La Centrale di Cerano deve essere chiusa studiando una strategia d’uscita

17 Luglio 2017 La Centrale di Cerano deve essere chiusa studiando una strategia d’uscita

Nel 2017 siamo ancora costretti a parlare di carbone, elemento che continua ad avvelenare il nostro Salento provocando danni e morti che potrebbero essere evitati; siamo costretti a parlare di carbone quando invece dovremmo parlare di fonti rinnovabili e innocue per la salute di tutti i salentini. La centrale termoelettrica a carbone Federico II di Cerano è tra le più grandi d’Europa, e come tale ha creato disastri che non possiamo nemmeno quantificare; si trova a 12 chilometri da Brindisi su 270 ettari di terreno di Lido Cerano, stiamo parlando di un “mostro” mastodontico.  Quello che è successo fino ai giorni nostri, tra studi, raggiri e indagini è qualcosa che possiamo soltanto “piangere” con dolore.  Ho sempre parlato di un mostro nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, affermando che doveva essere chiusa studiando una strategia d’uscita.  Quella centrale andava convertita.
I salentini sono stati presi in giro per anni. Prima nonostante i referendum contro Cerano, quello dei comuni della Provincia di Lecce tenutosi il 17 maggio 1987, che si svolse in 84 su 97 comuni con un’affluenza del 60 per cento con punte del 98% a Trepuzzi, Surbo, Squinzano, un record mai raggiunto tra le consultazioni referendarie a livello locale in Italia; poi con quello del 31 gennaio 1988 della Provincia di Brindisi, la consultazione si svolse su 12 comuni su 20. La vittoria dei NO fu dell’88% con un’affluenza purtroppo del 41% .  Infine siamo stati raggirati dalle favole costruite sulla Politica deficitaria di una Regione scriteriata, e parliamo di Vendola: ci raccontava che questa terra, la nostra terra, doveva produrre energia alternativa perché, così facendo, sarebbe diminuita l’emissione a Cerano. Ci hanno detto che ogni pannello fotovoltaico e ogni pala eolica servivano a togliere un sacchetto di carbone bruciato a Cerano e, invece, ci hanno ingannato. Quello che vogliamo capire oggi sono le intenzioni di ENEL: tra qualche anno la centrale sarà dismessa, ma ha effettivamente un piano aziendale per non togliere al territorio anche forza lavoro? Perché tutto ciò, dopo le morti, e l’inquinamento, sarebbe un danno oltre la beffa. Cerano rappresenta una delle “violenza ambientali” più grandi che ha dovuto subire il Salento. Cosa sarebbe potuto nascere in quella zona, a 12 chilometri da Brindisi, a Lido Cerano? Cosa abbiamo perduto in tutti questi anni, a parte il danno ambientale e le persone scomparse a causa delle malattie? È stato un freno a mano per l‘intero sviluppo di una zona a forte vocazione turistica; una bomba a orologeria piena di carbone che ogni giorno è esplosa nel cuore del Salento.  Cerano, così come TAP oggi, è il frutto di scellerate politiche lontane dalle esigenze del nostro territorio che hanno abbondantemente spalleggiato le multinazionali senza tener conto delle vere esigenze. Facendosi minacciare sulle ricadute lavorative. E passando sopra alla volontà del popolo senza nessun tipo di preoccupazione. Lo diciamo da sempre, noi siamo per il federalismo liberale di Carlo Cattaneo: unione del governo centrale e una serie di governi periferici ampiamente autonomi. Noi siamo per un ente di prossimità capace di fare gli interessi del proprio territorio. Per questo continueremo le nostre battaglie contro Cerano, contro Tap, contro tutto quello che viene a deturpare il luogo dove viviamo.  Noi siamo per la Regione Salento, per un riordino territoriale che porti giustizia in ogni parte dell’Italia.

Casalabate, Domenica 16 Luglio 2017: tavola rotonda su Ambiente, Salute e Tutela del Territorio.

#salento #regionesalento

 

Paolo Pagliaro
Ufficio di Presidenza Nazionale Forza Italia
Responsabile dipartimento regionalismo, federalismo e identità territoriali
Responsabile Cultura, turismo e comunicazione in Puglia