Il Salento e le patrie culturali italiane

17 Agosto 2018 Il Salento e le patrie culturali italiane

La globalizzazione ha fallito; ha fallito chi pensava ad un mondo senza confini come la soluzione ai problemi dell’uomo e invece si è ritrovato a dover rivedere tutto, con l’occhio attento di chi, ormai, assiste alla distruzione del localismo e all’aumento delle disuguaglianze; è accaduto l’effetto contrario di ciò che millantavano. Dobbiamo prendere le redini in mano del nostro futuro con una proposta di legge per valorizzare le identità culturali, per difendere le diversitàperché sono il nostro patrimonio culturale; la proposta di legge esiste già, parliamo del “Riordino territoriale”, elaborata da me assieme alla Società Geografica Italiana e presentata prima dall’on Attaguile oggi in Lega e successivamente da FdI con Giorgia Meloni ed Edmondo Cirielli, che mette al centro l’identità di ogni singolo territorioeliminando le attuali regioni e le 110 provincecreando 31 dipartimenti dalle dimensioni ottimali ancorati alle proprie radici e alla loro storia naturale.

L’esempio più lampante di quello che bisogna mettere in ordine è proprio la Puglia e il Salento; dalla Messapia sino alla Terra d’Otranto che era regione a sé come il Salento, e cioè le tre provincie Brindisi, Lecce e Taranto, unite da un legame storico, culturale e identitario, poi per una scelta burocratica furono accorpate a Bari e Foggia creando così la Puglia o meglio le Puglie. In questi anni stiamo assistendo ad un cambiamento epocale delle priorità politiche che i cittadini esprimono con rabbia e delusione verso un sistema che gli ha traditi e ha sminuito il valore della loro storia e della loro terra. I concetti di destra e sinistra non reggono più, sono scivolati via, la gente ha “fame” di giustizia sociale, di localismo, il popolo si sta ritrovando intorno alle proprie radici che sono ben salde nell’idea delle piccole patrie come soluzione per riappropriarsi del valore dell’identità nazionale svilito dalle politiche scellerate. Lo scrittore francese Bernanos scrisse che “esiste una borghesia di sinistra e una borghesia di destra. Non c’è invece un popolo di sinistra e un popolo di destra, c’è un popolo solo”. In un concetto ha espresso quella volontà di giustizia sociale che riesce a eliminare ogni disparità.

Bisogna difendere ogni piccolo territorio e valorizzarlo per farlo crescere; tante piccole patrie, non per dividere, attenzione, ma per rafforzare l’identità nazionale, per riunirsi in una federazione culturale che sia scudo contro i soprusi della globalizzazione. Proprio per queste convinzioni e per questa condivisione di concetti basilari per il futuro del Paese abbiamo aderito a Cultura Identità che consideriamo il progetto culturale più importante. Il popolo ha voglia e bisogno di ritrovarsi e di riconoscersi, soltanto così, valorizzando i singoli territori e mettendoli tutti alla pari, si riuscirebbe a eliminare una delle forme di razzismo più subdola: quella tra nord e sud dell’Italia, regioni a statuto speciale e non, città metropolitane e territori dimenticati, che sta alla base di una guerra tra fratelli che poi si traduce anche in persone di nazionalità diverse. I nuovi razzismi, tutti, sono figli della disparità e delle ingiustizie; ecco perché, per evitare questi fenomeni dobbiamo dare ad ognuno la propria dignità, ad ognuno il proprio valore; tante piccole patrie identitarie per far ritornare grande l’Italia Patria Identitaria.

Intervento pubblicato su ilgiornaleoff.ilgiornale.it del 17 agosto 2018