Impianto di compostaggio a Masseria Ghetta: territorio ignorato, ma c’è tempo e modo per migliorare

6 Febbraio 2022 Impianto di compostaggio a Masseria Ghetta: territorio ignorato, ma c’è tempo e modo per migliorare

Ho promosso, insieme al Movimento Regione Salento, un sit-in di protesta a Lecce, presso Masseria Ghetta, dove si vorrebbe realizzare un grande impianto di compostaggio a servizio dell’area nord della provincia di Lecce. Come è noto la nostra posizione sulla localizzazione è chiara: quel tipo di impianto non compatibile con la vocazione di quel lembo di territorio.
Si tratterebbe, infatti, di installare un maxi impianto a ridosso del centro abitato, a soli 800 metro da un bosco di particolare pregio, nonché nei pressi dell’Abbazia di Cerrate e a pochi chilometri dalla marina di Casalabate.
Insieme ai sindaci di Surbo e Trepuzzi che hanno aderito alla manifestazione, abbiamo ribadito il nostro NO e la partecipazione da parte della cittadinanza è stata non solo numerosa, ma anche attiva. Del resto, quando non si ascoltano le comunità è inevitabile rimanere indifferenti.
L’impianto che si ipotizza andrebbe a creare un triangolo nella zona artigianale, fortemente caratterizzato da potenziali immissioni inquinanti in aria, falda e terra. Se pensiamo, poi, che attualmente esistono in zona già due attività regolarmente insediate e autorizzate grazie alla libera iniziativa privata, il controsenso emerge in maniera ancora più evidente. Senza dimenticare, poi, che ad oggi la natura di questo progetto – che deve essere pubblico per avere accesso ai fondi del PNRR – è invece privata, dal momento che sul tavolo l’unica ipotesi è quella avanzata da un’ATI privata. Ager e Comune di Lecce sul punto tacciono.
Da parte mia, in Consiglio regionale ho chiesto di rivedere il progetto alla luce delle esigenze del territorio. L’ho fatto criticando aspramente il Piano Regionale dei Rifiuti: un piano da medioevo e che va rivisto nel suo complesso. Il Salento si aspettava una strategia differente in cui utilizzare i rifiuti come risorsa e non un problema. Il nostro modello ideale resta quello della gestione circolare: viene utilizzata in tutta Italia e non capisco perché qui non si possa attuare. Nella nostra idea non c’è spazio per i grandi impianti. Piuttosto pensiamo a micro impianti, a misura di comunità, ecocompatibili e che possono responsabilizzare al massimo ogni singolo comune. Facendo seguito anche ad alcuni incontro tenuti in Provincia, con l’Assemblea dei Sindaci che ha proposto altri siti alternativi, la nostra battaglia va avanti: i tempi e i modi per rimediare ci sono ancora.
Surbo, 6 febbraio 2022