Comunicazione e Istituzioni: serve più dialogo

19 Aprile 2004 Comunicazione e Istituzioni: serve più dialogo

 

Anche il settore del terziario avanzato aspetta un progetto politico ed un programma di governo da parte dei candidati alla presidenza della provincia. Questo settore, complessivamente, vive un momento felice, anche se siamo consapevoli dei segnali di difficoltà che potrebbero segnare il prossimo futuro, che, infatti, qualche imprenditore più attento ha già segnalato.

Per questo ci aspettiamo che questo progetto politico e questo programma abbiano una logica che sfrutti il momento felice, ma sappia nello stesso tempo prevenire questi segnali. In questo quadro, il comparto della comunicazione fa la differenza: una delle principali risposte all’effettivo bisogno di cambiamento che il Salento, va inseguendo in conseguenza della globalizzazione dei mercati.
La presenza di imprese che operano nel settore della comunicazione favorisce la propensione al cambiamento, la visione e la comprensione delle innovazioni, la possibilità che competenze diverse, di ogni tipo, possano incontrarsi.
Naturalmente ad una condizione: la professionalità.
Capitale umano preparato è la condizione di base della competitività.

Questo dipende da noi, ma dipende anche da chi governa, secondo una distribuzione di competenze che forse va ripensata. Anche per questo sappiamo quanto sia importante la formazione in questo settore e, in questa prospettiva, la disponibilità degli operatori e degli amministratori, concertata e mirata, perché non sia formazione fine a se stessa.
Comunicazione e informazione, dunque, come presupposto di tutto il resto. Non a caso, penso ad un Salento come laboratorio aperto, che si lascia contaminare, un laboratorio in continua connessione con e per i cittadini proprio grazie ad un capillare sistema di comunicazione e informazione oggi prodotto dalle società di comunicazione. On-line.
Perennemente.

Questo sistema permette molto. Solo per fare qualche esempio. La promozione dei prodotti della nostra terra attraverso campagne di sensibilizzazione mirate, la possibilità concreta di aiutare chi soffre attraverso la continua sollecitazione alla solidarietà degli utenti del sistema, il “trasporto” capillare, costante e immediato nelle nostre case della realtà e di tutto quello che accade, più in generale la crescita della consapevolezza collettiva sulle tematiche più importanti (sanità, sociale, ambiente, polita, economia, turismo), l’allargamento e la stratificazione della coscienza civile.
Ciò vale per i mezzi di comunicazione come la televisione o la radio, ma vale altrettanto, con profili e significati diversi, per i giornali, quotidiani e periodici. Per non parlare, naturalmente, dei mezzi più moderni, internet e tutto quello che comporta e comporterà nel prossimo futuro.

Ribadisco: mi sembra che questo sistema dell’informazione e della comunicazione possa essere considerato il presupposto di tutto il resto.
E c’è un altro profilo che merita attenzione: per operare bene occorre conoscere il terreno su cui si va ad incidere. In questa come in quella attività umana. Gestire bene la comunicazione significa anche conoscere il terreno d’intervento.
Sicuramente nella prospettiva di chi “fa” comunicazione, ma soprattutto nella prospettiva di chi la comunicazione la “riceve”. Non è solo una questione di trasparenza generale. E, a proposito di trasparenza, penso a quanto la comunicazione che i mass-media locali passano minuto per minuto abbia reso più facile, immediato, direi efficace, la linea delle relazioni tra cittadino e istituzioni pubbliche.

Chi in fondo deve valutare se non i cittadini le determinazioni degli enti, le scelte di chi governa?
E se questo accade in modo semplice ed immediato è un beneficio per tutti.
La comunicazione televisiva, radiofonica o della carta stampata, ha permesso di avvicinare la domanda del cittadino all’offerta degli enti pubblici. Ha creato una rete permanente di confronto.
Molto semplicemente ha consentito al territorio di svilupparsi: il Salento oggi può dire di aver recuperato una sua identità e, probabilmente, può sfidare i mercati, almeno sotto certi punti di vista. Ora, immagino che questo ragionamento possa trovarci tutti d’accordo.
Ma ci induce a fare due considerazioni ulteriori, direi conseguenti.
Primo: ai candidati chiediamo più concertazione con gli enti pubblici, serve dialogo in forma costante, attraverso strumenti non occasionali e che consentano di giungere rapidamente alla determinazioni e alle scelte. “Parlarsi sempre per capirsi ed operare bene”.

Questo è il nostro indirizzo. Secondo: ai candidati chiediamo di trovare il modo di incentivare gli investimenti nel settore, di facilitare l’incontro tra pubblico e privato, di contenere gli effetti negativi che inevitabilmente la situazione congiunturale potrebbe portare a breve termine, incentivare la formazione, attivare iniziative e programmi finalizzati alla diffusione dei servizi pubblici.
Sapendo che non è facile, ma consapevoli che non si può trascurare il terziario.
La proposta del settore è quella di costituire un osservatorio permanente per l’andamento dello sviluppo, delle prospettive e delle relazioni verso il terziario avanzato, visto come agente innovativo del sistema delle imprese.

di Paolo Pagliaro

Lecce, 19 aprile 2004