La radio libera

10 Gennaio 2007 La radio libera

Università degli studi di Bari
Convegno sui trent’anni di libertà d’antenna della radio

Ero molto giovane quando mi affacciai al mondo della radio: mi appassionava l’idea di poter arrivare al cuore della gente attraverso la musica, di avere un ruolo attivo nel mio territorio.
In quegli anni il mercato pubblicitario non si era ancora aperto, non c’era ancora la cultura della promozione e la consapevolezza dell’importanza della pubblicità, ma ero sicuro che prima o poi ci sarebbe stata la dovuta attenzione nei confronti della comunicazione, essenziale per lo sviluppo economico, sociale e culturale del nostro territorio.
La radio rappresentava per tutti noi giovani una realtà fortemente aggregante, capace di creare unione, di suscitare stimoli, dove si sprigionava la voglia di fare esperienze nuove, dove si respiravano i primi vagiti del giornalismo. Il contatto diretto con i radioascoltatori era la nostra forza, con le telefonate in diretta, le dediche, e poi le prime radiocronache, lo sport… Si trattò di una vera e propria “rivoluzione sociale”: grazie alla radio si “ accese” il mondo, e come me tanti altri miei coetanei che oggi sono affermati professionisti, giornalisti, imprenditori di successo sono passati dalla radio. Era per noi giovani un contenitore di idee, di iniziative, faceva parte della vita di tutti i giorni, era evasione, libertà, avvolta da un velo di mistero capace di raggiungere chiunque e in qualunque momento con le sue “voci senza volto”, che esaltava la fantasia, agevolava enormemente la socializzazione e l’aggregazione, era il luogo privilegiato di osservazione e di riflessione, oltre che la nostra principale fonte di svago e di divertimento.
Imparavamo, stando insieme ogni giorno, a metterci alla prova, a lavorare in gruppo, a “ fare squadra”, a coordinarci come una vera e propria “macchina organizzativa”, che doveva quotidianamente preoccuparsi anche di reperire le risorse necessarie per andare avanti.
La radio ci permetteva di soddisfare il nostro desiderio di comunicare, di trasmettere i nostri pensieri, in piena libertà, “ tagliati su misura” per una grande varietà di esigenze e gusti, fonte di compagnia quotidiana per giovani e meno giovani.
La radio promuove circolazione di idee, contribuisce allo sviluppo della creatività e della capacità di innovazione, non è solo un fornitore di “ testi”, ma rappresenta un vero e proprio “orologio sociale” che scandisce i diversi momenti della nostra giornata, i periodi belli e brutti della nostra vita.
Per questo la radio non può essere definita solo un “medium”, uno strumento statico, ma è essenzialmente un processo, un processo dinamico, in continua evoluzione, che sta al passo con i tempi, che coinvolge creatività e insieme routines produttive, apparati tecnici e innovazioni tecnologiche, stili e comportamenti di fruizione.
La radio, insomma, è prima di tutto un “fatto sociale”: chi potrebbe oggi legittimamente parlare di radio riferendosi solo al ruolo della modulazione della frequenza nell’apertura di spazi di libertà prima inimmaginati, chi potrebbe in coscienza limitare l’analisi della radiofonia alla semplice disamina del rapporto fra “talk radio” e “format radio”, chi potrebbe ritenere di esaurire il discorso sulla radiofonia semplicemente studiando i dati Audiradio?
E’ necessario invece prima di tutto individuare gli snodi sociali che consentono ai fruitori di fare della radio ciò che è essa oggi.
Non è casuale che la radio sia stata in momenti diversi lo strumento privilegiato di propaganda e di omologazione sociale, l’apparato rivoluzionario per eccellenza, il canale di definizione di una nuova identità nazionale, il simbolo di una generazione in rivolta, un modo specifico di far parte della società, uno stile di consumo.
Entrare in macchina, accendere la radio, sintonizzarsi sulla propria frequenza preferita o abbandonarsi allo zapping, che ci accompagnerà lungo il nostro percorso, sembra normale.
Scegliere se affidarsi all’informazione di un emittente “ all News” o a quella essenziale delle reti musicali, ci appare automatico. Eppure, se pensiamo al nostro passato, capiamo che non è così: erano gli anni settanta, anni in cui si proclamò la libertà di emissione radiofonica privata nel nostro Paese.
E’ nella percezione sociale dei cittadini che si fa strada il nuovo ruolo e le potenzialità offerte dalla radio, anzi dalle molte e diverse radio indipendenti che, significativamente, vengono subito definite “libere”, in contrapposizione alla radiofonia Rai, percepita come troppo legata al potere politico e troppo ingessata nello stile e nella programmazione.
Alla base di questa nuova era della radio innanzitutto un forte consenso sociale che legittima un uso diverso del medium radiofonico, personalista, interlocutivo, una programmazione più dinamica che si contrappone al tradizionale palinsesto, ottenendo un riconoscimento pubblico che fa della radio uno strumento disponibile ed accessibile da tutti, democratico, che contribuisce alla partecipazione attiva della cittadinanza, e infine lo sviluppo di investimenti pubblicitari in ambito locale, che consentono la nascita di un mercato prima inesistente accessibile anche da operatori medio- piccoli.
Insomma si afferma un uso della radio come” mezzo di liberazione”, di “rivoluzione”, di “ interazione”, che sta dalla parte del pubblico, svolgendo un ruolo di vera e propria rappresentanza sociale, di tipo spesso identitario: la radio era fortemente legata al territorio in cui operava, lo rappresentava e lo identificava, tanto che nella maggior parte dei casi le radio prendevano il nome della città di appartenenza, e spesso i loro slogan recitavano “ La tua Radio”…
Credendo fortemente in questi principi, ho fatto in modo che il Salento potesse avere a disposizione ben cinque radio tutte molto diverse tra loro, per soddisfare pienamente ogni esigenza.
Radio Manbassa, vicina al suo pubblico con le sue serate e i suoi “Manbassa Tour”; Radio Salento, la “prima” radio per i salentini, completa, per tutti quelli che ascoltano solo musica italiana; Radio Rama, che da circa trent’anni è ormai il punto di riferimento per tutto il Salento, che insieme alla musica ci offre notizie ed aggiornamenti quotidiani, dove la cronaca, la cultura, lo sport, il mondo del lavoro, lo spettacolo sono i soggetti e i protagonisti che rendono quotidianamente la nostra informazione radiofonica un momento di crescita importante per tutti i salentini; Jet Radio, la mia preferita, con la sua musica singolare e raffinata ,e Radio Boombastic, una radio di tendenza, dedicata ai giovani, con tutte le novità del momento.
Abbiamo fatto in modo, inoltre, che la radio sia messa a disposizione della gente, pensata e gestita al servizio del territorio, per raggiungere chiunque e per spiegare anche le ragioni dei deboli. Grazie a Cuore Amico, infatti, siamo riusciti a portare il radioascoltatore salentino ad avere maggiore coscienza e conoscenza del valore della propria cultura di appartenenza; attraverso le nostre dirette radiofoniche abbiamo permesso a tante famiglie di trovare la forza di condividere i loro problemi quotidiani insieme a noi, di riuscire ad incontrarsi e a ritrovarsi, a confrontarsi, ad aiutarsi, a smuovere e a sensibilizzare le coscienze.
Abbiamo sempre creduto e continueremo a credere e ad investire energie nelle potenzialità della radio, fiduciosi non solo per le nuove possibilità che le tecnologie le potranno consegnare, bensì per le inedite funzioni sociali che la vecchia ma ancora vitalissima scatola sonora saprà cogliere, e forse inventare.

Bari, 10 Gennaio 2007