La nona battaglia di Telerama La battaglia per la buona sanità Il diritto alla salute

3 Novembre 2007 La nona battaglia di Telerama La battaglia per la buona sanità Il diritto alla salute

citta_magazine

Un malato in cerca di cura. Definire in questo modo la sanità pugliese, come tutta quella italiana d’altronde, non sembra essere poi tanto azzardato.
La nona battaglia di TeleRama cerca attraverso la forza dell’informazione di estirpare qualche radice velenosa sostenendo legittimamente non un capriccio, non un optional, ma un diritto.
E’ scritto nero su bianco tra le pagine della Costituzione italiana, all’art. 32, comma I , che: “La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Questo in linea di principio, ma in pratica ciò avviene? Domanda retorica, penseranno in molti… Dal momento che la realtà è sotto gli occhi di tutti.
La fotografia della sanità non è quindi sfocata, ma nitida: le strutture ospedaliere affannano creando disagi ai malati; le liste d’attesa prolungano le sofferenze, non consentendo spesso diagnosi e cure tempestive; la consistente spesa sanitaria non contribuisce a conseguire i risultati sperati…e molto spesso gli sprechi lievitano. Per non parlare poi delle difficoltà incontrate dai meno abbienti nel difendere la propria salute. Si, perché in molti casi sono i soldi a fare la differenza e a salvare una vita.
TeleRama si batte quindi per la garanzia delle cure gratuite, per l’abbattimento delle liste d’attesa, per servizi ospedalieri al passo coi tempi, per una sanità a misura d’uomo.
I primi grandi risultati sono già visibili: a partire dalla Pet-Tac a Lecce, uno strumento di grande sostegno nella cura dei tumori che dà una speranza in più ai malati di cancro, fino ad arrivare al concreto impegno della politica locale nei confronti dei gemelli Quarta, costretti a letto da anni a causa di una grave malattia. E la parola va a coloro che sostengono questa battaglia…E’ duro il commento di Cosimo Quarta da Lecce: “sottoscrivo con la speranza, l’augurio e la convinzione che la sanità e insieme tutti gli altri potentati piccoli e grandi, possano presto acquisire lo spirito di servizio per il cittadino, perché la politica venga allontanata dalle nomine, perché il rispetto della singola persona, in particolare quella più debole impregni l’operato degli operatori della sanità, perché si eliminino gli sprechi.
Penso alle tante commissioni inutili, spesso doppioni frequentate da decine, centinaia di professionisti. Penso ai tanti soprusi, baronie, mafie ecc. che intorno e contro il diritto alla salute del più debole ruotano e si ingrassano”.
Barbara Vetrugno da Novoli si sofferma sulle differenze di trattamento in base al denaro: “purtroppo per quanti sforzi si facciano i cittadini ricchi e potenti verranno curati meglio di quelli meno fortunati economicamente”.
Giuseppe da Campi solleva una questione molto importante: “da anni, l’ospedale di Campi Salentina è stato ridimensionato nella sua funzionalità, privandolo di reparti e di conseguenza di servizi ai cittadini”.
Alessandro Centone, infermiere di Trepuzzi , scrive: “sottoscrivendo questa battaglia, voglio anche rendere note le problematiche esistenti nel principale pronto soccorso della provincia (Vito Fazzi): innanzitutto le interminabili ore di attesa per i pazienti prima di essere visitati (soprattutto nelle ore notturne quando due soli medici devono far fronte all’esagerata affluenza, con attese che raggiungono anche le 5 ore); in secondo luogo le condizioni disastrate della struttura che ospita il reparto (vecchia e decadente, igienicamente pietosa, sempre priva di barelle e sedie sufficienti, strutturata in maniera tale da non offrire un minimo di privacy ai pazienti né permettere al personale di svolgere prontamente e ordinatamente gli interventi di soccorso); infine le condizioni disumane in cui il personale è costretto a lavorare e il ritardo nei pagamenti degli stipendi”.
Casca a pennello la testimonianza di Alessandro: proprio pochi giorni fa, infatti, abbiamo assistito all’ennesimo sciopero dei medici per il mancato rinnovo del contratto e per l’alta percentuale di precarietà, qui nel Salento e non solo, soprattutto tra gli operatori del 118. Sembra assurdo che lo Stato non riesca a garantire contratti a tempo indeterminato proprio a coloro che hanno il compito di salvare vite, proprio a coloro che nelle emergenze non fanno differenze tra ricco e povero anche senza avere a portata di mano la nostra Costituzione.

di Maria Pia Mazzotta