Da local al Grande Salento. Se informazione crea identità

27 Febbraio 2008 Da local al Grande Salento. Se informazione crea identità

Il mercato delle news tra appartenenza territoriale e nuovo sviluppo.
Pagliaro: il futuro è glocal. Ma per noi è anche un dovere.

Il mercato dell’informazione sembra ormai orientato a occupare specifiche nicche territoriali. Gli interessi dei gruppi editoriali sono rivolti al local che, in tempi di pensiero globale, si fa per forza di cose glocal. Il Salento, ma soprattutto il Grande Salento, sembra suscitate grandi appetiti e il sempre maggiore investimento a queste latitudini da parte di un’emittente televisiva come Telenorba sta a dimostrarlo. Ma quali sono le attuali dinamiche economiche e professionali che regolano il settore? Ne parliamo con il presidente del gruppo Mixer Media, Paolo Pagliaro.

Il “Glocal” sembra rappresentare il futuro del mercato dell’informazione, soprattutto di quella televisiva. E’ effettivamente così, oppure è un fenomeno temporaneo destinato a sgonfiarsi?
Glocal, per me, significa andare oltre i nostri confini ma sentire forte l’appartenenza alla nostra cultura, nel rispetto delle nostre origini. Essere una “televisione glocal”, dunque, significa essere una tv mai distaccata dal tessuto sociale e sensibile alle ragioni culturali, commerciali e imprenditoriali della propria comunità di appartenenza; significa coniugare l’innovazione e la tradizione, essere al passo con i tempi, ma nella direzione di una decisa e più accanita difesa dei valori identitari che ci appartengono, contro la sempre più incalzante omogeneizzazione culturale.

Una bella sfida?
Certo, questa scelta richiede senza dubbio sforzi maggiori, impegno notevole , costi elevati. Ma è vero anche che i suoi effetti inevitabilmente si riverberano positivamente in ambito economico: si crea forza lavoro, si costruiscono professionalità, si lascia spazio ai talenti locali, alla meritocrazia, creando opportunità di realizzazione per i nostri giovani, contro la sempre più pressante “fuga dei cervelli”.

Quindi si può affermare che il futuro dell’informazione locale, in realtà è glocale?
Credo che il glocal rappresenti il futuro dell’informazione televisiva, e non solo. Credo che sia un dovere, per chi lavora in una televisione locale, battersi ogni giorno per non essere travolti dall’impatto invasivo della globalizzazione, sconfiggendo il nonsipuotismo. Basta porsi una semplice domanda.

Ossia?
Se non ci fossero state le televisioni locali ,cosa sarebbe oggi il Salento? Le emittenti locali hanno da sempre un ruolo importante e riconosciuto, che soddisfa un interesse collettivo, in virtù dello stretto legame che la stessa ha con il territorio in cui opera, e della sua capacità di fungere da “cerniera” tra la cittadinanza stessa e gli esponenti politici, economici ed istituzionali di riferimento.

Glocal è un obiettivo che può essere raggiunto partendo da posizioni differenti. C’è il “grande” che crea piccole nicchie – da global a local – e il “piccolo” che si determina all’interno del “grande” e tende ad espandersi – da local a global. Molti grandi gruppi editoriali (anche della carta stampata) tentano di occupare queste nicchie di mercato specifiche. Come vede queste operazioni?
Al di là delle posizioni differenti di partenza per raggiungere il glocal, per una tv come la nostra, onnipresente sul territorio, è tutto più semplice. E’ proprio il forte radicamento sul territorio la chiave di successo del nostro modo di fare comunicazione. Telerama è la televisione locale più vicina alle realtà territoriali, “sentinella dei presidi culturali”, protagonista di tutti i momenti di eccellenza che ci appartengono.

Quindi se ho capito bene, è la stessa offerta a essere impregnata di presupposti culturali che caratterizzano il territorio.
Non potrebbe essere altrimenti. L’identità salentina, infatti, non si può acquisire sulla base di un people–meter da sbandierare alla prima occasione utile: l’identità salentina bisogna averla da sempre, e nessuno la può imitare.
Anche con il nostro sistema informativo – programmi di approfondimento e confronto – abbiamo dimostrato di essere al completo servizio dei cittadini.

Poi ci sono le ormai note “battaglie”.
Certo, sono soprattutto le Battaglie di Telerama, che a oggi hanno segnato l’agenda politica del Salento e hanno contribuito a raggiungere importanti obiettivi per il bene della comunità, che offrono un’occasione per far sentire protagonisti tutti i cittadini.
Al contrario, nel caso di molti grandi gruppi editoriali, anche della carta stampata, si realizza di norma un basso livello di dettaglio nella comunicazione, e una estrema sensibilità alla qualità dell’interazione, allo status dell’interlocutore o agli aspetti più o meno rilevanti del contesto.

Ad esempio?
Si pensi, ad esempio, al Corriere della Sera, che ha inserito alcune edizioni regionali nel suo giornale, ma che non è servito a cambiare la realtà dei fatti: la Gazzetta del Mezzogiorno resta il giornale della Puglia, come per il Grande Salento lo è il Quotidiano di Lecce, Brindisi e Taranto.
Insomma, al di là delle differenti posizioni di partenza “grandi” o “piccole”, credo che il fondamento della società in ogni epoca è stata ed è la comunità locale, l’interazione degli individui presenti su un territorio: noi, infatti, poniamo al centro della nostra filosofia l’individuo, la persona umana, il patrimonio locale materiale e immateriale della persona e del gruppo di appartenenza, e non ignoriamo la dialettica che deriva dall’incontro-scontro delle varie comunità, ma non perdiamo mai di vista il micro nella sua relazione con il macro.
Think global, act local è il nostro motto: sintesi tra il pensiero globale, che tiene conto delle dinamiche di interrelazione tra le comunità, le loro culture ed i loro mercati, e l’agire locale, che tiene conto delle peculiarità e delle particolarità storiche dell’ambito in cui si vuole operare.

Telerama sta per espandersi anche su Brindisi e Taranto. Ma qual è il limite oltrepassato il quale si rischia di perdere la specificità territoriale della propria offerta?
Il limite oltre il quale si rischia di svilire le specificità c di un territorio è la cultura, è l’identità territoriale.
Per questo Telerama, con una Convention di presentazione il 7 Marzo a Brindisi e l’8 Marzo a Taranto, presenterà il suo nuovo progetto di integrazione.

Che consiste?
Si parte dal presupposto che con l’integrazione non si vogliono annullare le differenze, non si intende mortificare o confondere le singole specificità. Al contrario. Si intende rispettarle e valorizzarle, per metterle insieme, riscoprendo, così, una nuova e allargata salentinità, un nuovo senso di appartenenza. Sbarcare a Brindisi e a Taranto per Telerama vuol dire riportare un modello di televisione indies nel Grande Salento.

Ci sono novità in vista nella programmazione dell’emittente?
Certo. Partirà il 10 Marzo il nuovo progetto di comunicazione integrata del Grande Salento di Telerama, che userà la forza della comunicazione e dell’informazione per abolire le distanze, per avvicinare la gente, per far familiarizzare i cittadini di Lecce, Brindisi e Taranto, condividendo i problemi quotidiani.

Anche in questo caso si tratta di una scelta ambiziosa. Si riuscirà a racchiudere tutto in un unico tg?
Telerama ha creato un telegiornale unico, unico non solo nella forma ma nel contenuto, un telegiornale unico che sarà diffuso su tutto il territorio delle tre province. Ma non sarà solo il telegiornale. Anche tutte le produzioni televisive e gli spot pubblicitari saranno unici per tutte e tre le province. Anche le Battaglie di Telerama sono state completamente rivisitate alla luce di questo nuovo progetto di ampliamento: ogni battaglia dedica la stessa attenzione e lo stesso impegno nella risoluzione delle questioni che riguardano le province di Lecce, di Brindisi e di Taranto: alle ore 13.30 parte il Tg di Taranto, alle ore 14.00 parte il Tg di Brindisi, e alle ore 14.30 l’appuntamento importante e oramai imperdibile per tutti i salentini con l’informazione, con TRNews. Dalle ore 15.00 alle ore 15.30 un innovativo Tg Sportivo, con una più completa e dettagliata informazione su tutte le squadre di ogni genere di sport che riguarda le tre province di Lecce, Brindisi e Taranto. L’innovazione è proprio questa: una informazione che mette in comunicazione, per favorire l’integrazione, per sostenere a tutti i livelli l’azione di sviluppo del “Grande Salento”.

Ecco, parliamo del Grande Salento.
Da quanto ne so nasce da una idea politica – e non culturale – dei presidenti delle tre province in questione. L’Università ha provato a perseguirla senza successo perché Taranto ha dimostrato di essere molto più vicina a Bari che non a Brindisi e a Lecce. Adesso ci prova il sistema editoriale. Non è che si va incontro a un altro flop? Esiste realmente un mercato dell’informazione del Grande Salento?
Non credo sia proprio così. Il Grande Salento nasce sì da un’idea politica, ma, come ho già detto, è sempre e comunque la cultura che può dare un senso e un significato condiviso al Grande Salento, che non è solo una questione geografica, ma è molto di più: Si deve riscoprire un nuovo senso di appartenenza, che punta sull’incontro e sulla contaminazione. Se si vuole creare una solida rete di collegamento per sostenere questo confronto, e stimolare un percorso di crescita è necessario il ruolo della comunicazione e dell’informazione locale. Dobbiamo prepararci per far parte di questo Grande Salento, non in veste di colonizzatori né di usurpatori, ma in qualità di esaltatori della nostra identità, delle nostre radici, nel pieno rispetto delle nostre specificità.

Sì, ma dov’è l’omogeneità tra i territori?
Certamente risulta evidente l’importanza di un determinante ed effettivo sostegno da parte dei politici e delle istituzioni in generale per facilitare ed incentivare questo percorso. Credo che le tre province di Taranto, Brindisi e Lecce hanno una innegabile identità comune, espressa in tutte le dimensioni sociali, culturali, economiche e istituzionali. Il Grande Salento parte dal basso, è l’attuazione della democrazia, che promuove la partecipazione popolare.
Ripeto, il Grande Salento ha una identità comune e siamo stati noi per primi a percepirlo. Soprattutto con le Battaglie abbiamo dimostrato l’unità e l’omogeneità del Grande Salento: il problema dell’inquinamento atmosferico di Taranto, ad esempio, è un problema che riguarda anche Brindisi e Lecce, e non possiamo non occuparcene. Questo è il mercato dell’informazione di cui ha bisogno il Grande Salento per diventare una realtà, e la gente lo percepisce. Abbiamo realizzato alcuni tentativi di integrazione, ed è stato più semplice di quanto non immaginassimo.

A cosa si riferisce?
Nostre produzioni come Salento D’Amare o In Famiglia ci hanno fatto constatare una strepitosa accoglienza da parte dei cittadini di Taranto e di Brindisi, che si sentono veramente appartenenti ad un’unica comunità.

Alla luce di queste dinamiche sembra perdere terreno l’informazione intermedia: quella regionale. E’ realmente così?
Da sempre credo che esistano due differenti livelli di informazione: l’informazione nazionale e l’informazione locale.
L’informazione regionale, per quanto mi riguarda, non ha alcun senso e non svolge alcuna funzione sociale al servizio dei cittadini: una regione come la Puglia non può essere unificata come si vuole far credere dai tg regionali, non ci può essere da parte dei cittadini di Foggia, ad esempio, alcun interesse per le notizie quotidiane di Lecce, e viceversa.
Ci si ostina a voler fare una informazione intermedia che non serve a nessuno: le comunità, in una Regione come la Puglia, sono così tante e diverse tra loro che risulta impossibile stabilire criteri di interesse generale delle notizie attraverso un modello di informazione a livello regionale che possa soddisfare pienamente le esigenze del pubblico.

Telerama, RTS, Studio 100, Canale 8, L’Atv e, di recente, anche Telenorba. Il Salento sembra essere diventata la “terra santa” delle news e delle telecamere. E’ davvero un territorio così appetibile, mediaticamente parlando?
E’ l’”effetto Telerama” che ha spinto tanti altri ad entrare nel Salento e a considerarlo un territorio potenzialmente appetibile.
In effetti, abbiamo capito, prima di tutti, in maniera coraggiosa e pionieristica, l’importanza del recupero, della valorizzazione e della promozione della nostra cultura, della nostra storia, della nostra identità. E’ stata Telerama, per prima, a realizzare produzioni come Salento D’Amare, Le Parole della Memoria, i Riti Religiosi. E’ stata Telerama per prima che, per dare maggiore risalto e visibilità agli eventi salentini e alle sue svariate produzioni, ha coinvolto il canale satellitare con il quale è andata oltre i confini regionali, raggiungendo così i telespettatori di tutta Italia, di tutta Europa e nei paesi del bacino del Mediterraneo. E’ stata Telerama, per prima, ad impegnarsi sugli eventi del Salento, che rappresentano occasioni uniche di promozione, di salvaguardia intellettuale, di conoscenza ed arricchimento sociale, oltre a un valore aggiunto per la nostra economia. Mi riferisco a operazioni di marketing territoriale di successo come la Notte della Taranta, la diretta del Capodanno per la prima Alba del Mediterraneo; la Focara di Novoli, ma anche tanti altri eventi come il Miami Piano Festival, Arte in Parabita, Città del Libro, la Stagione Lirica.

Quindi il Salento può creare appetiti. Siamo alla mercé del miglior acquirente?
Il Salento non può essere per tutti: sono solo quei pochi, ma giusti, che hanno il successo che meritano, che sono riconosciuti ed apprezzati dal pubblico, che non è un pubblico solo numeroso. Non si tratta neanche di un gruppo di individui anonimi e passivi che equivalgono a un certo numero di contatti pubblicitari. Il pubblico è fedele, soddisfatto, è composto da individui reali, dotati di un volto, un nome e una storia, che ogni giorno si riconoscono nel nostro modo di fare televisione.

Francesco Lefons

Lecce, 27 febbraio 2008