Il PMA di Lecce è soltanto fumo negli occhi

15 Luglio 2022 Il PMA di Lecce è soltanto fumo negli occhi

Il mio intervento sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 15 luglio 2022:
Un’ennesima presa in giro e un’ulteriore perdita di tempo: la Regione ha scelto il gioco del palleggio, insistendo sul trasferimento del centro per la procreazione medicalmente assistita da Nardò a Lecce. Quand’anche si desse seguito immediato al progetto, confermato come disposizione operativa dai vertici della sanità pugliese e locale, i tempi sono molto lunghi: per almeno un altro anno e mezzo non ci sarà un centro PMA nella provincia di Lecce. Questa è una doccia gelata per le speranze delle coppie con problemi d’infertilità, che confidavano nella riattivazione della struttura di Nardò operativa fino al 2019, quando fu chiusa prima per covid e poi per adeguamenti, senza più essere riattivata. Quel centro ha aiutato moltissime coppie del territorio a coltivare e realizzare il sogno di diventare genitori, prima di subire un congelamento dettato da strategie di politica sanitaria Fazzicentriche. Si è sacrificato così un fiore all’occhiello della sanità pubblica leccese e pugliese, punto di riferimento prezioso per chi non può permettersi costosissimi cicli di terapia in strutture private né viaggi della speranza fino a Conversano, unico centro pubblico di PMA in Puglia, con liste d’attesa infinite. Si sono mortificate professionalità e competenze, gettando alle ortiche un patrimonio di esperienza impagabile anche nell’approccio con le coppie, in un percorso terapeutico così delicato.
Il trasferimento annunciato entro giugno dell’anno scorso non solo non è avvenuto, ma si è arenato. Ed ora viene ribadita questa volontà, ma restano tutte le nostre perplessità di fronte a quello che temiamo possa rivelarsi l’ennesimo annuncio. Non ci convince questa insistenza in un percorso tortuoso, anziché imboccare la strada diretta della riattivazione immediata del centro di Nardò. Era questa una delle due ipotesi che avevamo prospettato per uscire dallo stallo che da anni sta negando a tante coppie leccesi la possibilità di seguire percorsi di procreazione medicalmente assistita in una struttura pubblica del territorio. Noi avevamo proposto la rifunzionalizzazione della struttura neretina o, in alternativa, l’allestimento degli ambulatori al Vito Fazzi di Lecce per le visite e la consulenza specialistica, conservando però i laboratori di Nardò per la fase terapeutica. Invece si è preferito il percorso del trasferimento a Lecce, che comporta procedure lunghe e complesse. Questa volta non ci bastano gli annunci, chiediamo un cronoprogramma di tutti gli interventi da compiere, che verificheremo passo dopo passo, uno per uno.
Intanto continuiamo ad insistere su una via alternativa, già battuta da altre regioni: quella della creazione di una rete di assistenza per la prevenzione e la cura dell’infertilità, strutturata in centri hub e spoke e ambulatori di prossimità, per facilitare e migliorare il percorso terapeutico delle coppie. D’altronde lo prevedono le normative vigenti in materia di procreazione medicalmente assistita: il regolamento regionale che individua le terapie per la PMA come prestazioni di chirurgia ambulatoriale (articolo 6, commi 1 e 3) e l’allegato 2 del DM 70/2015. Il trasferimento del centro da Nardò a Lecce non rientra in alcun articolo o comma di questo quadro normativo. Ecco perché abbiamo forti perplessità, tanto più dopo l’inchiesta giudiziaria che nei giorni scorsi ha portato a galla un intreccio di malaffare e politica anche nella gestione della procreazione assistita in provincia di Lecce. Non c’è ancora un fascicolo aperto, ma anche la Corte dei Conti attende le carte della Procura per valutare eventuali ipotesi di reato.
Comunque, qualora si dovesse insistere sulla via del trasferimento al Vito Fazzi di Lecce, annunciamo fin d’ora una vigilanza serrata sul rispetto dei tempi, con sopralluoghi costanti. Questo è un nodo al fazzoletto che ci auguriamo davvero di poter sciogliere nel più breve tempo possibile, insieme a tutte le coppie che hanno dovuto rinunciare al sogno della genitorialità dopo la sospensione delle attività del centro pubblico di Nardò. Non accetteremo ulteriori procrastinamenti, com’è successo con la mancata apertura del nuovo centro a Lecce entro giugno 2021. Di promesse vane ne abbiamo sentite troppe in questi due anni, mentre veniva bloccato il percorso di accesso pubblico alla PMA a vantaggio delle strutture private, che ben vengano ma accanto a strutture pubbliche efficienti. Questa è un’ingiustizia da sanare, perché il sogno di avere un figlio non può essere precluso in base al reddito.