Tuteliamo il mare vera ricchezza di tutti i salentini

4 Novembre 2022 Tuteliamo il mare vera ricchezza di tutti i salentini

Il mio intervento sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 4 novembre 2022:

 

 

Il mare è vita, dipendiamo dal mare e siamo in parte mare. Per un salentino in particolare, il mare è dna, essenza stessa, orizzonte e specchio. La Messapia è la terra protesa tra i due mari, lo Jonio ad ovest e l’Adriatico ad est. Dunque il Salento vive delle risorse del mare e della sua bellezza da sempre. Ma questo immenso patrimonio liquido è sempre più a rischio, e va difeso.
Mi sarebbe piaciuto nascere in una città bagnata dal mare, proprio sul mare, ma sono di Lecce che comunque è una città di mare perché come da sempre spiego, ed è una battaglia che porto avanti da anni, San Cataldo è la continuazione di Lecce e dunque deve diventare Lecce Lido; basta poco per farlo, l’avvicinamento delle marine a Lecce è un atto dovuto che porterebbe sviluppo ma deve esserci la volontà politica per farlo. E questo vale per tutte le marine leccesi e cioè Frigole, Spiaggiabella, Torre Rinalda, Torre Chianca.
Amo il mare e non potrei vivere senza, ecco perché da sempre mi batto per difenderlo.
Ne ho fatto una costante anche nella mia azione in Consiglio regionale, per cercare di raggiungere obiettivi importanti. Battaglie condotte a volte in solitudine, ma con tenacia incrollabile.
Pur in questo momento di profonda crisi energetica, nel quale il ricatto delle multinazionali si fa più pressante, non rinuncio a chiedere un piano di gestione dello spazio marittimo che tenga conto delle peculiarità di ogni area e preservi i tratti di mare di particolare pregio paesaggistico e turistico, come la costa Otranto-Leuca minacciata dal mega impianto eolico offshore da novanta pale, alte quasi trecento metri, che si vorrebbe piazzare nel Canale d’Otranto. Uno sfregio permanente a cui né io, né l’intero territorio intendiamo rassegnarci. È una battaglia cominciata quasi un anno fa, il 21 novembre del 2021, con una manifestazione imponente che organizzai a Porto Miggiano, baia di Santa Cesarea Terme, condivisa da cittadini, associazioni ed esponenti politici di ogni schieramento. Ci sono 71 sindaci che, insieme ai relativi consigli comunali, hanno deliberato il no all’impianto, e questa opposizione corale non dovrà essere ignorata.
Tornando indietro nel tempo voglio ricordare la battaglia che combattemmo nel 2014 contro la minaccia delle trivelle nel mare al largo di Santa Maria di Leuca.
Siamo sotto attacco sempre ma non ci arrendiamo mai.
Il mare ci appartiene, e a nessuno sarà consentito di farne scempio. Questo è lo spirito che ha animato un’altra mia campagna, contro gli abusi di un motopeschereccio siciliano che aveva messo radici nel nostro mare, facendo razzia di pesci con la tecnica del cianciolo. Già dall’estate scorsa avevo segnalato irregolarità, chiedendo controlli più serrati e rigorosi, e i fatti mi hanno dato ragione: veniva spento sistematicamente il sistema di localizzazione per raggiungere profondità al di sotto dei 50 metri consentiti per legge, dove venivano individuati i banchi di pesce durante la riproduzione per poi trascinarli al largo con luci e sonar, e catturare fino a diverse tonnellate in una sola retata, con grave danno per il mare rastrellato e per i pescatori locali lasciati a reti vuote. Sono stato il solo a dar voce alla loro sacrosanta ribellione, e finalmente a metà ottobre scorso la motonave è stata passata al setaccio dal personale della Capitaneria di Porto che ha riscontrato una serie di irregolarità, fino a decretarne il fermo. Ed è notizia di pochi giorni fa la definitiva ritirata del peschereccio, rientrato a Sciacca sotto il monitoraggio costante della sala operativa di Gallipoli.
Sul fronte della pesca sta continuando ora la mia azione, con una proposta di legge sottoscritta dal presidente Emiliano e da ventisette colleghi consiglieri, che ho presentato nei giorni scorsi e che punta alla tutela del riccio di mare. Si tratta di una specie preziosa per la pulizia dei fondali marini, che rischia l’estinzione nei nostri mari. Il prelievo di ricci è diventato così massiccio, che nell’Adriatico e nello Ionio sono praticamente scomparsi. Se cinquant’anni fa se ne potevano contare fino a dieci esemplari per metro quadrato nelle secche marine, oggi sono rarissimi e spesso di dimensioni inferiori a quelle consentite per il prelievo: 7 centimetri di diametro. Un riccio impiega dai quattro ai cinque anni per raggiungere questa grandezza, ma non gli viene dato il tempo di crescere. Ecco perché ho proposto lo stop alla pesca dei ricci per tre anni: possono sembrare tanti, ma sono il minimo indispensabile per consentire il recupero degli stock e la ricostituzione della risorsa nel nostro mare territoriale, messa a rischio dal prelievo illimitato. Questo sovra sfruttamento non è più sostenibile, già da diversi anni i ricci e la polpa di riccio serviti nei ristoranti salentini e pugliesi non provengono dai nostri mari ma da quelli di altri Paesi mediterranei. Abbiamo dilapidato una risorsa preziosa, e dobbiamo correre ai ripari. Nella mia proposta di legge non ho dimenticato i pescatori professionisti con licenza che si dedicano al prelievo dei ricci, prevedendo indennizzi e proponendone il reclutamento nell’azione di monitoraggio scientifico che la Regione andrà a mettere in campo, per misurare gli effetti di questo fermo pesca prolungato ai fini del ripopolamento della specie. Ma sarà importante agire anche sul fronte della repressione, vigilando per il rispetto della legge che mi auguro venga approvata quanto prima.
Per la salvaguardia della nostra distesa blu, soffocata dalle plastiche, sto lavorando ad un’altra iniziativa che mira ad eliminare le cassette in polistirolo usate nella filiera della pesca, dalle barche fino alla commercializzazione. Sono contenitori monouso che finiscono spesso in mare, anche perché molto leggeri e volatili, e che si sfarinano molto facilmente. Quelle microplastiche vengono spesso ingerite dai pesci e finiscono nella catena alimentare. Esistono alternative al polistirolo, materiali in plastica di seconda vita e riciclabili, che possono soppiantare un materiale nocivo e non riciclabile, che sta facendo danni enormi. Basta andare nei porti e in riva al mare per vedere immense distese di polistirolo, e questo scempio dev’essere arginato.
Il mare è troppo prezioso per lasciarlo in balia di nuove aggressioni, abbiamo il dovere di prendercene cura e di guarirlo, e di educare tutti a rispettarlo.