Dal pluralismo la qualità

30 Novembre 2002 Dal pluralismo la qualità

Non ho bisogno di sottolineare l’importanza che hanno oggi, in tutto il mondo, gli strumenti di comunicazione di massa e, tra tutti, la televisione, cui non può non negarsi di rappresentare lo strumento più efficace di comunicazione poiché essa unisce alla forza della parola la straordinaria potenza dell’immagine. La televisione è lo strumento capace di raggiungere il pubblico di qualsiasi livello culturale e sociale, di avvicinare a tutti l’informazione nel modo più diretto e più semplice, perchè è la presentazione dei fatti per immagini, spesso trasmesse in tempo reale. Una società può crescere ed essere veramente democratica solo se è partecipe, e può divenire partecipe solo se è informata. Il diritto di essere informati e di informare, di esprimere liberamente il proprio pensiero con tutti i mezzi di diffusione, sono i capisaldi della democrazia. Essi costituiscono nel nostro Paese principi tutelati dalla Costituzione e sono ormai così profondamente radicati nella nostra cultura, che sono divenuti parte di noi, nessuno potrebbe mai indurci a rinunziarvi, né noi mai ne rinunceremmo…La libertà e la correttezza con cui questi diritti vengono esercitati sono essenziali per una democrazia sempre più matura e capace di migliorare le condizioni di vita di tutti. L’informazione che si realizza attraverso la televisione, deve però, per svolgere adeguatamente il suo ruolo, potersi fondare su una pluralità di voci. Chi fornisce il servizio può impegnarsi a compierlo con imparzialità e nel rispetto della verità, ma neppure questo basta a garantire la libertà e la correttezza dell’informazione, se manca la pluralità delle voci. La pluralità delle voci per un verso costituisce un monito costante per chi informa, perché lo rende consapevole che vi è la possibilità del confronto, per l’altro consente all’utente di apprendere le notizie da più fonti e di valutarle autonomamente. Il pluralismo dell’informazione televisiva – sono parole contenute in una notissima sentenza della Corte Costituzionale – “significa, innanzitutto, possibilità di ingresso, nell’ambito dell’emittenza, di voci libere e numerose per quanto consentono i mezzi tecnici”. E consentitemi di riferirmi in particolare, tra le televisioni private, alle televisioni locali. Non solo esse, quando sono condotte con onestà e dignità, concorrono al pluralismo auspicato dal massimo organo giurisdizionale del nostro Stato, ma essendo radicate nel territorio costituiscono una sollecitazione all’interesse dei cittadini verso la cosa pubblica locale, costituiscono un raccordo tra le istituzioni e la cittadinanza, un pungolo all’impegno, al dibattito, alla circolazione delle idee. Oggi, il sistema radiotelevisivo locale è uscito dal grembo materno delle iniziative pionieristiche che gli hanno dato coraggiosamente vita e impulso; ha superato i limiti che le condizioni di origine gli imponevano ed è in grado di fornire un servizio tecnicamente perfetto. Laddove è gestito, e ciò accade nella maggio parte dei casi, con onestà e correttezza, senza vincoli di sorta, svolge una funzione preziosa. Le televisioni locali, infatti, non hanno l’ambizione di concorrere con i giganti che trasmettono sull’intero territorio nazionale, sanno di avere spazi propri, nei quali le grandi televisioni non hanno né interesse né possibilità di entrare, che sono gli spazi dei territori specifici in cui esse sono radicate, poco esplorati ma fervidi di interessi e idee. La televisione locale costituisce inoltre un ponte tra le istituzioni e la gente poiché apre a chi ha compiti di amministrazione della cosa pubblica la possibilità di spiegare in forma semplice e diretta le ragioni delle scelte; dà voce alle critiche, consente a un pubblico locale ma vastissimo di assistere al dibattito delle ragioni e delle idee, in contrapposizioni civilmente plolemiche, consentendogli di valutare e di riflettere: non deve credersi, infatti, che la partecipazione al dibattito favorisca solo la critica e le censure; la partecipazione favorisce soprattutto la comprensione, che è un elemento essenziale della convivenza civile e della crescita della società. Nel nostro territorio le amministrazioni pubbliche hanno compreso l’importanza di offrirsi con trasparenza alle esigenze dell’informazione e di portare attenzione ai messaggi che la collettività trasmette attraverso lo stesso mezzo. Il pubblico si ritrova nella televisione locale attraverso la propria stessa quotidianità; nelle notizie dei fatti che si verificano sul territorio e che colpiscono la sua attenzione. E consentitemi di dire due parole su quello che accade nel settore dello sport. Siamo, noi del Salento, una provincia di periferia. Per i mass media a livello nazionale non hanno interesse le nostre squadre, che, invece, sono seguite con passione da tantissimi fans. Anche la nostra squadra più importante, il Lecce, che ha pur difeso per anni il suo posto in A, mentre gareggiava con i campioni e avrebbe avuto il diritto alla sua porzione di riflettori, ha dovuto accontentarsi di spazi informativi ridottissimi sulla grande stampa e sulle televisioni nazionali, schiacciata da linee editoriali che privilegiano i grandi club e le grandi città, dimenticandoci. L’emittenza locale in questo contesto ha fatto e fa di più che informare; ha sovente funzionato e funziona da valvola di scarico pacifico del risentimento non del tutto ingiustificato dei tifosi e degli appassionati che si sentono maltrattati dai mezzi di informazione nazionale. La televisione locale svolge anche una funzione di altro profilo; è attenta a condizioni di disagio e di solitudine che resterebbero ignorate; assume iniziative di solidarietà sociale, attraverso le quali, nella più totale trasparenza, viene dato aiuto in modo efficace e concreto a chi, vicino a noi, ne ha più bisogno. Intendo ora fare una breve riflessione finale sulle condizioni in cui opera l’emittenza radiotelevisiva privata nei nostri territori e sulle difficoltà che ne ostacolano la crescita. Mi rivolgo in particolare all’onorevole Ministro Gasparri, che già in tante occasioni ha dato prova di sensibilità ai problemi di questo settore, al Presidente fitto ed a tutti i rappresentanti delle istituzioni. Lo sviluppo di un territorio non può prescindere dallo sviluppo dell’industria della comunicazione; il ruolo della radio e della televisione è fondamentale per incoraggiare e favorire la cultura d’impresa.  Nel Salento molte aziende, utilizzando le radio e le televisioni locali hanno potuto fare conoscere i loro prodotti e i loro servizi e sono cresciute, hanno aumentato il fatturato, hanno prodotto ricchezza e, di conseguenza, hanno creato posti di lavoro. E però altrettanto vero che le risorse che alle radio e televisioni locali provengono dagli investimenti pubblicitari sono assolutamente inadeguate. Le imprese radiotelevisive affrontano quotidianamente gravissime difficoltà per poter rimanere attive e continuare a svolgere un servizio che non ottiene dalle istituzioni i riconoscimenti che meriterebbe. Ci spettiamo, lo confessiamo francamente, un determinante ed effettivo sostgno da parte del Governo e delle istituzioni quale riconoscimento del valore del pluralismo, della natura di servizio pubblico che le televisioni locali compiono, del fattore di sviluppo economico e di mobilitazione delle risorse umane che esse rappresentano. La raccolta pubblicitaria è il nodo cruciale per il futuro dell’emittenza radiotelevisiva. L’emittenza locale soffre uno stacco enorme tra il suo valore al livello di audience e di presenza sul territorio e la valorizzazione in termini di raccolta pubblicitaria: secondo stime recenti il duopolio Rai-Mediaset raccoglie circa il 90 per cento dei ricavi pubblicitari dell’intero comparto televisivo italiano. E’ ben poco ciò che rimane alle tantissime televisioni provate locali che cercano di fare sentire la loro voce e di svolgere la loro funzione. Ecco perché chiedo al Ministro Gasparri e al Presidente Fitto, di impegnarsi nei rispettivi ambiti di competenze, per realizzare una giusta regolamentazione del settore attraverso riforme che tengano conto del ruolo insostituibile dei privati a livello locale e dell’indotto economico che ne deriva.

Ecco alcuni interventi che sarebbero necessari:

– prevedere agevolazioni fiscali specifiche per le emittenti locali;
– emanare norme che favoriscano gli investimenti delle piccole e medie imprese su tutti i mezzi di comunicazione di massa, soddisfacendo il duplice obiettivo di favorire le radio e le televisioni locali e stimolando le imprese verso le pianificazioni pubblicitarie, con effetti positivi sul rilancio dell’intera economia nazionale;
– consentire a tutte le emittenti locali di usufruire della raccolta pubblicitaria da parte delle grandi concessionarie di pubblicità nazionale; – emanare norme che favoriscano indagini di ascolto basate su metodologie che rilevino nel dettaglio le emittenti locali;
– già in questa finanziaria è stato incrementato lo stanziamento per le misure di sostegno per le Tv locali ed anche per le radio, previste quest’anno per la prima volta grazie all’intervento decisivo del Ministro Gasparri, ma è necessario migliorare i criteri di assegnazione dei punteggi per giungere ad una più equa ripartizione dei fondi;
– potenziare le norme che permettano ed incentivino l’effettivo accesso alle trasmissioni digitali; – abrogare per le emittenti locali la normativa sulla par condicio per garantire la massima espressione del pluralismo e per permettere alle stesse di svolgere l’attività di informazione senza alcun vincolo restrittivo per far circolare le diverse posizioni politiche e dare visibilità ai candidati a livello locale in periodi in cui gli stessi dovrebbero far conoscere ai cittadini le proprie posizioni e le motivazioni per le scelte di voto;
– prevedere contributi per incentivare le produzioni di qualità.

L’emittenza privata locale è nata dalla passione per questo strumento di forza straordinaria, che ha dato all’uomo poteri di comunicazione che sessanta anni fa sarebbero apparsi miracolosi. Sta a noi fare buon uso di questo meraviglioso strumento che il genio dell’uomo ci ha reso disponibile. Con umiltà e fierezza insieme dico che la presenza delle piccole emittenti spiega in questa direzione un ruolo essenziale e costituisce una garanzia di libertà dell’informazione. Abbiamo da tempo compreso che la democrazia non si realizza con l’astratta proclamazione dell’uguaglianza ma con la tutela di chi è meno forte, è questo il principio che vi ricordo con grande fiducia.

(pubblicato su il Corsivo)

di Paolo Pagliaro

Lecce, 30 novembre 2002