La società televisiva odierna

16 Febbraio 2006 La società televisiva odierna

Dovrebbe far riflettere, come giustamente afferma il Dott. Francesco Caccetta nel suo intervento sulla società televisiva odierna pubblicato su Euromediterraneo il 02/02/2006, il fatto che la “Tv trash”, la televisione “spazzatura” a cui oramai ci siamo abituati tutti, sia diventata la formula televisiva vincente, che regna incontrastata nei palinsesti quotidiani di ogni rete televisiva e che riesce a guadagnare il maggior numero di telespettatori. In nome del moderno, del progresso, del nuovo, dello sperimentale, assistiamo ad un susseguirsi impietoso di situazioni televisive create ad arte e sapientemente manipolate per realizzare momenti di effetto, per generare veri e propri tormentoni, filoni d’ascolto. Ma nient’altro. L’Auditel non si è mai proposta di indirizzare la tv, quindi non ha colpe. Semmai, la responsabilità è di chi esprime certe scelte basandosi solo su quei dati. Il problema è dunque la noncuranza con la quale si operano delle scelte penose e profondamente sbagliate che poi si ripercuotono sui telespettatori, attraverso un circolo vizioso di cui il pubblico non sempre riesce ad accorgersi, o almeno non in tempo utile. C’è in sostanza il grave riflesso che una simile gestione del mezzo televisivo ha operato nei confronti della società, e in particolare dei giovani, costruendo dei modelli che purtroppo non sono rimasti solo virtuali. Le famiglie, infatti, costruiscono i propri riferimenti culturali attraverso la televisione ed i suoi racconti, attraverso le notizie e la fiction, vera e propria fabbrica del moderno immaginario collettivo. La televisione propone soprattutto fatti e personaggi positivi, ma, da uomini adulti e responsabili, il tema che non possiamo eludere è quello, ancora oggi, della dose massiccia di violenza e distruttività con le quali spesso entriamo in contatto. Ecco il tema. Coscienza civile, formazione professionale, ricerca, impegno nel sociale. Che ci dice l’innovazione tecnologica in proposito? Interattività, multimedialità e connettività sono le qualità di queste nuove tecnologie. In realtà l’avvento del digitale terrestre non deve farci illudere: per evitare che i sogni ci tradiscano, dobbiamo essere noi stessi a dare un senso alle promettenti tecnologie che ci vengono offerte. La tv digitale è vicina al mio sogno di libero gestore e spettatore di immagini? Per dare un futuro alla tv digitale dobbiamo soprattutto desiderare un futuro, pretendere cioè un ruolo attivo, da protagonisti, nella fruizione del mezzo televisivo. Le nuove tecnologie per funzionare hanno bisogno di contenuti e noi soltanto possiamo essere il loro contenuto innovativo. Altrimenti il rischio che si corre è che questa straordinaria offerta televisiva, moltiplicata grazie alla disponibilità di nuovi e numerosi canali, ci porterà ad un pericoloso intasamento, ad una assimilazione passiva e decisamente deformante della realtà che ci viene proposta. La realtà a cui mi riferisco è sotto gli occhi di tutti: stiamo assistendo al trionfo di un format televisivo che è sempre più lontano dalla nostra cultura, dai nostri valori, dalle nostre peculiarità, e invece stiamo importando un modello televisivo, quello americano, che essendo molto diverso e discordante da quello che noi siamo, ci sta fortemente spersonalizzando. In concreto: se ricorriamo alla televisione per farci eseguire delle operazioni chirurgiche capaci di trasformare completamente la nostra immagine, se facciamo a gara per partecipare ad un reality show e vivere su un isola deserta portando alla ribalta senza alcun pudore tutta la sfera della nostra intimità, dei nostri affetti, solo per il desiderio di acquistare notorietà, se ci piace vedere in televisione prove di coraggio estreme che a volte portano gli stessi concorrenti alla morte, pensiamo al westling, se addirittura fa spettacolo una storia di “tradimento” in diretta con tanto di interviste al marito “vittima” e alla moglie “peccatrice”, se in una trasmissione come “Domenica in” si pensa di creare uno spazio di dibattito con risse verbali di una volgarità e di una indecenza inaccettabile, ebbene se ci piace vedere tutto questo, e se la televisione sta riscuotendo tanto successo grazie a questo, pensiamo un po’ quale sarà la televisione dei nostri figli… Le responsabilità vanno oltre le leggi di mercato. Il telespettatore non è territorio di conquista. Fasce orarie protette o meno, alcuni modelli di comportamento proposti nelle fiction, nell’intrattenimento o nei reality, come pure nelle trasmissioni di costume, di satira e anche di informazione, non rappresentano per noi un supporto formativo. Insomma, nel difficile rapporto tra televisione e utenti, non esiste una ricetta sempre valida, ma è preminente la responsabilità etica di chi fa televisione. La televisione non va demonizzata tout court in quanto mezzo di comunicazione, ma è il modo di veicolare le informazioni che va gestito con una attenta sensibilità verso il fruitore. Non dobbiamo avere dubbi: attraverso la comunicazione possiamo contribuire a diffondere la conoscenza e a produrre cultura. Il Gruppo Mixer Media può testimoniarlo. Quotidianamente investiamo energie, capacità, professionalità, offrendo uno specifico orientamento alla comunicazione e all’informazione. Guidati dal desiderio di sviluppare e rafforzare una cooperazione di reciproco beneficio nell’interesse del nostro territorio, abbiamo più volte dimostrato l’efficienza di uno stretto legame tra tecnologia avanzata e capacità umana, creatività. Più volte mi sono chiesto se si possa misurare la qualità dei servizi che i mezzi di comunicazione offrono con il solo parametro degli ascolti. La verità è che il modello Telerama, pur mantenendo alto il livello degli ascolti, rappresenta un esempio di televisione non omologato a quello della maggior parte delle altre televisioni nazionali, interregionali e locali. A tal proposito mi viene in mente, tra i tanti riconoscimenti ricevuti, il prestigioso premio Millecanali assegnato a Telerama come migliore televisione d’Italia per la categoria “Programmazione complessiva”, per la varietà e la qualità del nostro palinsesto. No a televendite, telenovelas sudamericane, cartomanti, filmetti anni’70, reality show, donnine la notte, insomma no a tutto quello che può garantire tanti ascolti e facili introiti. Il nostro è un palinsesto che punta su autoproduzioni di alta qualità, è una “family tv” che regala momenti di intrattenimento per tutta la famiglia ma che soprattutto si inserisce in una scelta strategica che rifiuta a priori l’omologazione. Telerama rappresenta un esempio di televisione locale che investendo nella forza della comunicazione al servizio del suo territorio, certifica e valorizza la nostra identità, una vera e propria “ impresa culturale” capace di fornire un forte contributo per incentivare lo sviluppo, offrendo costante attenzione e sostegno alle diverse esigenze legate al mondo economico, sociale e culturale del Salento. Altro valido esempio di televisione interattiva al servizio del suo fruitore è RTS. E’ una televisione guidata dalla certezza che il confronto serva per la crescita sociale e possa contribuire a consolidare la “ Democrazia della Parola”: ogni giorno permette al cittadino in piena libertà di rapportarsi con amministratori, politici, ed esperti di ogni settore, sollevando dibattiti e confronti continui, accrescendo così lo spirito di protagonismo del telespettatore, salvaguardando uno dei fondamentali diritti di un cittadino, ossia la partecipazione diretta alla vita pubblica.  E’ finalmente la gente comune che diventa protagonista, sono i cittadini che richiedono e stimolano interventi destando l’attenzione su svariate tematiche che ci riguardano, contro gli sprechi e i privilegi, contro l’arroganza e gli abusi di potere: i cittadini non più sudditi, ma “ sentinelle” del senso civico. RTS rappresenta, indubbiamente, un primo fondamentale esempio di televisione proattiva, che trova nel contesto sociale il suo passaggio obbligato, che smuove le coscienze, risveglia l’intelligenza e la curiosità per troppo tempo assopita del pubblico, che sottolinea l’importanza di una più forte consapevolezza ad essere attivi, non semplicemente per il gusto di sollevare sterili proteste ma per farci incontrare, per creare dialogo, per costruire attivamente il nostro percorso di crescita che, altrimenti, rischia di rimanere interrotto. Una televisione affidabile, autorevole, che si pone al completo servizio della comunità. La televisione anche come importante veicolo per sensibilizzare ed attirare l’attenzione sui piccoli e grandi problemi sociali. Pensiamo alla grande iniziativa di solidarietà “Cuore Amico” che, coinvolgendo tutte le forze attive del territorio, puntando sulla concretezza e sulla trasparenza, ha portato il telespettatore salentino ad avere maggiore coscienza e conoscenza del valore della propria cultura di appartenenza, aiutando tanti bambini e tante famiglie salentine in difficoltà. La forza della comunicazione televisiva, dunque, a disposizione della gente, per raggiungere tutti e per spiegare anche le ragioni dei deboli.  La meravigliosa “ scatola magica” può e deve essere un positivo strumento di comunicazione. Importante è saper cogliere l’importanza del suo ruolo e investire le nostre energie con convinzione per far sì che i suoi fruitori ne traggano beneficio, evitando tutto ciò che possa screditarla.

di Paolo Pagliaro

Lecce, 16 febbraio 2006