Sì alle rinnovabili, ma dobbiamo amare e difendere la nostra terra

30 Ottobre 2021 Sì alle rinnovabili, ma dobbiamo amare e difendere la nostra terra

Il mio intervento sul Nuovo Quotidiano di Puglia del  30 ottobre 2021:
In nome della tanto decantata transizione ecologica si dovrebbero produrre, con i metodi di energia rinnovabile, 70 miliardi di watt entro il 2030.
Significa una riduzione attiva e dunque stop all’uso di petrolio, carburanti fossili e affini, sostituendoli con elettricità prodotta da centrali rinnovabili, solare, eolico, geotermico e idroelettrico. E fin qui sembra tutto logico.
Sono numeri che a primo acchito non ci dicono nulla ma alzano muri di gomma sulle nostre paure e basta poco a far scivolare via il velo d’ipocrisia.
Sta accadendo quello che abbiamo sempre temuto.
Sono 410 progetti che in Puglia attendono il parere favorevole, e tanti altri ancora in arrivo, rappresentano un numero impressionante tra pannelli solari e pale, una vera e propria colonizzazione da parte delle multinazionali e dei grandi gruppi industriali del nord che ingolosiscono i proprietari terreni con il vile denaro che mai potrà restituire i danni permanenti che i nostri territori stanno subendo.
I pannelli solari nelle nostre campagne occupano terreni fertili e da pascolo oltre al danno paesaggistico che provocano ed accomuna questa pratica all’eolico; entrambe le soluzioni devastano il paesaggio diventando esse stesse paesaggio e sfregiando l’originaria bellezza.
A questo ragionamento dobbiamo aggiungere i problemi di smaltimento degli impianti, un’altra bomba ecologica che rischia nei prossimi anni di deflagrare sul futuro dei nostri figli.
I pannelli esausti non funzionanti saranno trattati come RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e bisognerà distinguerli tra RAEE domestico e professionale. Siamo certi che tutti si atterrano alle regole sopportando i costi di smaltimento?
Ci accorgiamo di come sia complicato addentrarci nel discorso tra tonnellate di acciaio e calcestruzzo nel sottosuolo, cavi, guaine, inverter, e di fronte alle pale lo scenario diventa inquietante. Sono realizzate con composti a matrice polimerica e resine termoindurenti e il più delle volte sono tagliate alla base e lasciate sottoterra.
Ecco perché non riusciamo a spiegarci i motivi per cui si insiste ad installarli su terreni agricoli fertili e da pascolo senza cercare le soluzioni giuste che ci sono. Siccome gli impianti fotovoltaici, ad esempio, possono essere realizzati ovunque siano esposti alla luce solare da incamerare e lo stesso vale per le pale con il medesimo rapporto con il vento, noi diciamo di sì all’energia rinnovabile, sia chiaro, ma nelle zone artigianali e industriali, nelle zone sin, su qualunque zona già depressa e non produttiva, e poi anche sui tetti, nei giardini delle abitazioni, nei grandi parcheggi, inoltre siamo favorevoli all’agrovoltaico per rendere le aziende agricole autonome energeticamente, ma diciamo no all’agrovoltaico come cavallo di Troia di speculazioni .
Tutti questi impianti che noi proponiamo possono essere concepiti come la goccia che scava la roccia, piccoli ovunque (o grandi nelle zone già contaminate) per sopperire al fabbisogno e contribuire fattivamente ad una reale transizione ecologica anche con risparmi e guadagni diffusi per tutti.
Questo è quello che chiediamo a gran voce: una visione diversa, moderna, che tuteli il paesaggio, i terreni fertili e adesso dobbiamo dire anche il nostro mare perché quello che sta accadendo in questi giorni è veramente incredibile.
È stata annunciata la presentazione (ancor prima di dialogare con il territorio e i comuni interessati) di un progetto per la realizzazione di un parco eolico marino a sud di Otranto tra Porto Badisco e Castro; parliamo di 90 pale eoliche alte circa 250 metri sul livello del mare, galleggianti, di 12 Megawatt ciascuna, per un totale di oltre un Gigawatt di potenza; e verrebbero impiantate in una fascia costiera larga 15 chilometri con il punto di connessione a terra per il cavidotto località La Fraula, in territorio di Santa Cesarea Terme. E non solo questi impianti di eolico offshore potrebbero essere installati in tutto il mare non solo del Salento, dove potrebbero sorgere anche a Brindisi ed a Taranto, ma anche altrove in Puglia. Ci troviamo di fronte ad una situazione assurda.
Adesso proviamo a chiudere un attimo gli occhi e pensiamo a quante volte abbiamo ammirato le montagne dell’Albania dalle nostre coste, pensiamo alla bellezza di questo paesaggio, alle emozioni che ci regala, e immaginiamolo quel mare, quella visione, a soli 10 chilometri dalla costa con 90 gigantesche pale, è inconcepibile permettere questo scempio. Così come dobbiamo pensare l’impatto che potrebbe avrebbe sulla fauna ittica e sulla pesca e quindi sul sostentamento di tante famiglie di pescatori, oltre al colpo di cui potrebbe risentire il settore turistico.
Non possiamo perderci dietro alle promesse di ristori, guardate cosa è accaduto con Tap, parole su parole e denari ancora zero, lo sfregio però è visibile a tutti, così come la solita promessa che sa di ricatto dei posti di lavoro è alquanto di cattivo gusto.
E non facciamoci risucchiare dalle suggestioni ad iniziare dagli aumenti delle bollette perché noi la soluzione la stiamo proponendo: sì alle rinnovabili ma non a questo prezzo, sì alla transizione ecologica ma che non diventi una scusa che nasconda una speculazione.
Poco conta se le pale sono galleggianti o meno, qui il danno sarebbe incalcolabile.
Pensiamo a cosa sarà di questa terra quando non potrà più vivere di agricoltura e pesca e quando saremo costretti ad importare tutto quello che prima producevamo. Pensiamo ai posti di lavoro che si sono già persi e che si perderebbero. Dobbiamo pensare al futuro dei nostri figli che continuano ad andare via per cercare fortuna altrove. Veramente vogliamo consegnare al futuro paesaggi di pannelli a specchi e di gigantesche pale? Oppure è giunto il momento di cambiare rotta? Noi combatteremo fino alla fine. E non certo ci lasceremo intimorire di sterili discorsi sugli aumenti delle bollette, o sulla sindrome di Nimby o sul campanilismo come accezione negativa, sono tutte scuse da buon mercante di chi prova a speculare sui nostri territori. Ho anche chiesto un Consiglio monotematico in Regione e siamo in attesa della convocazione. Noi siamo diversi e non ci siamo fatti ammaliare da una globalizzazione che ci vuole vedere in ginocchio, noi vogliamo soluzioni e dobbiamo bloccare questo scempio.
La difesa per il territorio e per il mare ci vedrà sempre in prima linea, così come è stato contro la mattanza nel mare di Leuca.
Concludo con una citazione molto significativa che mi ha fatto sempre pensare: “Quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo pesce mangiato, e l’ultimo fiume avvelenato, vi renderete conto che non si può mangiare il denaro.