La linea dell’alta velocità deve partire da Lecce e da Taranto

26 Giugno 2022 La linea dell’alta velocità deve partire da Lecce e da Taranto

Il mio intervento sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 26 giugno 2022:
Con l’abbattimento dell’ultimo diaframma nella galleria di Monte Aglio, è stato ultimato qualche giorno fa il secondo lotto della linea ferroviaria ad alta velocità Napoli-Bari. Mentre Bari si avvicina a grandi passi al traguardo finale – il collegamento a Napoli in sole due ore – si scava un solco sempre più profondo fra Puglia centrosettentrionale e Salento in fatto di trasporto pubblico ferroviario.
Secondo Vera Fiorani, amministratrice delegata e direttrice generale di Rfi, il prolungamento della rete ad alta velocità/capacità da Bari a Lecce non si farà perché la spesa non varrebbe l’impresa. Detto in burocratese: scarsi benefici in rapporto ai costi. Ma il Salento non sa che farsene di questa spiegazione trita, sbrigativa e superficiale, che pretende di liquidare con la calcolatrice alla mano il moto di sdegno del territorio e delle imprese salentine, penalizzati dalla disparità sempre più marcata fra i servizi ferroviari all’avanguardia concentrati su Bari e quelli di risulta riservati a Lecce, Taranto e Brindisi. Voglio ricordare che il trasporto ferroviario è un servizio pubblico, e come tale non si possono guardare coi paraocchi solo le cifre, ignorando l’utilità sociale dell’alta velocità da cui il Salento è tagliato fuori. Le lezioncine sui costi-benefici che ci propinano Fiorani e alcuni politici locali, che anziché difendere gli interessi di chi li ha votati si precipitano a sostenere le tesi contrarie, le conosciamo a memoria. Siamo stufi di sentirci ammansire con le promesse di velocizzazione della linea esistente, su cui viaggiare costa sempre di più a fronte di servizi scadenti. Invitiamo l’ad Fiorani a salire insieme a noi su un treno della speranza, senz’aria condizionata e con i servizi igienici fuori uso, con il cambio obbligato a Bari, che di fatto è diventata il capolinea dell’alta velocità, cancellando la storia che da sempre vede Lecce come stazione di testa delle Ferrovie dello Stato. Non ci interessa la prospettiva di un treno veloce Bari-Lecce, vogliamo l’alta velocità fino a Lecce. La nuova logica avveniristica dei trasporti su ferro di Rfi favorisce solo Bari e mette una pietra tombale sullo sviluppo del trasporto ferroviario, e non solo, del Salento. Il diniego ribadito dalla numero uno di Rfi ribadisce l’indirizzo di politiche ferroviarie future che continueranno a privilegiare Bari a svantaggio della nostra terra, e questa è una vergogna alla quale non ci rassegneremo mai.
Per Lecce e il Salento l’alta velocità resta un miraggio, anzi un sogno proibito, per un’assurda volontà politica di concentrare risorse solo su Bari, come se fosse il capolinea del sud Italia. È una distorsione che denuncio da sempre, rivendicando pari dignità e opportunità di sviluppo per tutti i territori. Sviluppo che non può prescindere da trasporti rapidi, moderni ed efficienti, di fatto preclusi al Salento. Pendolari, cittadini e turisti sono condannati a viaggiare sui convogli della speranza, con collegamenti sporadici e in orari scomodi, e con cambi treno obbligati spesso nel cuore della notte. Disagi su disagi, che scoraggiano e penalizzano, e che fanno rabbia se confrontati allo sviluppo della mobilità ferroviaria che si sta garantendo al capoluogo della Puglia.
Sono dodici anni che mi batto per denunciare questo squilibrio e chiedere interventi che strappino il Salento ad una condizione di serie B. il 21 febbraio 2021 promossi un sit-in dinanzi alla stazione di Lecce, che vide una grande partecipazione collettiva, al di là di ogni steccato ideologico, per rivendicare il diritto calpestato all’alta velocità fino a Lecce. In Consiglio regionale sono state anche approvate all’unanimità due mie mozioni che impegnano il Governo della Puglia a battagliare per ottenere l’estensione dell’alta velocità/capacità fino a Lecce. Le risorse si possono trovare, se c’è la volontà politica. Se non ora, quando? Si è volutamente lasciato passare il treno dei fondi straordinari del Pnnr e del Piano nazionale complementare (con ben 4,6 miliardi a disposizione per compensare gli squilibri strutturali al sud), giustificando il lassismo con la scusa della scadenza obbligata del 2026 dei progetti da realizzare. Ma se si stringono i tempi della burocrazia e ci si concentra sull’obiettivo, finalmente si può rimettere il Salento sui binari dell’alta velocità. Invece nulla è stato fatto, complice l’inerzia di Emiliano e dei parlamentari salentini e pugliesi. Ci viene offerto il contentino della velocizzazione delle tratte, che è ben altra cosa rispetto all’alta velocità. E c’è di più: la vergogna di una stazione di Lecce antiquata e con servizi carenti, dove manca persino un montascale per le persone con disabilità e per i bagagli ingombranti e pesanti.
Al nonsipuotismo che per il Salento è diventato un ritornello stonato, rispondiamo con l’ostinazione e la forza di una battaglia di giustizia che siamo pronti a portare avanti con nuove iniziative e manifestazioni, sapendo di avere il popolo salentino con noi, stanco di essere trattato come figlio di un dio minore. Lecce, Brindisi e Taranto non sono periferia della Puglia, del sud e dell’Italia, sono il Salento. È da Santa Maria di Leuca che comincia l’Italia, ed è da Lecce e da Taranto che deve partire la linea ad alta velocità.