell’ambiente. La ricognizione fisico giuridica del demanio marittimo che compete al Comune deve integrarsi con il piano regolatore vigente e con il piano della mobilità, prevede la classificazione delle aree costiere, l’individuazione delle opere di urbanizzazione, i tratti di costa concedibili. Altro che “mischiare capre e cavoli”! Il Comune di Melendugno è tenuto a fare la sua parte ma non l’ha fatta! E, visto che sono stato tirato per la giacca in questa polemica, chiedo al signor sindaco e al suo vice che ne è stato del milione di euro assegnato al Comune per finanziare interventi specifici di contenimento dell’erosione del costone roccioso.
Vogliamo fare un esempio? Il finanziamento Cipe da 750mila euro per la messa in sicurezza della falesia degradata da Sant’Andrea a Torre Specchia: progetto esecutivo del 2009 (dodici anni fa!), appalto aggiudicato dopo anni e inizio dei lavori, ma ad oggi è stata spesa solo la metà dei soldi e le opere sono ferme da sei anni.
Vogliamo farne un altro? La Regione ha finanziato con 516mila euro un progetto di difesa, messa in sicurezza e sistemazione del costone roccioso a nord della baia di Torre dell’Ordo, proprio quello dove si sono verificati i crolli dei giorni scorsi. La progettazione è stata affidata nel 2005, i progetti sono stati approvati nel 2007 e nel 2009. Passano ancora anni e vengono appaltati e affidati i lavori, che iniziano solo sulla carta quattro anni fa, per essere subito interrotti.
Questi sono fatti, non accuse. Ed è arrivato il momento del redde rationem. Perché mentre la falesia di Melendugno crolla, c’è chi suona la lira come Nerone e abbaia al “nemico”, invece di occuparsi di un patrimonio sempre più fragile che sta andando in frantumi.
Lecce, 22 dicembre 2021
Paolo Pagliaro
Consigliere regoonale-Capogruppo LPD
Presidente MRS