Gli mancano le ali per volare ma non le idee

10 Settembre 2008 Gli mancano le ali per volare ma non le idee

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Paolo Pagliaro, novello hermes

“Glocal: La comunicazione fattore di sviluppo” di Paolo Pagliaro, Manni Editore, Lecce, 2008, è un bel libro, anche nella veste editoriale, che sembrerebbe, a primo acchito, scritto per tecnici, studiosi, manager, studenti, giornalisti, insomma addetti ai lavori. Invece no. Paolo Pagliaro, emblema e simbolo vivente (anche visivamente, cura molto la sua immagine) del brillante manager-comunicatore-imprenditore-professore universitario d’avanguardia nel Salento (e non solo), dice che lo ha scritto per tutti. Ed è vero, lo si capisce già dal primo approccio, leggendo la dotta, articolata, esaustiva introduzione di Paolo Pellegrino, direttore della collana che raccoglie testi e saggi specifici legati all’informazione e ai media e che non a caso d’intitola “Hermes”, inventore del linguaggio e messaggero degli dei.

E tale ci appare Pagliaro, nell’asfittico e ambiguo panorama dei media, un novello Hermes, a cui mancano le ali per volare, ma non certamente le idee. Infatti, basta sfogliarlo a caso, il libro, per capire che ci troviamo di fronte ad un’opera che contiene tutti gli elementi possibili per “aprire” la mente del comune lettore (quorum ego), non solo di fronte ai segreti e agli enigmi della sociologia, dell’organizzazione dei media, ma della stessa capacità di futuro di una società che si basa, si struttura e va radicandosi sempre più sulla “dittatura” dei media. Pagliaro di dimostra un innovatore nel senso pieno della parola quando, utilizzando neologismi come televisione “indies” (una televisione con una precisa filosofia aziendale che coniuga l’innovazione e la tradizione) e “Qualitel”, che è la dimensione etica e valoriale della televisione, in contrapposizione all’Auditel, strumento tirannico al servizio del marketing che condiziona i comportamenti di chi fa televisione e che quasi sempre corrisponde all’abbassamento della qualità, facendo dire ad uno come Funari, discusso quanto vi pare, ma che aveva genialità televisiva, che la televisione è pura deiezione, e quindi va bene solo per chi la fa.

Pagliaro parla per esperienze dirette, quale editore di Telerama, un network di qualità e di spessore, di successo acclarato nella regione, ma anche un esempio di gestione agile, professionale, stimolante, di moderna impresa aperta ai giovani e al futuro. Parla delle sue dieci battaglie vinte, e sono tutte importanti: quella dell’ambiente, che è fondamentale (siamo come un treno che corre all’impazzata senza più alcun macchinista che lo guidi, il treno prima o poi uscirà dai binari e saranno disastri spaventosi), poi quelle per la sanità, il sociale, il piccolo commercio, lo sport, la sicurezza stradale, i collegamenti infrastrutturali, l’aeroporto di Brindisi, l’università del Salento e la battaglia per la cultura come infrastruttura, recupero e valorizzazione e promozione della nostra cultura salentina, della nostra storia, della nostra identità. Da “Otranto festival” alla “Notte della Taranta” sono occasioni uniche di promozione e salvaguardia intellettuale, di conoscenza e arricchimento sociale, oltre un valore aggiunto per la nostra economia, ma ce ne sono altri che potrebbero essere promossi, valorizzati, realizzati, che meritano di diventare laboratori permanenti, percorsi culturali sociali e umani della riscoperta di una identità di un popolo civilissimo e raffinato qual è quello salentino.

Il libro ha, infine, un altro pregio essenziale per un libro: oltre che interessante, è scritto benissimo, con un linguaggio arioso, leggero, letterario, ma niente affatto paludato, con riferimenti alla sociologia, alla filosofia, alla psicologia, ma anche letteratura, alla mitologia …

Insomma, non c’è spazio per la noia delle lunghe elencazioni, o disquisizioni specifiche su una tecnica anziché un’altra. E’ una passeggiata nell’etere insieme ad un acuto osservatore-rifacitore del linguaggio televisivo, un nuovo messaggero degli dei salentini.

di Augusto Benemeglio