Dai martiri d’Otranto ai giorni nostri: corsi e ricorsi storici. La priorità è difendere le nostre radici

13 Dicembre 2018 Dai martiri d’Otranto ai giorni nostri: corsi e ricorsi storici. La priorità è difendere le nostre radici

La storia insegna, testimonia, spiega, la storia è memoria, a volte monito. La storia del Salento è ricca di spunti e riflessioni.
Uno degli accadimenti che ha segnato la storiografia salentina è quello dei Martiri d’Otranto, che ogni 13 agosto, Otranto, perla incastonata tra mare e terra, ricorda con devozione.
Nel Salento infatti, punto d’approdo di genti e culture, il mare è sempre stato l’elemento che ha permesso ai popoli di incontrarsi e arricchirsi tra scambi di culture, materie prime e anche culti, e così si sviluppò in maniera esponenziale il Cristianesimo.
Alcune testimonianze rivelano che le prime comunità cristiane salentine nacquero grazie al baluardo del cristianesimo, l’apostolo Pietro, che da Antiochia sbarcò, secondo il leggendario racconto, sull’Akra Iapygia, l’attuale Capo di Santa Maria di Leuca, e attraversò il Salento per arrivare a Roma.
La terra salentina divenne una roccaforte del cristianesimo e per questo, oltre che per la sua ubicazione, fu bersaglio dei Turchi che nel 1480 iniziarono a mettere in pratica il disegno sanguinario di Maometto II dando vita al suo progetto crudele per realizzare il grande Impero Ottomano.
Sbarcarono nei pressi di Roca ma inizialmente furono tenuti a bada ed allontanati dall’esercito otrantino. Successivamente però il popolo idruntino si ritrovò in ginocchio di fronte alla potenza turca che, con oltre 16000 fanti, colpì ai fianchi e al cuore la città e dopo aver resistito per 14 anni vide i turchi entrare in città che all’epoca era sotto il dominio degli Aragonesi di Napoli.
Conquistare spazi e convertire tutti i cristiani era l’intento ma gli idruntini non si piegarono e si fecero forza proprio grazie alla loro fede cristiana. I turchi furono implacabili e ammazzarono, anche all’interno della Cattedrale dove si erano rifugiati i residenti, tutti i maschi di età superiore ai 15 anni e ridussero in schiavitù donne e bambini.
Il 14 agosto i superstiti furono portati sul colle della Minerva, di loro ne furono decapitati 800.
I Salentini dunque, valorosi, nonostante l’enorme differenza di forze militari, fronteggiarono l’avanzata dell’islamismo pagando con la vita il prezzo più alto e difesero la cristianità e la loro cultura vestendosi di fede e coraggio.
Di fronte a tale sacrificio in un momento storico come quello che stiamo vivendo bisogna riflettere perché la minaccia è sempre la stessa, l’italianità è in pericolo, il nostro credo è in pericolo, e la via per raggiungerci e colonizzarci, per mutare con il tempo la nostra cultura, è sempre quel mare che tanto dona ma tanto può togliere, ed è via e mezzo tra culture e sfruttamento da parte dei mercanti di vite umane e può diventare territorio di conquista per chi, seppur siano passati tantissimi anni dalla malsana idea di Maometto II di islamizzare il mondo, ancora coltiva quel pensiero e combatte lotte contro gli innocenti per realizzarlo.
Proprio per questo motivo non bisognerebbe mai abbassare la guardia e forti dei nostri valori cristiani dobbiamo continuare a difendere e tutelare le nostre radici.

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Intervento pubblicato su Ilgiornaleoff.it

 

Lecce, 13 dicembre 2018

Paolo Pagliaro