“Io secessionista del Sud voglio l’Italia con 30 Regioni”

21 Giugno 2011 “Io secessionista del Sud voglio l’Italia con 30 Regioni”

Stai viaggiando tra due mari, Leuca è lì che ti aspetta, il faro, la Basilica abbagliata dal sole, il cielo che più cielo non potrebbe essere, pensi di captare i Negramaro, la Pizzica, passi da Taranta e, invece. Invece “Buona Padania” a tutti. Ma come? Dove sono? Chi parla? Tutto vero, la canicola nulla c’entra, l’etilometro non segna valori sballati, Radio Padania trasmette sulle frequenze di Radio Rama, segnale perfetto, limpido ma è roba imprevista e imprevedibile, un gentile omaggio si Paolo Pagliaro, il dono è diventato occupazione, lenta, inserobabile. Paolo Pagliaro sta in maniche di camicia, bianca, la cravatta è blu come il colore del mare vero salentino, la voglia di dire e di fare è quella del vento, lu ientu di questa terra magica che è un po’ puttana, ti acciuffa, ti stende e poi torna nel suo giaciglio sciatto e sporco.

Paolo Pagliaro ha cinquant’anni all’anagrafe, ma venti dietro la sua scrivania, è marito di una bellissima donna colombiana, padre di quattro figli, editore con centoventi dipendenti, Tele e RadioRama, scrittore (due pubblicazioni sul mondo dei media), uomo di politica nuova,  o se preferite, uomo nuovo della politica. Salento libero, dunque, il suo impegno, la sua battaglia, ecco il laccio con la Padania ma con immediati distinguo: “della Lega non condivido l’approccio alla politica, Mameli, la bandiera sono per noi valori, l’Italia è una e unica, ma è arrivata l’ora di restituire il Salento alla propria identità, alla storia che non sono le sagre di paese ma la civilità, è la Messapia. Il Salento è stato cancellato da Moro e Togliatti, le Puglie sono diventate la Puglia, il plurale si è fatto singolare con tutti gli annessi, noi rivogliamo, lo vuole la gente, l’indipendenza, un’autonomia così come esistono Emilia Romagna, Abruzzo Molise, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia. Questa è annessione al Paese che lavora, all’Italia e all’Europa. Non è secessione come sostiene Vendola”. Eccolo lu ientu contrario, il lupo che ha fiutato l’aria pericolosa, perchè un Salento staccato da Bari toglerebbe potere al fovernatore poeta, e non soltanto a lui: “Volevamo un referendum, non ce l’hanno cocnesso, si sono accorti che stavamo e stiamo crescendo. Centoventi sindaci su 146 si sono dichiarati favorevoli, ma la nomenclatura dei partiti, da sinistra a destra, ha reagito male, la base è con noi, il Palazzo ha paura”.

. Paura?

“Della costituzione della Regione Salento, di una nuova realtà di sostanza, non di forma, non di tatticismi, non  di poteri”.

. Un altro carrozzone…

“No, per favore. Esattamente il contrario. Il progetto, che è portato avanti anche da una proposta di legge presentatada Poli Bortone, prevede la creazione di trenta regioni e l’abolizione delle Province (oggi sono 110), dei Comuni con meno di 5mila abitanti, degli enti inutili, con un risparmio della spesa pubblica stimato intorno al 50%”.

. In concreto?

“Guardate in quali condizioni sono le nostre ferrovie, da Lecce in giù. Guardate la situazione delle strade, spiegatemi perchè l’autostrada di una “regione” debba fermarsi a Bari. Il porto di Brindisi è stato delcassato, il petrolchimico ha fatto il resto, Taranto è stata violentata dall’acciaieria, non riusciamo ad avere il registro dei tumori, hanno intossicato questa terra. Sapete che cosa disse Vendola sei anni fa a Gallipoli? “Ogni raggio di sole e ogni alito di vento siano un pezzettino di carbone in meno nelle fornaci di Cerano”. Parole al vento, appunto. Lo sfruttamentop degli immigrati nel settore del fotovoltaico, ormai selvaggio, il caporalato di aziende cinesi che non pagano, questa è la realtà voluta per fini elettoriali. Perchè il governatore non fa un giro negli ospedali dopo i tagli alla Sanità, dopo gli scandali della sua parte politica?”

. Forse meglio in prima fila al “gay pride” o a Milano, e, comunque altrove.

“Non possiamo continuare a chiedere l’elemosina a Bari. Taranto, Brindisi e Lecce devono costituire non tre Province ma una Regione con quasi due milioni di abitanti, un numero maggiore rispetto a Liguria, Marche, Abruzzo, Friuli, Trentino, Umbria, Molise, Basilicata, Valle d’Aosta”.

. Un territorio sul quale però i gruppi industriali hanno investito.

“Ma pagano le tasse altrove, banche, grande distribuzione, aziende turistiche. Se i tributi venissero versati in Salento saremmo autosufficienti, con un indice di ricchezza elevato anche se si tratterebbe di un rimorso parziale. Questo è federalismo vero, non può dipendere da Bari o da Roma, altrimenti sarebbe la nostra morte”.

Per evitare il funerale, vi segnalo che Paolo Pagliaro sa  suonare il contrabbasso. Così come il ministro leghista Maroni è abile con l’organo Hammonad. Interessante la musica. Da evitare evenutali testi del vero Nicola di Bari, al secolo Nichi Vendola. Buona Padania e Buon Salento a tutti.

 

Intervista rilasciata a Tony Damascelli per “Il Giornale” il 21 giugno 2011