La campagna elettorale “dell’apparire” e la gara ad attaccare l’informazione

6 Aprile 2006 La campagna elettorale “dell’apparire” e la gara ad attaccare l’informazione

Prendo spunto dalla nota polemica che si è sviluppata in questi giorni tra i giornalisti del mio gruppo e alcuni esponenti politici, per esprimermi in merito alla tanto dibattuta questione “Potere politico – Forza dell’informazione”. Per non condizionare ed influenzare questa polemica ho preferito restare in silenzio ed aspettare il tempo necessario perché si concludesse nella maniera più giusta possibile, e devo dire che alla fine questa “presunta” controversia si è risolta come doveva: il Corecom ha chiuso la vicenda non rilevando alcuna violazione della “par condicio” e dunque non è stata comminata alcuna sanzione nei confronti delle due emittenti televisive del mio gruppo, Telearma ed RTS; l’osservatorio dell’Università ha decretato l’assoluto equilibrio e l’indiscutibile imparzialità del nostrosistema informativo. Al di là della vicenda specifica, a livello nazionale il problema dell’eccessivo condizionamento tra il potere politico e la forza dell’informazione è ormai all’ordine del giorno. L’opinione diffusa è che questa campagna elettorale si stia allontanando sempre più dalla “vera politica”, e stia invece contribuendo al logoramento della “democrazia del pensiero e della parola”, fondamento della nostra comunità. In televisione, poi, di tutto di più: politici che si contendono battutine, sorrisi studiati a tavolino, slogan di poco spessore, provocazioni, frasi fatte. I commenti degli esperti televisivi nel dopo “faccia a faccia” Berusconi – Prodi?…Berlusconi guardava la telecamera sbagliata, parlava con la penna ed era nervoso; Prodi ha tentato di dare alla gente il sogno della felicità, con un sorriso stampato e un po’ finto… Ebbene, questo è stato il messaggio trasmesso dai protagonisti della scena politica del nostro Paese alla stragrande maggioranza dei cittadini: almeno quando si sceglie chi dovrà governare, vorrei che si decidesse sulla sostanza e non solo su aspetti così superficiali…Insomma, i nostri politici si stanno impegnando per conquistare il “ring della tattica” e trasformare così queste elezioni, importante strumento di democrazia x il nostro futuro, in semplici prove di “tecniche di persuasione”. Invece di comprendere e finalmente riconoscere le opportunità e i benefici di un buon uso dell’informazione, soprattutto in questo periodo, si fa a gara a chi più riesce ad attaccarla e screditarla: in realtà quello che emerge è solo una grave forma di irresponsabilità nei confronti dei cittadini e una grande mancanza di rispetto nei confronti di chi, come noi, da anni lavora in questo settore ed ogni giorno si impegna ad offrire un servizio pubblico con grande senso di responsabilità. Il Presidente Ciampi recentemente ha sottolineato l’importanza dei principi di pluralismo, obiettività, completezza e imparzialità dell’informazione, che deve conservare e rafforzare sempre più la sua attività di servizio pubblico che alimenta ed arricchisce la cittadinanza, favorisce alla partecipazione attiva. In realtà per rispondere a questa forte domanda di coinvolgimento democratico, bisogna imparare ad usare i mezzi di informazione a nostra disposizione: in Italia disponiamo di innumerevoli quotidiani e testate periodiche, oltre a un gran numero di emittenti televisive e radiofoniche. I cittadini sono liberi di scegliere il modello di informazione che risponde alle loro esigenze: si parte dal presupposto che tutti i mezzi di informazione debbano essere liberi ed imparziali ma qualora si avesse la percezione, e può succedere, che qualcuno tra questi non lo sia, il problema in realtà non è così grave come sembra: il nostro ordinamento consente e protegge la libertà di informare, di informarsi e di essere informati, nel pieno rispetto delle nostre scelte. Ma se la libertà di stampa è un diritto inalienabile, l’importante è che questa non vada a conciliarsi con la libertà diffamatoria. Fortunatamente, però, viviamo in una società democratica che garantisce il diritto di replica consentendo a chiunque di poter dimostrare la propria verità. Nel caso specifico dell’informazione politica televisiva, il rischio è ancora più alto: si assiste ad accesi dibattiti sulla “censura” , sulla televisione che “sposta i voti”, fino alla deriva della “par condicio”. La domanda è sempre la stessa: “la televisione sortisce realmente i magici effetti che auspica chi vuol raggiungere il proprio obiettivo?”. Se si vincono le elezioni va tutto bene, se si perdono, una delle principali responsabili di questo risultato è proprio la cattiva informazione, distorta, manipolatrice “di parte”.Dobbiamo anche, però, trovare il coraggio di riconoscere che in questi giorni si può riscontrare chiaramente da parte dei politici, che dovrebbero essere per tutti noi l’esempio vivente di un paese che si regge su un sistema democratico, un atteggiamento “di prepotenza”, di vera e propria “arroganza”, dettate da un desiderio di apparire più che di comunicare, di piacere più che di spiegare, di parlare più che di dire, dimostrando spesso una grande superficialità e povertà di contenuti. Dove sono le idee, dov’è la passione, dove sono i valori?In realtà, la televisione si rivela per quello che è. Un semplice mezzo. Senza aggettivi. Se mai tanto ottusa se governata dai inetti, tanto “sciocca” se fatta e gestita da incompetenti. Il nostro ruolo è quello di valorizzare ciò che ha valore, di aiutare chi ha cose da dire, per far si che un messaggio possa essere trasmesso al maggior numero possibile di persone senza esclusioni.Forse, la verità, è che siamo accorto di argomenti?Forse è più facile per un politico dire che l’informazione non garantisce equità, anziché impegnarsi ad usarla lui per primo come si dovrebbe? Il valore e il senso della professione sono la risposta a tutto questo, per offrire responsabilmente, ognuno secondo le proprie competenze, un servizio pubblico ai cittadini. Restando, però, ognuno al suo posto.

di Paolo Pagliaro

Lecce, 6 aprile 2006