Se una fede diventa anche cultura è più efficace

26 Gennaio 2008 Se una fede diventa anche cultura è più efficace

 

E’ da anni ormai che mi impegno ad usare la forza della comunicazione e dell’informazione ponendola al servizio del territorio, attraverso il recupero e la valorizzazione delle nostre peculiarità identitarie e delle nostre tradizioni religiose.
E’ successo di recente con la Focara di Novoli, ma soprattutto con il percorso dei Riti Religiosi.

In queste occasioni abbiamo infatti offerto a tutti i salentini la possibilità di intraprendere un viaggio alla riscoperta di noi stessi, nella convinzione che l’amore per le tradizioni rappresenta il punto di partenza per una maggiore crescita del nostro territorio, da un punto di vista economico, sociale, culturale.
Nel pieno rispetto della sacralità di questi eventi, il nostro obiettivo non è mai stato quello di promuoverli come eventi folkloristici, ma di diffondere conoscenza, cultura, aumentare la consapevolezza delle nostre tradizioni, certificare la nostra identità, e, attraverso l’uso del canale satellitare, permettere al Salento non solo di confrontarsi al suo interno, ma di aprirsi al dialogo con gli altri paesi europei e del Mediterraneo.
Questa è la base del nostro progetto a più vasto raggio, che è quello di realizzare uno specifico modello di televisione, che è appunto la televisione indies, che si pone al passo con i tempi, ma nella direzione di una decisa e più accanita difesa dei valori identitari che ci appartengono, contro la sempre più incalzante omogeneizzazione culturale, per far sì che i nostri sistemi di significato, i valori autoctoni, vengano rispettati e valorizzati come meritano.
Noi, infatti, oltre ad offrire il nostro contributo per la promozione e lo sviluppo delle nostre tradizioni religiose in sé, abbiamo ascoltato attentamente e fatto tesoro delle domande, dei bisogni, delle esigenze e delle aspettative della gente, alla riscoperta dei valori della fede intrinsechi a questi eventi.

Abbiamo sentito forte l’esigenza di creare una vera rete di queste realtà di fede che ci appartengono, uniche, diversificate tra loro, ma denominatori comuni della nostra cultura, con la finalità di mettere in rapporto la nostra fede cristiana con la cultura del nostro tempo. Basti pensare al modello dell’Andalusia, che negli ultimi anni è diventata una delle mete turistiche tra le più visitate, proprio per la pluralità e la complementarietà delle sue proposte ai turisti di tutto il mondo: l’eredità culturale ispano – musulmana, le tradizioni religiose, le feste delle località, costituiscono la massima espressione della sua cultura e sono diventate il motore di sviluppo economico, sociale e culturale del luogo.
E’il binomio fede – cultura la base essenziale su cui si muove il modello dell’Andalusia:
In linea con questo modello, abbiamo scelto di usare la televisione come valore aggiunto che, contro ogni luogo comune, favorisce alla base la coscienza critica delle persone, la loro capacità di discernimento, creando positive occasioni di dialogo e confronto, di arricchimento reciproco nella complementarietà: grazie alla tv, strumento disponibile ed accessibile a tutti con estrema facilità, le testimonianze e le nostre tradizioni di fede entrano in tutte le case, rientrano nelle conversazioni quotidiane della gente, diventano parte integrante della vita di tutti i giorni.

Il tutto non è in contrasto, ma anzi favorisce una sana e mirata azione di marketing, che si articola a livello locale – territoriale, che sa valorizzare le tradizioni culturali che ci appartengono, ma anche rispondere alle determinate esigenze economiche del nostro territorio, accrescendone le attrattive turistiche.
La nostra cultura può e deve poter diventare un vero e proprio motore di sviluppo sociale, ed è proprio lavorando in questa direzione che si possono creare occasioni e luoghi di dialogo aperti a tutti, per un confronto serio, non pregiudiziale, vissuto come un momento di crescita e maturazione, nella consapevolezza di non voler sprecare le ricchezze storiche, culturali e religiose che abbiamo a disposizione.
Giovanni Paolo II, in occasione della creazione del Pontificio Consiglio di Cultura, affermò: “ …Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta…” Per vivere interamente e pienamente la fede, dobbiamo farla diventare cultura, e sono proprio gli eventi a sfondo religioso il vero tesoro che dobbiamo imparare a conoscere, amare, difendere, valorizzandone il legame inscindibile con il territorio: la comunicazione e l’informazione, se usati bene, possono fare tanto.

Che si tratti delle feste religiose di Siviglia, Malaga o Cordova, o invece delle usanze di Novoli, Casarano o Gallipoli, non è rilevante, perché tutte hanno un loro autentico significato che va salvaguardato, e tutte hanno un valore importante per la propria gente: la differenza è nella qualità, nell’attenzione e nella cura con cui vengono promosse, valorizzate, fatte conoscere.
E’ la nostra “forma mentis” che deve cambiare.

(pubblicato su L’Ora del Salento)

di Paolo Pagliaro

Lecce, 26 gennaio 2008