
14 Settembre 2022 Apulia Film Commission rispetti la sua mission: promozione autentica dei territori e nuova gestione duffusa
Il mio intervento sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 14 settembre 2022:
La mission era chiara: “promuovere e valorizzare il patrimonio artistico e ambientale” e “sostenere la produzione e la circuitazione di opere cinematografiche e audiovisive, realizzate nella regione, che promuovono e diffondono l’immagine e la conoscenza della Puglia”. Per queste finalità, con la legge regionale 6/2004, veniva istituita l’Apulia Film Commission. Oggi, diciotto anni dopo, è lecito ed anzi necessario tracciare un bilancio e domandarsi se la fondazione abbia assolto ai compiti per cui è nata. A giudicare dalle ultime vicende, “culminate” (si fa per dire) con beghe al vertice che somigliano ad una brutta telenovela, il bilancio è purtroppo negativo.
È arrivato il momento di voltare pagina per uscire dalla paralisi gestionale in cui AFC è precipitata e rimettere finalmente in moto la macchina inceppata delle produzioni cinematografiche nella nostra regione, che portano sviluppo e attraggono turismo. Sia la Regione, di cui Apulia Film Commission dovrebbe essere braccio operativo per il settore cinema, a dettare la linea, sbloccando subito l’Apulia Film Fund che è lo strumento principale del cofinanziamento regionale. Sono mesi che, senza questi fondi, non possono partire nuovi progetti né essere concluse nei tempi previsti le produzioni già avviate, con le banche che bussano per avere garanzie di liquidità a fronte del credito concesso. Un dramma per registi, maestranze e indotto.
Già a giugno scorso ho acceso i riflettori su questo problema, facendo un’ispezione al cineporto di Lecce e verificando una situazione di abbandono e sostanziale fermo delle attività di accoglienza e supporto alle produzioni audiovisive. Situazione analoga anche negli altri cineporti a Bari, Foggia e a Taranto. D’altronde, basta consultare il sito di Apulia Film Commission per rendersi conto che l’ultimo avviso di casting (a Bari e Lecce) risale a luglio 2018, e l’ultima proiezione (a Bari) si è tenuta ad ottobre 2019. Per le sedi di Lecce e Bari sono anche stati previsti lavori di ristrutturazione mai avviati.
A giugno ho presentato un’interrogazione per sollecitare interventi risolutivi, di fatto impossibili finché non sarà immaginata una nuova governance per Apulia Film Commission. L’attenzione della Regione, socio di maggioranza della fondazione, dev’essere concentrata sulla riorganizzazione delle attività. A questo proposito, la mia proposta è di pensare una gestione diffusa sui territori, facendo perno proprio sui quattro cineporti già esistenti, da rimettere in piedi e potenziare affinché diventino cuore pulsante delle produzioni e degli eventi sui vari territori. Solo così si può uscire dalla palude e ridare slancio ad un settore così importante dell’impalcatura culturale regionale, che negli anni passati ha contribuito a far conoscere le bellezze di ogni singolo territorio delle Puglie nel mondo, attraverso il grande schermo.
Ma qui c’è da fare un altro ragionamento, perché se è vero che soprattutto nei primi dieci anni l’AFC ha funzionato, è anche vero che vi erano già semi di criticità che ho sempre contestato. Il mio Salento, ad esempio, pur essendo stato location di numerosi film e fiction, è stato spesso spacciato per altri luoghi. E allora chiedo: che vantaggio, in termini di marketing territoriale, ne deriva alla nostra terra, se perde il suo nome e la sua identità, e perfino quando conserva il nome di Salento, ne viene storpiato il dialetto? Non è questione di campanile ma di rispetto: le pellicole vanno legate al territorio, devono diventarne specchio e veicolo di promozione, per consentire un vero ritorno d’immagine che vada oltre i pur importanti ma effimeri introiti economici che derivano dall’ospitalità alle troupe e alle produzioni.
Come sempre, quella che manca è una visione di lungo periodo e la capacità manageriale. E così l’Apulia Film Commission resta nel pantano.