La festa del nostro Patrono: tra ricordi, radici, culto e tradizione

17 Agosto 2022 La festa del nostro Patrono: tra ricordi, radici, culto e tradizione

Il mio intervento sulla Gazzetta del Mezzogiorno 17 agosto 2020:

 

Ricordo le parole dei miei nonni come se le avessero dette ieri: “Passata la festa è passata l’Estate al mare” e per noi bambini più o meno era così, c’era però ancora Settembre da passare in oratorio: guardavamo i film in bianco e nero la mattina nei giorni della fiera del Levante, perché poi ci calavamo man mano nella realtà dell’inizio della scuola; ovviamente crescendo è cambiato tutto, perché passata la festa, da giovanotti iniziavamo a godere dell’ultimo scorcio d’estate sulle nostre meravigliose spiagge ma la festa per noi leccesi è un momento sacro, nel quale ci immergiamo arrendendoci a tante piccole emozioni, ed i ricordi delle “vasche” di andata e ritorno in via Trinchese, per corteggiare le ragazze, sono sempre protagonisti e riescono a regalare sorrisi di fronte ai paragoni di come era e come eravamo a com’è e come siamo.
Al centro di tutto però come ci hanno insegnato da piccoli chierichetti c’è la preghiera, il culto, la speranza.
Il 24, 25 e 26 agosto sono i nostri giorni, sono i giorni di Lecce che si veste a festa per il suo patrono e noi da piccoli facevamo il conto alla rovescia già da ferragosto e non vedevamo l’ora di lasciarci andare ai mille colori delle luminarie, gli odori, i sapori e alle tante musiche, alle curiosità, ma soprattutto di divertirci alle giostre.
La prima cosa che facevo io, ad esempio, era correre alla bancarella del venditore ambulante di prodotti per animali e mi incantavo guardando uccellini, tartarughine, pulcini e pesciolini rossi ed acquistavo per quello che potevo; e quando tornavo a casa ricordo ancora mia madre che con il suo sguardo diceva tutto, ma era una passione che mi piaceva coltivare, la nostra festa per me era anche quello.
Però da amante della musica (da sempre) posso dire che uno dei momenti più intensi ed emozionanti della festa è rappresentato dalla banda. Nei tre giorni, i suoni delle orchestre riecheggiano ogni momento e non solo durante la processione. E da bambino era affascinate guardare quella cassarmonica che ha sempre fatto da padrona nella Piazza, già vederla così, ferma, era un monumento alla festa ed ai tre giorni. Ed è un ricordo che porto sempre con me. Quel chiosco musicale poi con gli anni è stato posizionato in altri posti del centro storico.
I ricordi tornano e sfumano nei pensieri: un tempo il Bar Cin Cin e l’Alvino erano in auge e sfornavano pasticciotti e rustici a cittadini e turisti, ed era costume che la banda suonasse proprio lì, a ridosso del porticato, in piazza Sant’Oronzo. Era un momento attesissimo da tutti e ricordo capannelli di gente che sostava nelle vicinanze per ore intere. Per rinfrescarsi bastava una granita al limone, oppure per i più sofisticati del tempo il caffè in ghiaccio: ma si era tutti lì, nonni e nipoti, a seguire la bacchetta del Maestro e a tenere con i piedi il tempo scandito dagli strumenti.
Ci divertivamo con poco e questa festa per noi rappresentava proprio tanto: passeggiavamo instancabilmente e la nostra Lecce ci sembrava sempre più bella immersa in mille colori ed è lì che le nostre radici sono diventate sempre più solide, intorno all’amore per la nostra Città, alla tradizione e alla cultura, a quel senso identitario e al campanile che ci permette di dire: simu leccesi, core preciatu.
E intorno ai nostri veri valori ci ritroviamo ancora oggi e nonostante le cose siano cambiate e non è più quella nostra festa, quella che tutti sentivamo come il momento più bello dell’anno, ci prepariamo anche quest’anno a rendere onore e preghiera festeggiando nel solco della nostra tradizione leccese più autentica i nostri patroni, i Santi Oronzo, Giusto e Fortunato.
Scrivendo queste righe è come se fossi entrato in una macchina del tempo e mi sono ritrovato bambino in una festa dal sapore antico, quello delle noccioline, della “cupeta” e dei lupini, ma dai colori vividi.
Intorno a tutto questo, intorno alle sue radici, al suo culto, alla sua tradizione questa città e tutti i leccesi devono ritrovarsi per scrivere pagine di futuro sempre più belle.