Pagliaro: La tivvù locale La vera forza del territorio

18 Dicembre 2004 Pagliaro: La tivvù locale La vera forza del territorio

Due emittenti televisive, cinque emittenti radiofoniche, due concessionarie di pubblicità, e poi un’agenzia di marketing e statistica, un’altre di moda, una società di gestione di attività turistiche e una società di servizi multimediali e telematici. Questo è l’impero di Paolo Pagliaro, presidente del Gruppo Mixer Media Management. Lecce, classe 1960, sposato e padre di quattro figli.

Presidente Pagliaro da un’interessante ricerca sul futuro della televisione in Italia, condotta dalla Metis Consultino, risulta che la tv generalista nel nostro Paese è ancora viva e combattiva; ha saputo ricollocare i suoi asset e che a differenza delle pay-tv i telespettatori si aspettano palinsesti dove intrattenimento e approfondimento la fanno da padroni. E’ in po’ la filosofia di Telerama e RTS: molta informazione, ma anche programmi di svago, musica …
Partiamo innanzitutto da un dato di fatto: la televisione è in assoluto il mezzo di comunicazione più penetrante ed incisivo. Oggi, poi, nell’era della globalizzazione la televisione assume una rilevanza ancora più importante. Stiamo attraversando un periodo dove si sta cercando di capire che ruolo deve avere la tv: se deve adeguarsi alle esigenze e ai mutamenti della società, per cui priorità massima agli ascolti Auditel e alle leggi spietate del mercato, o se invece cercare di svolgere anche un ruolo educativo, di servizio. Su questi aspetti si sta conducendo un forte dibattito nel nostro Paese. Questa vasta possibilità di offerta mette nelle condizioni noi piccoli e medi editori televisivi di riflettere e di posizionare la propria mission nella maniera che si ritiene più opportuna. Da un lato abbiamo in Italia una televisione generalista, che è quella nazionale, che ormai insegue la logica del mercato e il ritorno commerciale; dall’altra parte ci sono le pay-tv che offrono al telespettatore dei palinsesti ricercati previo il pagamento di un canone. Tra queste due realtà resiste con forza la televisione locale, che ritengo sia la vera ricchezza della tv privata in Italia. Se vogliamo è un fenomeno tutto italiano, perché l’Italia è la nazione dai cento campanili, dalle cento realtà locali fortemente caratterizzate da identità differenti. Noi abbiamo fatto una scelta chiara, che è quella di radicarci nel territorio, di rafforzare i valori della nostra identità, essendo il Salento una realtà molto peculiare, unica, e anche molto differenziata dal resto della stessa Puglia.

L’era digitale mette molti titolari di frequenze di fronte a un bivio: da una parte la possibilità di convertire le proprie aziende nell’attività di operatore di rete locale, veicolando i contenuti e i servizi dei grandi gruppi editoriali, e dall’altra la tentazione forte e allettante di vendere le frequenze ai grandi colossi. Qual è la strada che intende scegliere il Gruppo Mixer Media Management?
La nostra scelta è quella di utilizzare al massimo la possibilità che ci viene data dall’era digitale. Noi vorremmo cercare di ampliare l’offerta, visto che da un canale analogico si potranno sviluppare sino a cinque o sei canali in digitale. E’ del tutto evidente che gli sforzi per realizzare delle produzioni per poter coprire cinque palinsesti per ogni rete sono degli sforzi improponibili, e allora ancor di più si rafforza l’idea che la televisone locale possa essere vista e vissuta dal territorio come una risorsa per potenziare e migliorare la logica della televisione di servizio. Per cui, oltre alla televisione generalista, che continueremo a fare, cercheremo di attivare delle collaborazioni con le istituzioni e con gli enti pubblici per poter offrire alla gente servizi interattivi, collegando così il palazzo ai cittadini. Questa è la strada che vorremmo percorrere. Ci auguriamo di poterlo fare senza dover ricorrere alla cessione dei nostri canali a vantaggio dei grandi network televisivi.

Siamo a fine anno: tempo di bilanci consuntivi e di previsione. Il Salento che sarà dipenderà anche dalle parole. Dalle parole che si avrà il coraggio di usare per raccontare dove va questa terra, e con quali intenzioni si muove la sua classe dirigente. Ed è questo, naturalmente, il compito di chi fa informazione. A tale proposito le chiedo: pensa che l’informazione nella nostra provincia abbia fatto quel salto di qualità necessario per uno sviluppo del territorio, o è ancora un mondo dove vige molta improvvisazione?
Io credo che l’informazione nel Salento sia un’informazione di prima categoria. Lo riscontriamo costantemente girando in lungo e in largo per tutta l’Italia. Nel Salento c’è un buon livello d’informazione, ci sono delle ottime professionalità, ci sono ottimi giornalisti e ottime televisioni, e c’è un ottimo livello di veicolazione delle notizie e di confronto delle idee.

Per un editore, o comunque, per chi è legato in qualche modo al mondo dell’informazione, il proprio lavoro è anche un potente grandangolo, un osservatorio privilegiato da dove guardare il mondo.
Che idea si è fatto, in questi anni, di Lecce e dei leccesi?
Potrei optare per una domanda di riserva? Scherzo. Lecce è una città difficile, molto difficile. Intanto non perdona il successo. In altre zone d’Italia chi riesce ad ottenere dei risultati viene additato come esempio. Qui invece, c’è sempre una strana volontà, più o meno palese, di impedire a qualcuno di poter crescere e migliorare, e questo non va bene perché dovremmo tutti insieme fare in modo che le cose positive possano essere stimolo per tutti. A me farebbe piacere poter cambiare questa mentalità. E’ una cosa che da sempre cerco di fare, ostinatamente, con i miei collaboratori e con la gente con cui ho il piacere di condividere il mio lavoro. C’è sempre molta rivalità e una volontà di criticare a tutti i costi, senza mai comprendere i sacrifici e gli sforzi che ci sono dietro un successo. Ogni impresa che va bene è un momento di sviluppo per molte persone: dall’imprenditore all’ultimo dei collaboratori e alle famiglie che attorno a quest’attività ci vivono.

di Antonio Rolli

Lecce, 18 dicembre 2004