Altro che alienazione: La notte della Taranta è partecipazione attiva

6 Settembre 2007 Altro che alienazione: La notte della Taranta è partecipazione attiva

 

La Notte della Taranta continua a riscuotere un enorme successo, a far parlare di sé, a suscitare critiche a cui sento il dovere di esprimere il mio pensiero. Il 02/09 u.s. il Dott. Gino Santoro è intervenuto su La Gazzetta di Lecce esprimendo una sua valutazione sul significato dell’evento.

Ogni critica, se costruttiva, può servire a migliorarci, ma quando, come in questo caso, è sterile e non propone alternative, suona inutile, oltre che datata.
Nessuno pretende di credere che un evento culturale possa risolvere i problemi di ogni giorno, vedi disoccupazione, lavoro precario, emigrazione, “festivizzando il quotidiano”.
Il suo significato è la celebrazione di una ricorrenza familiare per chi vuole, per una notte, lasciarsi travolgere dalla suggestione della musica, della nostra l’identità.
100.000 presenti in piazza, 800.000 davanti ai televisori: “una folla solitaria amplificata dall’alienazione televisiva”.

Preoccupante è che sia un docente universitario di storia del teatro e dello spettacolo a considerare la televisione, nel caso della Notte della Taranta, strumento di alienazione.
La Notte della Taranta è partecipazione attiva, è piazza protagonista.
Una diretta come la nostra, che attraverso il satellite, ha non solo esportato questa festa in tutta Europa, nei paesi del Bacino del Mediterraneo e del Nord America, ma ha anche permesso il coinvolgimento di ben 160 tv italiane, può essere considerata alienante?
Non potrebbe, invece, averne accresciuto il senso, soprattutto sul piano dell’esperienza umana, individuale e collettiva dischiudendone a tutti l’accesso, rafforzando l’integrazione sociale? Migliaia di individui si sono ritrovati a celebrare valori comuni, riscattando la presunta passività dello spettatore.
Per Telerama, al di là delle valutazioni espresse nell’articolo in questione, “sfida alla modernità” significa essere una televisione indies, che va nella direzione di una decisa e più accanita difesa dei valori identitari, contro la sempre più incalzante omologazione culturale.

“Sfida alla modernità” per noi significa battersi ogni giorno per far sì che i nostri sistemi di significato, i valori autoctoni, vengano rispettati e valorizzati.
Da sempre preferiamo discostarci dai modelli di televisione “trash” che dominano invece incontrastati i palinsesti, e che ci propinano televendite, telenovelas, telefilm americani, filmetti anni 70, donnine e hot line la notte. E quando si parla della “ Notte della Taranta”, la sfida è stata proprio questa: difendere il primato della televisione radicata sul territorio, quella più vicina alle realtà territoriali, “sentinella dei presidi culturali”.
Siamo orgogliosi di dire che la “ Notte della Taranta” è Salento, la “ Notte della Taranta” è Telerama nella misura in cui siamo stati i primi ad aver contribuito a farne un “ must – see”, ed è bello sentire forte questa consapevolezza tra i nostri spettatori.
E’ evidente che gli attacchi ricevuti mirano a sminuire il nostro lavoro con lo scopo di prendere il nostro posto. E per farlo ci si è basati, scientemente, su dati di ascolto inesatti. Nonostante i risultati non sono i dati Auditel la nostra priorità.

L’Auditel pubblica solo dati regionali, oltre che ovviamente nazionali, basati su un campione decisamente basso.
Nel caso di rilevazioni a livello provinciale i dati Auditel sono del tutto inesistenti: in Puglia le rilevazioni sono basate solo sugli orientamenti di 313 famiglie.
Impegnarsi per convincere i telespettatori di primati inesistenti non è rispettoso: i cittadini meritano attendibilità e l’inconsistenza dei numeri evocati è mirata a deviare il pubblico.
La domanda è legittima: cosa è stato fatto quest’anno che da Telerama non era stato già fatto negli anni scorsi? Il successo dell’evento è cresciuto, ma il contributo offerto dalle emittenti in campo è rimasto inalterato.
Chi si è proposto di descrivere l’altra faccia del Concertone, lo ha fatto senza tener presente che sono i 100.000 cittadini in piazza e i milioni davanti ai televisori la vera forza dell’evento, sono loro i protagonisti indiscussi. La televisione non fa altro che facilitare la loro partecipazione, specialmente quella di chi è lontano dal Salento. L’identità salentina non si acquisisce sulla base di un “people – meter” da sbandierare alla prima occasione utile. L’identità salentina bisogna averla da sempre.

E’ questa l’occasione per capire una volta per tutte che il futuro della televisione è smettere di pensare ad essa in termini di elettrodomestico: essa è finestra sul mondo, è circolazione di idee, è pluralismo, è democrazia, è libertà.
Altro che alienazione…!

(pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno)

di Paolo Pagliaro

Lecce, 6 settembre 2007