Marchi d’area – Salento D’amare. Dalle produzioni tipiche allo sviluppo del territorio

15 Maggio 2007 Marchi d’area – Salento D’amare. Dalle produzioni tipiche allo sviluppo del territorio

Intervento Convegno Nazionale Castello Carlo V.

E’ oramai da tempo che abbiamo capito, in maniera coraggiosa e pionieristica, che la sfida alla globalizzazione passa attraverso il recupero, la valorizzazione e la promozione della nostra cultura, della nostra storia, della nostra identità. Ci si trova a rapportarsi con le altre culture, a presentarsi e conoscersi, a scambiarsi, di fatto, il biglietto da visita. Ecco Salento d’Amare è questo: il nostro biglietto da visita.


E per questo deve dire chi siamo, dove siamo, cosa facciamo, quali segreti nascondiamo. Dev’essere il ritratto di un territorio che è tutto da scoprire, senza la paura di non essere all’altezza.
La nostra economia, rispondendo alle regole di sviluppo economico e sociale, deve puntare sul turismo, una delle sue principali risorse, agendo sia sulla formazione della domanda che sulla capacità dell’offerta.
E’ un dato statistico che la maggior parte dei flussi turistici si orienta verso attrattive, come le nostre, non facilmente riproducibili quali quelle di carattere naturale oppure storico.
Consapevoli di questo possiamo dire di aver preso per mano ed accompagnato con immenso entusiasmo il percorso “glocal”, ma bisogna avere la forza ed il coraggio per dire che non possiamo fermarci all’esistente: ci sono eventi, momenti di eccellenza che ci appartengono, che meritano di diventare costanti laboratori, percorsi culturali, sociali, umani che possono rappresentare occasioni uniche di promozione e valore aggiunto per la nostra economia.
Noi abbiamo un marchio che ci rappresenta “SALENTO D’AMARE” da far conoscere ed esportare in tutto il mondo.
Dobbiamo custodire e sostenere, a tutti i livelli, il nostro Salento, il nostro patrimonio storico – culturale che è unico, attraverso una maggiore formazione e informazione; dobbiamo potenziare le politiche ambientali poiché il territorio è anche qualità della vita e vivibilità dei luoghi; dobbiamo far sviluppare le politiche culturali perché il territorio è identità e appartenenza; dobbiamo valorizzare le nostre radici e accrescere la consapevolezza dell’unicità delle nostre tradizioni.
Dobbiamo, però, prestare attenzione affinché non si corra il rischio di omologarsi prendendo come modello formule e sistemi turistici assolutamente lontani dalla nostra natura.
Il Salento può farsi amare, e farsi amare da subito profondamente, proprio come Salento: per la sua semplicità, per la sua naturalezza, per la sua autenticità. Questo non significa abbandonare la nostra terra a se stessa, significa invece rendere possibili trasformazioni del territoirio che potenzino le sue differenze.
Un Salento che tenta di riprodurre i modelli che si sono affermati altrove, si tratti di Rimini o di Viareggio, si tratti delle località alla moda in Grecia o delle zone più recenti della Croazia, rischierà di essere pacchiano e non preferibile a queste località.
Un Salento che si conservi nella sua differenza, senza untuosità, senza mostruosità e senza immediate ed invasive aspettative di trasformazione, sarà amato proprio perchè sarà vissuto così come è stato sempre percepito.
La sua cultura sta proprio nella naturalità del suo continuare ad essere così come è. L’evoluzione del territorio si produce da sè e non si realizza per imitazione.
L’imitazione non può essere pensata come strategia, lo sviluppo non può essere indotto dall’esterno e pensato secondo modelli che possono solo trasformarci in artificiosità.
Lo sviluppo è sempre un processo autoctono che si muove verso orizzonti che rafforzano le particolarità di un territorio. Presentarsi significa voler rafforzare la visibilità della propria differenza.
Un territorio è sempre LOCALE. Attrae la globalità perchè si lascia fruire globalmente proprio perchè non si confonde, non può essere riproducibile.
Non è la confusione del locale nel globale ciò che trasforma il locale in motivo di attrazione globale, ma è solo la specificità di un luogo ciò che attira a sè la globalità dell’interesse.
Se queste considerazioni hanno una loro plausibilità, allora dovrebbero indurci a pensare strategie immediatamente diverse di presentazione delle nostre specificità. Altro marketing, altre prospettive, altre forme di comunicazione, altri veicoli di presentazione della nostra offerta.
I tedeschi che vanno in Toscana continueranno ad andare in toscana per le specificità che l’ambiente toscano ha da sempre offerto. Nessuno verrà mai nel Salento per cercare quello che avrebbe cercato in Toscana. E del resto se lo facesse rimarrebbe deluso.
Il tedesco che invece va alla ricerca d’altro, potrà cercare il Salento se saprà che nel Salento non troverà toscanismi di nessun genere.
Così come il tedesco che per anni è stato abituato ad andare a Rimini non verrà nel Salento per bere la birra e cantare in gruppo come ha sempre fatto, mangiando wurstel, crauti e patate fritte, sul lungomare di Rimini. Non ha senso pensare a forme di sviluppo da clonazione.
Ha senso invece, come dicevo, presentarsi nudi, cioè mettere sul mercato una unicità che fa la differenza.
Insomma nell’attesa che le nostre battaglie possano avere non un vincitore ed un vinto, ma che possano vedere il nostro mosaico infrastrutturale compiuto, non arrendiamoci. E se do atto che insieme alle istituzioni del territorio abbiamo scalato una montagna per farci finalmente conoscere, preso atto di un contesto che purtroppo non ci aiuta, da Roma a Bari, cambiamo l’immagine del nostro territorio: presentiamolo per quello che è: restituiamogli le sue fotografie originali della terra a volte difficile da raggiungere e da scoprire, ma ricca di misteri, di avventure, di emozioni, di sorprese inimmaginabili. Parallelamente non molliamo. E’ la sfida nella sfida.
Do atto alle istituzioni locali di aver meritoriamente intrapreso una strategia fatta di posizioni anche dure e coraggiose nei confronti di chi ha in mano la regia dei nostri destini. E non dimentichiamo mai la lista delle nostre priorità. Facciamolo però, senza perdere di vista l’obiettivo: attrarre da subito flussi turistici.
Per far questo, per correre contemporaneamente sul binario del presente e su quello del futuro, è necessario agire su diversi fronti.
Importantissime le politiche di sviluppo gestite dall’intervento pubblico, quali la creazione di uffici del turismo, le campagne pubblicitarie, il miglioramento delle infrastrutture, il miglioramento della qualità e della produttività delle imprese turistiche, gli incentivi per diversificare l’offerta, la formazione del personale addetto, il censimento e la valorizzazione dei beni culturali, la protezione dei beni ambientali.
Altrettanto importante, permettetemi di evidenziarlo, e vi ringrazio per questo invito che testimonia quanto sto per dire, il costante impegno di Mixer Media che, in linea con la sua mission, mette a disposizione le sue risorse umane e tecnologiche per creare il giusto connubio tra globale e locale, e per offrire un importante punto di riferimento al nostro territorio.
Grazie alla forza della nostra informazione militante con le nostre 10 battaglie svolgiamo un ruolo pro-attivo per sensibilizzare e smuovere le coscienze su tematiche centrali per lo sviluppo del Salento. Ed allora:
– – i collegamenti, partendo proprio dalla valorizzazione dell’aeroporto di Brindisi con un maggior numero di voli, il miglioramento delle infrastrutture, dei servizi, il potenziamento e la riqualificazione dei trasporti stradali e ferroviari, la creazione di nuovi porti turistici;
– – una maggiore accessibilità alle località turistiche con mezzi e collegamenti capillari;
– – il recupero, la valorizzazione e la promozione della nostra cultura e della nostra storia;
– – in linea con la “Carta del Turismo sostenibile” informiamo e sensibilizziamo residenti e turisti al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente e delle risorse culturali dei luoghi.
Ho sempre creduto personalmente nella forza della comunicazione locale, quale valore aggiunto, che è crescita, informazione, conoscenza e formazione, che permette ad un territorio di svilupparsi, alle persone di acculturarsi, agli enti di avvicinarsi ai cittadini. Il nostro è un vero e proprio ruolo di partenariato sociale, rappresentiamo un soggetto attivo di programmazione territoriale, capace di diffondere conoscenza, svolgendo un’opera di costante monitoraggio del territorio, per superare i vari gap strutturali che purtroppo sussistono nella nostra realtà, per dare finalmente la possibilità al Salento di compiere “lo scatto d’ali” che da tempo ci aspettiamo.
Il meglio della produzione di casa nostra, il meglio di quello che siamo, si deve trasformare in un beneficio collettivo.
I nostri colori non solo il nostro mare, ma anche i vigneti, gli agrumeti, i fichi d’india, gli ulivi, i muretti a secco, le “pagghiare”, i nostri luoghi: dobbiamo essere in grado di sfruttare le nostre peculiarità, per poter proporre un’offerta mirata, capace di soddisfare le diverse esigenze.
Il nostro Salento ha tante risorse e ricchezze, la grande suggestività dei suoi diversi paesaggi, le due fasce costiere, la ionica e l’adriatica entrambe affascinanti e meravigliose proprio perché così differenti, da dove potersi godere l’alba e il tramonto, e non dobbiamo dimenticare la ricchezza dei piccoli centri dell’entroterra, anch’essi unici e sorprendenti.
La nostra arte, la nostra musica, i nostri riti religiosi, il nostro dialetto, la nostra cucina, i nostri reperti archeologici, rappresentano risorse inestimabili su cui dobbiamo investire e che la forza della comunicazione può riscoprire, promuovere e valorizzare.
Valorizzare il Salento significa impegnarsi a riscoprire e promuovere tutti gli eventi ad esso connessi, per rendere partecipi i cittadini, senza alcuna esclusione, delle nostre peculiarità, di cui non sempre siamo pienamente consapevoli.
Cito un esempio per poter meglio far comprendere il percorso che ha portato la diffusione di una tradizione molto antica per i salentini “la pizzica” a diventare l’evento che oggi è “La notte della Taranta”:
abbiamo iniziato, 6 anni fa, a sostenere il festival della Grecìa Salentina, diffondendo nelle case dei salentini le sonorità proprie della nostra terra convinti che bisognava accrescere, in ognuno di noi, la consapevolezza ed il valore della nostra identità.
Nacque, quindi, l’idea di un progetto mediatico – culturale che non si limitava a fidelizzare i telespettatori del Salento ma, con lungimiranza, proiettava la nostra musica popolare in tutt’Italia e oltre confine nazionale, grazie alla rete di 100 emittenti locali ed alla trasmissione satellitare.
Abbiamo quindi dimostrato quanto sia importante la forza della comunicazione, puntando sulla valorizzazione della nostra musica tradizionale oggi richiesta e itinerante in diversi paesi del mondo.
Abbiamo diffuso conoscenza e prodotto cultura.
Grazie a quest’evento il Salento e la sua musica tradizionale sono stati conosciuti in tutta Italia e nel Mondo dimostrando che la nostra musica con le sue sonorità calde e solari può veicolare il Salento così come altri fenomeni musicali come il flamenco, la salsa, il tango, il samba, la bossanova, il fado, la tarantella, identificano in maniera chiara un territorio, una cultura, un’identità.

Mixer Media, (Telerama, RTS, Radio Rama, Radio Salento, Radio Manbassa, Jet radio, Radio Nice) si propone, da oltre vent’anni, la finalità di dare nuovi impulsi alla crescita economica, sociale e culturale del territorio salentino.
Guidati dal desiderio di sviluppare e rafforzare una cooperazione di reciproco beneficio nell’interesse della nostra comunità, il Gruppo Mixer Media ha più volte dimostrato l’efficienza di uno stretto legame tra tecnologia avanzata e capacità umana, creatività, competenze specifiche, conoscenza del territorio, attraverso una serie di iniziative di marketing territoriale di successo.
Oggi rappresentiamo una vera e propria “infrastruttura immateriale”, attraverso cui il Salento si identifica, si confronta e si apre al dialogo con altri paesi europei e del Mediterraneo attraverso il canale satellitare Puglia Channel, importante strumento che permette di esportare la nostra identità e di far veicolare la nostra cultura superando i confini locali, per farci conoscere, per promuoverci, per valorizzare e certificare le nostre eccellenze.

Ottimo il lavoro che la Provincia ha realizzato aderendo a “Marchi d’area” inserendo nel programma il marchio SALENTO D’AMARE. Una sfida strutturale per lo sviluppo con l’obiettivo di coniugare le tipicità salentine con l’innovazione e la modernità.

Da parte nostra abbiamo ideato circa tre anni fa un rotocalco SALENTO D’AMARE per raccontare il Salento, la sua storia, la sua cultura, la sua arte, la sua economia, le sue tradizioni.
L’immagine è un fattore importante che una certa località si crea, soprattutto attraverso i canali di informazione. La pubblicità turistica e i messaggi che il potenziale turista riceve sono numerosi e diversificati (depliant, televisione, guide turistiche, giornali specializzati).
Noi che facciamo televisione abbiamo pensato di raccontare le nostre peculiarità ambientali, i processi di produzione e della qualità dell’olio di oliva, del vino e dei prodotti enogastronomici salentini, dell’artigianato o dell’impresa culturale. Ciò significa esportare il valore di un prodotto per importare la domanda di nuovi consumatori, creando un nuovo mercato tutto da scoprire.
Se poi pensiamo all’industria del turismo, trasmettere SALENTO D’AMARE in onda in Italia, Europa, nei paesi del bacino Mediterraneo e nel Nord America, vuol dire diffondere l’immagine e mettere in vetrina tutto ciò che caratterizza la penisola salentina, vuol dire avere a portata di salotto, in tutte le case dei potenziali visitatori, una cartolina permanente della nostra Provincia, per donare suggestioni, per attirare la loro attenzione e indirizzare la loro scelta sul Salento, preferendolo alle molteplici offerte di mete turistiche rinomate.
C’è un Salento diverso nell’etere. Un Salento autentico, nascosto, pronto a riaffiorare. C’è un Salento che aspetta di essere amato, che chiede una maggiore attenzione, più di un semplice ricordo.
C’è un Salento che ogni settimana si manifesta attraverso i racconti e le storie del rotocalco di TELERAMA, Salento d’amare.
Il programma oramai, ha raggiunto l’obiettivo di recuperare la memoria dei codici della nostra comunità, promuove una campagna di educazione permanente all’autenticità attraverso la conoscenza dei luoghi, dei suoni, dei sapori, della lingua, cogliendone le molteplici connessioni. Abbiamo corso il rischio dell’incomprensione parlando di valori come la qualità e l’identità culturale, ma avevamo visto giusto, e dopo anni di lavoro sono arrivati i risultati.
Oggi non c’è salentino nella nostra provincia e fuori confine che non abbia avvertito per un solo istante la voglia di “salvare” il suo “Salento d’amare.”
Perché la scommessa è stata anche quella del satellite: essere parte di un’informazione globale permette di disegnare identità culturali reali, che non siano frutto di fantasie. La tradizione, l’identità, come obiettivo culturale, può essere recuperata anche con un approccio policentrico e multiculturale. Non a caso, per dare un tocco internazionale la conduzione del programma è stata affidata a Jacqueline Adames, salentina d’adozione, che grazie alla sua conoscenza di diverse lingue trasferisce non solo contenuti ma soprattutto emozioni dalla terra d’amare.
L’esperienza di Salento d’amare ha permesso al nostro gruppo di ricevere attestazioni di merito che hanno premiato l’impegno ma soprattutto il pubblico del rotocalco che ha creduto nel progetto, condividendolo.
Abbiamo ricevuto diversi premi da altrettante giurie di qualità: dal premio Hermes per la comunicazione turistica assegnato da una giuria internazionale di esperti, a quello per la stessa categoria assegnato nella città di Cracovia dalla Federazione Europea della stampa turistica, solo per citarne alcuni.
Un progetto complesso quello di Salento d’amare che si è sviluppato su diversi percorsi.
Un Salento di emozioni e suggestioni diffuse attraverso il calore delle osterie, la vivacità dei laboratori artigianali, il fascino dei centri storici, le parole dei poeti che animano le torri, la luce dei fari e dei tramonti, le montagne catturate all’alba sulla scogliera di Otranto.
Il rotocalco del venerdì è un grande laboratorio, dove un’impresa culturale si mette a disposizione di un territorio che, ritrovato l’orgoglio della propria identità, può cominciare a costruire un modello autentico di sviluppo culturale.
Ecco perché mi auguro che il Salento d’Amare che esportiamo sia anche il frutto di un costante confronto e dialogo con le forze attive del territorio.

Il sistema Salento decolla solo se i salentini ne hanno piena consapevolezza, se il progetto è condiviso, se dietro al marchio Salento d’amare c’è la storia di chi lo ha amato e continua ad amarlo”.

Lecce, 15 maggio 2007