Quale turismo? Svolta possibile con più autonomia

7 Agosto 2018 Quale turismo? Svolta possibile con più autonomia

In questi giorni si parla di un modello turistico che il Salento non ha saputo creare e ora si ritrova a contare il calo degli introiti e delle presenze. Ciò detto si disquisisce ovunque provando a fare un mea culpa a volte esagerato seppur giusto ma senza mai toccare il cuore del problema.
Sento parlare di prezzi esagerati, di poca professionalità, di arroganza, di spocchia, di poca qualità, di improvvisati operatori turistici e di un servizio inferiore rispetto alla richiesta.
A parte che inviterei tutti alla calma, prima di recitare il de profundis al Salento, aspetterei dati ufficiali perché gli ultimi del 1° agosto resi noti dal Codacons evidenziano che gli italiani che si regaleranno una vacanza in questo momento di crisi importante sono 34 milioni, un numero importante possiamo ben dire, che dovrebbero generare un giro d’affari di quasi 24 miliardi di euro, circa il 70% di loro sceglierà il mare e circa il 60% l’Italia e la Puglia e il Salento si confermano con il 20% delle preferenze la meta più gradita, seguita poi da Sicilia, Toscana e Liguria. Quindi non mi sembrano numeri da campanelli d’allarme esagerati.
Appurato questo però bisogna fare un serio esame di coscienza.
A parte tutte le problematiche che sono state sollevate in questi giorni e che ho citato sopra perché non vogliamo capire che il problema è politico? Il perché è presto detto. A parte la frase “Lu Salentu, lu sule, lu mare e lu jentu” bisogna tener conto che non bastano per far affezionare i turisti. Non bastano ma potrebbero bastare se potessimo dire da noi funziona tutto. La verità però è che non funziona nulla.
Chi governa questo territorio è di un lassismo unico. Ricordo ancora la lettera di un turista l’anno scorso che parlava della bellezza dei luoghi rovinata dai disservizi, primo fra tutti quello dei trasporti.
Proprio di questo dobbiamo parlare: l’autostrada che si ferma a Bari, la qualità dei trasporti su rotaia e su gomma che rendono l’approdo nel Salento un’esperienza paragonabile ad una vera e propria Odissea che se provata una volta si ripensa bene prima di rifarla, nonostante “lu sule, lu mare e lu jentu”. 
L’aeroporto di Brindisi ( del Salento)  collegato malissimo tanto da generare un prezzo per il trasporto a Lecce più costoso del biglietto dell’areo stesso. E poi i ritardi di Fse, le corse cancellate, le carrozze del far west , condizioni igieniche al limite della decenza. A questo dobbiamo aggiungere tutti i problemi annessi e connessi; mancano le infrastrutture come porti, porticcioli, ripeto, l’autostrada fino a Lecce, e poi  la 275 fino a Leuca, l’alta velocità e il Frecciarossa.
Per anni ci hanno raccontato le barzellette sulla Metropolitana di superficie senza avere il coraggio di raccontarci la verità: senza soldi non si costruisce nulla. I soldi del Piano dei Trasporti regionale compresi quelli nazionali del Piano per il Sud sono finiti tutti a Bari. Nel lontano marzo 2010 denunciammo l’inadeguatezza del Piano regionale dei Trasporti definendola ciò che si è rivelata, la pietra tombale per il Salento.
Proprio in questi giorni il Movimento Regione Salento compie otto anni, otto più altri dieci anni di battaglie per il nostro territorio e oggi rilanciamo più forte che mai la convinzione che per rialzarsi questa terra ha bisogno di diventare Regione, abbiamo bisogno della nostra cabina di regia.
Poi potremo parlare di professionalità, di preparazione, di accoglienza e di modello turistico, conservando autenticità e peculiarità del territorio, la nostra forza, oltre al mare paradisiaco, dovrà sempre essere rappresentata dalla cultura… ma fino ad allora, fino a quando non potremo essere fabbri del nostro destino, saremo soltanto una perla sprofondata nel baratro.
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Intervento su Quotidiano di Puglia del 7 agosto 2018
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