“La fusione dei Comuni cancella identità e radici di una comunità”

21 Gennaio 2022 “La fusione dei Comuni cancella identità e radici di una comunità”

Di seguito la mia intervista sul Nuovo Quotidiano di Puglia del 21 gennaio 2022:

Secondo molti osservatori, tra cui il professor Luigino Sergio, la fusione fra Presicce e Acquarica ha gettato un seme che sta fertilizzando e prossime fusioni potrebbero avvenire nel Salento. Lei che cosa ne pensa?

“Ho letto con piacere l’intervento dell’amico Luigino Sergio, ma su questo importante tema siamo completamente sulla sponda opposta. Credo che proprio quello che stanno vivendo Presicce e Acquarica sia la base per capire che le fusioni non funzionano; abbiamo registrato un malcontento e/o confusione tra i cittadini.
Nel referendum consultivo l’affluenza fu molto bassa. Mancò la partecipazione della maggioranza dei cittadini ed a tal proposito ho presentato una PdL che prevede la partecipazione al voto almeno del 50% degli aventi diritto per rendere validi questo tipo di referendum.
Quindi, quello che qualcuno vede come fertilizzante per le prossime fusioni, per me è un deterrente. Intervistate gli abitanti di Trepuzzi, Squinzano, Novoli e Campi Salentina di cui si parla in questo periodo: da quello che ho potuto appurare sul campo, aborrono l’idea che tramuterebbe la storia di quattro paesi in Terenzano, una grande assurdità. Chiedete ad un abitante di Novoli cosa ne pensa dell’ipotesi di spostare la data della festa di Sant’Antonio Abate e di avere la Fòcara di Terenzano e non più di Novoli. E potrei farle altri esempi per Caprarica, Martignano, Castrì, o per Aradeo, Neviano, Racale, Taviano o per Patù, Castrignano ecc. ecc.”.

 Fra i detrattori di questa possibilità si pone l’accento sulla perdita d’identità del territorio in questione. È d’accordo? Quali altri limiti presenta lo strumento delle fusioni?

“Non si tratta di essere detrattori, perché è la realtà dei fatti; con la fusione si va a cancellare tutto d’un tratto l’identità, la storia, le radici, sperando poi di avere qualche beneficio economico. Per noi è questione di ideali. Molto spesso c’è chi, sentendo che siamo contrari, ci addita come campanilisti, ebbene sì, siamo super campanilisti, che vuol dire amare la propria terra, la propria città, il proprio paese anche piccolissimo e impegnarsi a preservarlo rappresenta un valore inestimabile che andrebbe a svilirsi in un pastrocchio senza anima e senza identità.
I nostri comuni sono presidi di democrazia non barattabili con vantaggi fiscali ed economici tutti da dimostrare”.

Fra i vantaggi, invece, ci sarebbe un abbassamento della pressione fiscale per i cittadini e maggiori entrate statali. Non un fatto di poco conto. Che cosa ne pensa?

“Non si può ragionare solo con la calcolatrice, dobbiamo pensare al futuro dei nostri figli per consegnare loro, integro, il loro DNA territoriale. Ho letto che in altre nazioni le fusioni sono avvenute in forma obbligatoria ed imposta. Ma vogliamo scherzare? Vogliamo paragonare i nostri centri, ogni nostro singolo borgo, ogni nostra singola tradizione identitaria, dai culti ai costumi, alla cucina, dai dialetti, fino alla cultura, con altri posti d’Europa o del mondo?”.

 Non c’è dubbio, tuttavia, che è necessaria una razionalizzazione dei costi della macchina amministrativa. Come intervenire?

“Qui sfonda una porta aperta perché la madre di tutte le riforme l’abbiamo redatta noi ma giace ancora nei cassetti del Parlamento: parlo del Riordino territoriale con il risparmio della spesa pubblica del 50% con migliore efficienza nei servizi.
Ciò detto, se proprio c’è l’esigenza del risparmio e della razionalizzazione dei costi, noi siamo contro le fusioni dei comuni ma siamo a favore del rafforzamento delle unioni, basta guardare all’esempio della Grecìa salentina. Inoltre, potremmo pensare ad unificare l’Unione dei Comuni con l’ARO e l’Ambito scrivendo un nuovo statuto, con responsabilità e compiti ben chiari, invece di pensare alla fusione che va a rubare l’anima di ogni singolo centro recidendo le radici e cancellando identità, storia e cultura”.