Forum regionale del Turismo Identità e Cittadinanza: comunicare le eccellenze del Territorio

23 Maggio 2008 Forum regionale del Turismo Identità e Cittadinanza: comunicare le eccellenze del Territorio

Intervento di Paolo Pagliaro

L’argomento su cui ci confrontiamo oggi è molto interessante ma anche molto ampio, visto che il turismo è una materia complessa, che comprende attività economiche, relazioni umane, comunicazione, e che affronta e gestisce problematiche diverse, interfacciandosi continuamente con i tanti aspetti della “governance”, e influendo anche sulla qualità della vita della cittadinanza.

Oggi voglio parlarvi di turismo in qualità di editore radio televisivo che da oltre trent’anni svolge una mirata e minuziosa opera di marketing al servizio del territorio, ma anche e soprattutto in qualità di imprenditore che più volte si è chiesto quale sia la formula vincente per rilanciare la nostra economia e comunicare, quindi, nella maniera più efficiente, le nostre eccellenze.
Voglio partire dal sottoporre alla vostra attenzione un modello, come fanno tutti coloro che, come me, hanno una “mission” ben chiara, un progetto ben definito e un obiettivo ben preciso: il modello dell’Andalusia.
L’Andalusia negli ultimi anni è diventata una delle mete turistiche tra le più visitate, proprio per la pluralità e la complementarietà delle sue proposte ai turisti di tutto il mondo: l’artigianato, la gastronomia, l’eredità culturale ispano – musulmana, le tradizioni religiose, le feste delle località, lo stile musicale del flamenco e le sue danze tipiche, costituiscono la sua massima espressione in ambito economico, sociale e culturale.
Attratto da questo modello, mi sono anche di recente recato personalmente a visitare questi posti, e devo dirvi che l’aria che si respira è decisamente intrisa di identità e di peculiarità culturali, e tutto questo mi ha fatto molto riflettere: per loro la cultura è diventata un vero e proprio motore di sviluppo economico, ed è lavorando in questa direzione che hanno creato una svariata gamma di occasioni e luoghi di dialogo aperti a tutti, nella consapevolezza di non voler sprecare le proprie ricchezze storiche, culturali e religiose a disposizione.
Il mio ragionamento, insomma, è molto semplice: che si tratti delle feste religiose di Siviglia, Malaga o Cordova, o invece delle usanze di Novoli, Uggiano La Chiesa, Gallipoli o di Taranto, Francavilla, Alberobello, Putignano, Monopoli; che si tratti dello stile musicale del “flamenco” o di quello della “pizzica”, conosciuta in tutto il mondo con la “Notte della Taranta”, non è questo il punto, visto che ogni tradizione, che sia arte, religione o musica, ha un suo autentico significato che va salvaguardato, e ha un valore importante per la propria gente: perché in Andalusia ci sono riusciti, e da noi facciamo così tanta fatica a spiccare il volo?
La differenza è nella qualità, nell’attenzione e nella cura con cui vengono promosse, valorizzate, fatte conoscere all’esterno le peculiarità del luogo.
Insomma, è la nostra “forma mentis” che non va, anche perché il turismo oggi si gioca ormai in termini di qualità totale: qualità del territorio, qualità dell’offerta turistica, qualità delle politiche di promozione, commercializzazione e accoglienza.
Inoltre, la domanda turistica è decisamente cambiata, si è articolata e diversificata: il turista ricerca un prodotto unico e particolare, ed è per questo che tante volte insisto sul fatto di contrastare il rischio dell’omologazione, e invece puntare a connotare fortemente il nostro territorio e a valorizzare la nostra identità, pensando in termini di “brand”.
Comunicare le eccellenze del nostro territorio significa anche e soprattutto promuovere la nostra regione in ogni sua sfaccettatura, comunicando le sue numerose opportunità, invogliando i turisti non solo a visitare i nostri posti ma a tornarci più volte, attraverso una mirata comunicazione finalizzata a creare una forte suggestione identitaria: chiudendo gli occhi, i turisti nel resto del mondo devono poter racchiudere la nostra regione in una immagine, in una “foto ricordo”, e racchiudere la Puglia in una immagine identitaria: cos’è la Puglia? Su cosa si deve puntare?
I nostri spazi verdi, i nostri ulivi, le nostre squadre sportive, le nostre università, le nostre tradizioni musicali, i nostri porti turistici, le nostre spiagge, il nostro mare, i nostri centri storici, tutti gli eventi che ci contraddistinguono, il nostro sistema artistico-culturale, le nostre ricchezze archeologiche, i nostri prodotti eno-gastronomici…
In pratica, bisogna aderire alla filosofia “indies”, un neologismo con cui voglio significare l’impegno ad appropriarsi e a rielaborare le forme e le espressioni delle altre culture con le proprie specificità, nella direzione di una decisa e più accanita difesa dei valori identitari, contro la sempre più incalzante omogeneizzazione culturale, rifiutando a priori l’omologazione e le sue inevitabili conseguenze. Per questo dobbiamo non solo lavorare per recuperare e rivitalizzare il nostro patrimonio di tradizione, ma anche e soprattutto per sfruttare tutti i momenti di incredibile importanza per lo sviluppo dell’economia locale e portarli all’esterno, affinché la nostra regione sappia competere su uno scenario internazionale sempre più attento alle relazioni tra territori e alle immagini che questi territori sanno dare di loro stessi e del loro potenziale. Sulla base di queste premesse, dobbiamo impegnarci per creare un filo conduttore che unisca i cittadini al di là dei nostri confini, credendo ed investendo nel “richiamo universalistico” esercitato dai nostri eventi culturali più caratteristici.
Investire sugli eventi, infatti, consente di accrescere enormemente il senso di appartenenza alla propria comunità, anche e soprattutto sul piano dell’esperienza umana, individuale e collettiva.
Investire sugli eventi, infatti, consente di accrescere enormemente il senso di appartenenza alla propria comunità, anche e soprattutto sul piano dell’esperienza umana, individuale e collettiva: è chiaro che alla base ci deve essere una attenta selezione degli eventi che veramente ci caratterizzano e ci identificano, evitando lo spreco di risorse e di energie in pseudo – eventi che non fanno altro che omologarci e non possono offrirci alcun contributo significativo. Che siano le reti nazionali come la RAI, Mediaset o altre ancora o un network di televisioni locali come abbiamo fatto in occasione della “Notte della Taranta”, importante è che il percorso di promozione e valorizzazione sia ben costruito e sia in linea con la storia e le tradizioni del posto: la televisione, se usata bene è per eccellenza lo strumento ideale capace di raggiungere un grandissimo numero di utenti potenziali turisti.
Inoltre, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, le emozioni, le suggestioni, e le nostre tradizioni possono raggiungere tutto il mondo: il modello a cui mi sto riferendo è, per l’appunto, il modello “glocal”, con cui si rafforza e si concretizza la sintesi fra il globale e il locale, concorrendo a formare “luoghi di produzione culturale”, privilegiando i progetti di condivisione artistica con istituzioni locali, enti privati, associazioni e fondazioni.
In questo modo, possiamo contribuire a promuovere una visione strategica differente, creando un “humus” fertile in cui coltivare i valori della cultura e della conoscenza, anche e soprattutto perché uno dei segni più evidenti della nostra epoca è la contaminazione culturale, e noi cittadini siamo chiamati ogni giorno ad una convivenza e ad un confronto continuo: ecco, dunque, che la comunicazione e l’informazione divengono l’ambiente propizio nel quale trovare spunti per avvicinarsi e per favorire il confronto, un confronto aperto, che promuove la solidarietà e il rispetto reciproco, basi indispensabili della convivenza civile, e soprattutto la televisione riveste un importante ruolo nel promuovere un vero e proprio scambio culturale, essendo uno strumento ampiamente disponibile ed accessibile a tutti.
Sono tanti gli esempi che potrei portare alla vostra attenzione e che possono darvi l’idea : basti pensare alla diretta del concerto più caratteristico del Salento, la “Notte della Taranta”, occasione in cui è stato palese e facilmente riconoscibile per tutti il contributo della forza della comunicazione nel promuovere e sostenere questo evento, o le “Le Parole della Memoria”, il ciclo di commedie in vernacolo, per riscoprire e valorizzare il nostro dialetto, o ancora i “Riti Religiosi”, con cui abbiamo permesso a tanti di condividere tradizioni fin’ora sconosciute, e di appassionarci ed interessarci a nuovi fenomeni culturali…
Insomma, sfruttare tutti i momenti di incredibile importanza per lo sviluppo dell’economia locale e portarli all’esterno non può che contribuire a far sentire forte l’orgoglio di quello che siamo, di quello che la nostra terra ci offre, per certificare e valorizzare la nostra identità, ed è proprio questo l’argomento centrale del tema di oggi: cos’è, in realtà, l’identità? Come possiamo rendere concreto il significato di questo termine astratto?…
L’identità culturale è il punto nodale della nostra crescita economica, che può garantire la veicolazione delle esperienze e delle eccellenze della nostra Regione, offrendo il beneficio della promozione del “prodotto”territorio oltre i nostri confini; è un diritto di cittadinanza per poter partecipare, con consapevolezza, alle trasformazioni della propria comunità di appartenenza, contro la sempre più incalzante crisi odierna che coinvolge le persone, le comunità, i luoghi, e soprattutto i giovani, che sono i soggetti oggi più esposti al rischio di “mancata identità”, stretti tra la crisi della famiglia, le difficoltà della scuola e l’impraticabilità della strada: le nostre città oggi sono dei “non luoghi”, che si assomigliano tutti, che non raccontano il passato e non alludono al futuro…
Io, in virtù del ruolo che rivesto e per quello che posso, applico la filosofia “indies” nel mio lavoro quotidiano, e cerco di contrastare questa crisi attraverso un modello di televisione “indies”, che rifiuta l’omologazione, che nel mio settore è rappresentata da tutti quei programmi televisivi prodotti dalle grandi multinazionali americane (reality show, wrestling), giapponesi (cartoni animati), brasiliane (telenovelas), e i programmi che scimmiottano i format dei network internazionali, e invece punta su autoproduzioni di qualità, sentendo forte ogni giorno la responsabilità sociale nei confronti dei propri fruitori, grazie alla quale si crea forza lavoro, si costruiscono professionalità, si lascia spazio ai talenti locali, alla meritocrazia, creando opportunità di realizzazione per i nostri giovani.
Ma ognuno di noi, in base al lavoro che svolge e al ruolo che riveste, può cogliere la sfida che ci aspetta nei prossimi anni per rilanciare il nostro turismo e dunque dare una spinta decisiva alla nostra economia, che consiste proprio nel rafforzare il radicamento sul territorio, nel discernere, tutelare e premiare il merito, la competenza, l’eccellenza, ovunque essa risieda, in qualsiasi attività, sociale, culturale ed economica, dalla più apparentemente umile alla più complessa, stimolando maggiormente la partecipazione e la corresponsabilizzazione della società civile, salvaguardando la libertà e la possibilità di ciascuno a prendersi cura della propria comunità.
L’identità è soprattutto progetto di futuro, è capacità e fiducia di potersi proiettare verso il futuro: identità significa “voler bene alla propria città”, significa salvaguardare e tutelare le proprie tradizioni e le proprie peculiarità culturali…In altre parole, significa imparare a conoscere , per poi amare di più, se stessi…

Bari, 23 e 24 maggio 2008