Alla Scoperta di Telerama. IL SALENTO DIGITALE.

10 Dicembre 1999 Alla Scoperta di Telerama. IL SALENTO DIGITALE.

millecanali

Una tv locale, neppure a carattere regionale, tutta digitale. E’ la scoperta che si può fare andando a visitare la leccese Telerama, un esempio di emittente di medio livello ben gestita e con la capacità di sfruttare al meglio, a fini produttivi, le caratteristiche del proprio territorio e della propria gente.

“In Puglia, le tv private più importanti, quelle misurate dall’Auditel, sono Bari-centriche!”. Ci ho messo una settimana per arrivare a questa “intuizione” e adesso che la scrivo, invece di vantarmene, mi accorgo che è un’ovvietà. Per chi passa la propria vita a cercare di formulare una risposta nuova ad un problema, questa constatazione è terribile.
Se Mauro Roffi, il Direttore, si accorge che speravo di affermare qualcosa di nuovo e invece ho detto una cosa che non ha niente di speciale, povero me!. Ho l’orrore di essere soltanto la copia o una replica del “giornalista forte”. Mi servono argomenti per confermare o sciogliere i miei dubbi.
Ricominciamo” “Le Tv più importanti in Puglia sono veramente Bari-centriche?”. Penso di sì, primariamente perché stanno tutte nelle vicinanze di Bari. L’ing. Montone è di Conversano, Savino Sguera sta a Barletta, Lobuono e Ciancio Sanfilippo hanno le scrivanie il piano sopra “La Gazzetta del Mezzogiorno”, al centro delle “passioni cittadine”, praticamente tra il Carcere, la Stazione e il Policlinico di Bari.
Ragion per cui nel vedere Telenorba, Teleregione e Antenna Sud si riconoscono importanti uomini, artisti, cose, fatti e giornalisti che appartengono, per la maggior parte, all’Anagrafe del capoluogo della regione Puglia.
Secondariamente: poiché in queste settimane d’autunno noi malati di episteme onoriamo la scomparsa di Popper, realizzerò il suo ragionevole insegnamento. Per confrontare la teoria del “Bari-centrismo televisivo” devo farle superare i tentativi di falsificazione. Come? Vado a Lecce.

Years ago…

Anni fa ricordo che andai ad assistere ad un infuocato derby allo stadio del Mare. Bari e Lecce in serie A.
Sull’erba si strofinavano molti campioni da competizione: Protti, Jarni, Ceramicola, Orlandini… Noi baresi dovemmo occultare l’automobile nel garage di un leccese non ortodosso. La targa poteva svelare la nostra identità e di conseguenza … botte da orbi.
Ai cancelli dell’entrata ricevetti il volantino di una Tv locale che prometteva l’ammirevole narrazione televisiva della partita del Lecce. Interviste ovunque, collegamenti da luoghi inaccessibili al popolaccio, aggiornamenti laboriosi. Fu tutto incredibilmente vero, come constatai alla fine del quel “pareggio concordato”, a casa del nostro basista leccese, sintonizzandomi per i commenti finali su Telerama.
Il programma televisivo è come una commedia: non importa la lunghezza, ma la bellezza della rappresentazione. In qualità di regista-programmista barese avrei voluto calunniare i miei colleghi leccesi, ma il desiderio di vilipendere i miei antagonisti era alimentato da una giovanile invidia. Telerama stava proponendo un ottimo lavoro. Conservai il volantino di “Piazza Giallorosa”, sapendo che, nel tempo, mi avrebbe affratellato a quegli sconosciuti. Così è stato molti anni dopo …

“Obbedisco!”

“Francesco, va a curiosare a Telerama; da poco hanno comprato le apparecchiature nuove in digitale…”.
Il mio direttore è un Salvatore. Lui non lo sa ma, orinandomi questo servizio, ha acceso il desiderio e risollevata la speranza di scoprire se in Puglia ci sono altri imprenditori che hanno la volontà e “i mezzi del progredire” nel ginepraio delle Tv locali. Vedremo.
A Telerama, volendo parlare con il capo, si deve concordare l’appuntamento con una donna eccezionale. Si chiama Titti Carratù, messa in Tv per illuminare la strada, tendere la mano, accettare con fermezza piaceri e dispiaceri, fuggire la disonestà come unico male. Un solerte androgino che ti fa ben governare.
Lei mi accompagna da Paolo Pagliaro, il “capo”. Camminando nei corridoi di Telerama vedo che mi trovo in un modello perfetto di televisione locale. Ognuno ha uno spazio lavorativo proprio, pulito, illuminato, comunicante. Hanno sorrisi preziosi. Se penso agli innumerevoli infelici dipendenti che si accalcano in Tv gestite da impuniti scialacquatori …

Il mio delirante localismo …

Negli ultimi metri che mi separano dalla porta della direzione sono esasperato ed irritato. Che faccia ha un Leccese che vive nella prosperità, avendo la più importante azienda radiotelevisiva del Salento?
Ho uno spasmodico e turpe desiderio di vedere negli occhi … l’antagonista che possiede Telerama, cinque radio, un paio di agenzie di comunicazione di moda e spettacoli e la discoteca estiva più bella del Salento, il “Malè”, cioè un sublime maledetto luogo di perdizione dove, per non essere andato mai, “mi sono perso” un paio di fidanzate delle quali ero innamorato!
Poiché i Baresi odiano i Leccesi ho forgiato nella mente una lunga complicata catena immaginaria, nella quale il mio ospite ha un ruolo decisivo e negativo nella creazione della mia infelicità. Meno male che non devo fare anticamera, perché appena stringo la mano a Paolo Pagliaro finisce l’autosuggestione e il desiderio di vendetta e ridivento una persona sana di mente.
Paoluccio è un uomo astuto, che fa i miracoli veri, perché ha trasformato i suoi difetti in risorse. Quali difetti? Non è nato ricco e faceva il fonico a Radio Rama, prima di comprarsela. Suonava il contrabbasso e gli piacevano moltissimo gli Area e il Perigeo. Giovane romantico, pensava di mantenere la famiglia facendo l’autore di testi; non si è iscritto mai all’Università di Bari, la sua prima intervista la fece a Gallipoli alle Orme … e tifava Giallorosso. Roba da secoli e secoli in Purgatorio. Sua eccellenza Ing. Montone non avrebbe mai fatto scelte simili. Eppure il miracolo è stato fatto. Questa è una televisione che ti fa scoppiare l’anima per invidia. Mi guardo attorno e profetizzo: non trascorrerà molto tempo che le truppe catodiche di Paolo Pagliaro sfonderanno, come Barbari, i confini dell’impero televisivo barese. Qui stanno forgiando armi affilatissime e non molleranno facilmente, sebbene siano…

Non pericolosi ma irriducibili

Lo conoscete “il dilemma del commensale”? Quando andate in Pizzeria con gli amici e sapete di dover condividere il conto con tutti, Voi ordinate la Margherita per risparmiare o mangiate tutto, dall’antipasto al gelato più gustoso? Questo non è un problema frivolo, perché da simili scelte si impara a comprendere che cosa è l’impegno collettivo e la cooperazione nella società e nel mondo del lavoro. Innumerevoli uomini non sono ancora tanto intelligenti da capire che il bene comune è meglio del bene individuale.
L’imprenditore ha questa grandissima difficoltà: deve indurre i singoli individui a impegnarsi per una causa comune, anche se agire in modo egoistico potrebbe risultare loro immediatamente vantaggioso. Paolo Pagliaro lo ha fatto dentro Telerama, perché mi sembra straordinario che in questo piccolo gruppo produttivo la cooperazione sia sviluppatissima.
D’altronde molti nuclei televisivi sono stati dissolti dalla ferocia e dall’egoismo di chi amava “correre in proprio”.

Il Salento in grembo

Telerama ha preso il Salento in grembo, come una mamma il proprio bambino e lo sta aiutando a crescere. I suoi programmi sono un continuo atto d’amore verso un’etnia che si sente trascurata. Soprattutto non sono pochi i programmi di Telerama, come si vede dal Palinsesto.
E’ un pesantissimo sforzo produttivo sostenuto con entusiasmo da tecnici, programmisti e interpreti in favore del proprio territorio e della propria gente. Telerama sta riuscendo a risvegliare la passione della libertà nei Salentini. Per le Tv concorrenti la penetrazione mediatica, da queste parti, diventa sempre più difficile.

Figure insolite per le locali

Le Tv locali hanno una incessante creazione di futilità. Ci sono pochi autori televisivi pagati bene per scrivere e spesso i prodotti messi in onda non sono di ottimo gusto, oppure sono plagi evidenti dei programmi di successo nazionali.
All’animo sottile di Paolo Pagliaro ripugna di spirare tra gli sbadigli dei propri utenti. Cercando di andare oltre, Telerama sta sperimentando 2 originali tentativi.
Primo: coordinati dal Redattore capo Max Persano, girano per Lecce e dintorni 12 ragazzi con il kit della mitica figura del Telereporter, una telecamera Panasonic digitale e telefonino per la comunicazione diretta. Fanno la spremitura quotidiana del Salento. Valutando la qualità del Telegiornale, questo tentativo sta superando quelli fatti da molti predecessori.
Secondo: Pagliaro sa che nessuna speranza può sorgere dal cuore se non è “budgettizzata”. Il creativo puro è una mascherata che Telerama non può permettersi, per cui ecco il producer, ovvero il venditore che produce programmi. La storia ci dirà se questa sarà stata una moda transitoria dei leccesi oppure una soluzione di mercato vigorosa.
Da pochi giorni comunque tre uomini hanno il potere di ideare, realizzare, mettere in onda ma, prima di tutto, vendere programmi televisivi dei quali essi stessi possono decidere molte cose: genere, puntate, durata, cast, tema, ecc.

Rimorsi …

Come al solito, ho fatto tutto fuorché il mio dovere. Adesso ho da indagare in poco tempo sul digitale, perché Paolo ha ricevuto la telefonata di Jacqueline Adames, la coreografa colombiana demiurga alla quale mette a disposizione tutta la sua vita affettiva e, pensandola appassionatamente, non mi farà più confidenze utili.
Visitiamo il girone dei tecnici. C’è molta polvere nell’aria perché stanno costruendo la nuova scena del Telegiornale, la sigla invece è pronta. I creativi della videografica sono stati più bravi dei falegnami; alla post-produzione c’è gente molto combattiva, la quale estetizza il gusto barocco che ha nel sangue.
Davanti alla messa in onda di Telerama ne condivido l’ultimo segreto. Con la 488, una legge che molti considerano metafisica, qui hanno comprato apparecchiature che molte altre Tv pugliesi se le sognano. Il costo complessivo è stato di tre miliardi circa. Un segno della modernità di vedute, della mentalità vincente di chi rifiuta la povertà ridicola e dispiega forze notevolissime contro la pigrizia e l’accidia meridionale. E’ tardi a Lecce. Il brillante giornalista barese (che sono io) deve chiudere i sillogismi per cui: non è vero che la Televisione la sanno fare solamente a Bari e dintorni. Per sostenere questa verità si deve fare una visita alla accogliente Telerama …
Queste Tv locali di medio livello sono ottime aziende, perché la cooperazione si afferma spontaneamente nei piccoli gruppi più che in quelli ampi. Mi chiedo se un uomo come Pagliaro deve potenziare la sua azienda per farla diventare sempre più grande o deve mettere a punto tecniche che rendano possibile solamente un aumento della produzione. Chissà.
Due progetti sono ancora incompiuti per questo ostinato terrone: il network nazionale del Sud e il meno ambizioso Consorzio Top Tv Puglia, che dovrebbe limitare la presenza devastante delle forti televisioni regionali. Roba che ti fa venire l’insonnia. Di sicuro succederà che Paolo Pagliaro per molto tempo ancora curerà accortamente gli interessi dei Salentini, aumentando esponenzialmente il processo di evoluzione di Telerama. Poi cercherà di far cambiare atteggiamento ai piccoli individualisti televisivi, perché, essendo un leccese furioso, vuole vincere il trofeo impossibile: il derby televisivo contro gli invisi baresi. Lealmente, senza truccare la partita. Ma per questo servono fortissimi alleati.
Tifosi delle Tv locali, che divertimento qui in Puglia, per tanto ispirato campanilismo!

di Francesco Monteleone