Non “Grande Salento” ma Regione Salento

30 Luglio 2020 Non “Grande Salento” ma Regione Salento

Sento di tanto in tanto, parlare di Grande Salento, leggo, con molto piacere, punti di vista e proposte perché significa che comunque c’è l’interesse di far crescere questa terra cercando di fare rete per omogeneizzare il territorio.

Come spesso ho avuto modo di dire, però, e ribadisco con forza che seppur sia un progetto generoso che potrebbe unire le tre provincie, Lecce, Brindisi e Taranto fondendone le priorità politiche e amministrative, è del tutto inutile perché l’unico modo per dare lustro, ed un futuro, a questo territorio è farlo diventare regione.

Quando parliamo di una cabina di regia che abbia i poteri utili a farci uscire all’angolo in cui siamo stati confinati a causa di un Bari-centrismo soffocante parliamo di diventare Regione. Far diventare il Salento Regione è l’unica strada percorribile per costruire un futuro degno di tale nome.

Il nostro obiettivo non è utopico anche perché il Salento sarebbe già dovuto diventare Regione il 29 dicembre 1947 dinanzi all’Assemblea Costituente ma per una questione di accordi politici saltò tutto e anche perché in Parlamento c’è già la legge pronta e basterebbe poco per cambiare la geografia del Paese con il riordino territoriale in base al progetto realizzato dalla Società Geografica Italiana. L’obiettivo è quello di mettere in equilibrio l’intero territorio nazionale.

Purtroppo è sotto gli occhi di tutti la mancata crescita del Salento che deve risolvere le tante criticità che riguardano la sanità, l’agricoltura, la pesca, il turismo, e dunque lo sviluppo economico; inoltre urge rivedere il piano trasporti, sistemare e mettere in sicurezza tutte le strade che rappresentano un vero pericolo per i cittadini, chiudere la storia infinita della SS 275, realizzare una 4 corsie Lecce – Taranto e la Strada dei due mari Otranto – Gallipoli, collegare l’aeroporto del Salento con tutto il nostro territorio, c’è il bisogno della realizzazione di una metropolitana di superficie, e poi la questione il Freccia Rossa, l’alta velocità e alta capacità fino a Lecce, porti, porticcioli.
Tutto questo potrebbe essere realizzato soltanto avendo la cabina di regia cioè un ente primario di prossimità che possa decidere i passi da compiere per costruire un futuro diverso per questa terra.

Per farlo ci sarebbe anche un’alternativa più semplice del riordino territoriale, basterebbe un accordo tra tutte le parti politiche che dovrebbero redigere una paginetta di legge costituzionale, così come avvenne nel 1963 in Molise. Tutto è così semplice che veramente è difficile comprendere il motivo per cui non si debba realizzare.

Il Salento potrebbe essere senza nessun problema una Regione, ed è anche vasta oltre 7mila chilometri e lunga 450 chilometri, sarebbe l’undicesima su ventuno per numero di abitanti che sono 1.800.000, più di Sardegna, Liguria, Marche, Abruzzo, Friuli, Trentino, Umbria, Basilicata, Molise, Valle d’Aosta.

Continuerò a portare avanti questo mio progetto fino a quando non riuscirò a raggiungere il giusto risultato perché penso che ogni salentino abbia il diritto di diventare fabbro del proprio destino.

Inoltre continuerò ad impegnarmi per porre fine al Bari–centrismo che ha ridotto il nostro Salento ad essere la Cenerentola d’Italia, lavorerò sodo per spiegare un concetto importantissimo: l’Italia inizia a Leuca, isole comprese, e non finisce a Bari.
Abbiamo bisogno di nuovi orizzonti, di una nuova politica equilibrata e armoniosa per tutti i territori.

Intervento pubblicato sulla Gazzetta del Salento il 30 luglio 2020

Paolo Pagliaro