Centro PMA: l’inchiesta ha scoperchiato mala gesto che denunciai già l’anno scorso. Ora si riapra struttura pubblica a Nardò

12 Luglio 2022 Centro PMA: l’inchiesta ha scoperchiato mala gesto che denunciai già l’anno scorso. Ora si riapra struttura pubblica a Nardò

L’inchiesta di questi giorni su sanità, politica e malaffare ha squarciato il velo sulle irregolarità che avevamo denunciato in tempi non sospetti, sul business della procreazione medicalmente assistita a Lecce e provincia.
L’unico centro pubblico Pma di Nardò, operativo con successo fino al 2019 e punto di riferimento per tantissime coppie con problemi d’infertilità, d’improvviso fu bloccato, fermando l’attività di dieci professionisti costretti a non poter esprimere le loro competenze. Con la legge regionale 52 del novembre 2019 fu modificato il quadro normativo, escludendo dal fabbisogno i Dea di secondo livello. L’obiettivo, all’epoca occulto, sembrerebbe essere stato quello di spianare l’iter burocratico per l’apertura del centro Pma privato di Muro Leccese, sacrificando quello pubblico di Nardò. Centro ospitato in una struttura di proprietà dell’ex senatore e assessore regionale al welfare ora al centro delle indagini.
Su quest’anomalia ho acceso un faro già l’anno scorso, con una mozione in cui chiedevo la riattivazione del centro pubblico di Nardò per la procreazione medicalmente assistita, unico in provincia di Lecce a fronte di due centri privati.
Mi sono fatto portavoce del grido di dolore di decine di coppie disperate, che dopo la chiusura del centro di Nardò sono state costrette a pagare i cicli di terapia a proprie spese nei centri privati in giro per l’Italia, o a mettersi nell’infinita lista d’attesa dell’unica struttura pubblica regionale a Conversano, nel barese. E quelle poche fortunate che hanno intrapreso il loro percorso terapeutico, hanno dovuto subire un calvario di continui viaggi, stress e disagi, nemici della loro condizione così delicata. Queste coppie hanno visto crollare il sogno cullato a Nardò: riuscire a diventare genitori. Ed è a loro che chiedo sia data una risposta adesso, a prescindere dalle indagini della magistratura.
A febbraio 2020 l’Asl di Lecce ha chiesto alla Regione di trasferire il centro pubblico di Nardò all’ospedale di secondo livello Vito Fazzi di Lecce. Richiesta esaudita già il mese successivo, con una delibera regionale che sopprimeva il centro di Nardò per trasferirlo al Fazzi. Trasferimento che, ad oggi è rimasto sulla carta, mentre le coppie aspettano.
Ora non è più tempo di attese. Chi ha creato questo vicolo cieco, per interessi sui quali ci aspettiamo sia fatta piena luce, accertando le responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, lo risolva subito. Le strade per restituire alla provincia di Lecce un centro Pma pubblico potrebbero essere due: riaprire immediatamente la struttura di Nardò annullando la delibera regionale 276 del marzo 2020, sospesa nel limbo di un trasferimento neppure avviato a Lecce; o aprire gli ambulatori al Fazzi utilizzando Nardò come succursale. Non spetta a noi decidere ma continueremo a fare pressing finché questo capitolo nero della sanità regionale non sarà chiuso.

Lecce, 12 luglio 2022

Paolo Pagliaro

Consigliere regionale-Capogruppo LPD

Presidente MRS