L’Area Metropolitana: primo passo, ma l’obiettivo resta una Regione autonoma

1 Novembre 2020 L’Area Metropolitana: primo passo, ma l’obiettivo resta una Regione autonoma

Di seguioto la mia intervista rilasciata al Quotidiano di Puglia oggi 1 novmebre 2020:
 • La proposta del sindaco di Taranto è quella di riportare in vita la Terra d’Otranto. Un’area metropolitana fondata sulla collaborazione tra le tre province del Salento. È la ricetta giusta per il futuro di questa terra?
“Ogni iniziativa rivolta al bene delle tre province Lecce, Brindisi e Taranto merita attenzione ed è giusto approfondirla.
Interessante parlare della grande Area Metropolitana, cioè superiore ad 1 milione e mezzo di abitanti,  ci piace dunque ci siamo, visto che il progetto è preparatorio per accedere agli appositi bandi europei. Sono pronto a dare il mio contributo, con il mio ruolo istituzionale in Regione, sperando che partecipino anche tutte le altre cariche istituzionali indipendentemente dallo schieramento politico. Però non chiamiamola Terra d’Otranto, perché per noi è la madre della Regione Salento”.
• Quale vocazione può davvero unire la missione delle tre province in un unico territorio?
“Se per territorio intendiamo una Regione il perché è presto detto. La vocazione la troviamo nella propria storia e cultura,  il Salento ha una propria identità ed è una realtà geografica sulla cartografia internazionale e sulle mappe territoriali. Alla base di questo ci sono le origini della terra salentina ben diversa rispetto al resto della Puglia. Infatti, così come abbiamo sempre detto, non è mai esistita la Puglia che è una scelta  burocratica dettata da esigenze politiche; esistevano le Puglie”.
• Si parla di fusione o di area metropolitana. Perché la creazione della regione Salento rappresenta per voi l’unico strumento utile?
 “Se parlando di fusione intendiamo Regione ci siamo. Siamo contrari ad una fusione che non significhi questo perché ogni città ed ogni comune devono mantenere le loro specificità, non dobbiamo omologare, cancellare, ma crescere.
Sull’Area Metropolitana come le ho già risposto prima, massima apertura, ci piace e daremo il nostro contributo ma che sia propedeutica all’autonomia, a diventare domani una Regione.
Ovviamente lo strumento utile come lei mi chiede sarebbe un ente primario di prossimità, dunque diventare Regione, poiché, lo diciamo da dieci anni, il Salento  sarebbe l’undicesima regione d’Italia su ventuno per numero di abitanti (1.800.000) dunque più di Sardegna, Liguria, Marche, Abruzzo, Friuli, Trentino, Umbria, Basilicata, Molise, Valle d’Aosta.
Solo in questo modo potremmo diventare fabbri del nostro destino poiché avremmo le risorse, non saremmo più asfissiati dal Bari-centrismo, non saremmo secondi a nessuno: la nostra Università potrebbe essere la più importante della nostra regione, così come l’Aeroporto sarebbe quello principale, i porti di Brindisi e Taranto sarebbero centrali per questo territorio. Decideremmo tutto noi senza dover elemosinare attenzioni e subire superficialità, vedi la Xylella o decisioni funeste , vedi alta velocità e gasdotto Tap.
• Qual è la rotta ? 
“Dobbiamo puntare ad una Costituente salentina: uniamoci tutti, sindaci, presidenti delle tre province, tutte le cariche istituzionali, uniamoci.
Esistono due modi per diventare Regione. Potremmo come il Molise nel 1963, accordo tra tutte le parti ed una pagina di legge costituzionale. L’alternativa è il Riordino territoriale, che ben conosce il Rettore dell’Università del Salento, il prof. Fabio Pollice, perché da componente della Società Geografica Italiana e Professore Ordinario di Geografia Economico-Politica, partecipò alla stesura come referente del Salento e da quello studio nacque la proposta di legge del neo-regionalismo, già presentata in Parlamento”.