La bellezza salverà la televisione?

20 Luglio 2009 La bellezza salverà la televisione?

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IN MARGINE ALL’ULTIMO LIBRO DI PAOLO PAGLIARO

Paolo Pagliaro , editore-professore-scrittore , è uno di quegli uomini che nascono “manager” , per caratteristiche peculiari, spirito di iniziativa, coraggio, eleganza, carisma e vivissimo senso dell’organizzazione, uno che ha tutte ben radicate le famose dieci “ P” (padronanza, pianificazione,partecipazione, persuasione, promozione, ecc.) , di cui parla lui stesso in questo ultimo suo libro ,” Sociologia dell’organizzazione dei Media”, Manni editore, Lecce, 2009. Ma se andiamo a leggere tra le righe, direi fra gli interstizi delle parole, nel respiro dello spazio , le pagine di questo suo secondo libro dedicato alla Radio e alla Televisione, scopriamo subito che Pagliaro è manager soprattutto per “ vocazione”. E la vocazione , come tutti sanno,è una specie di comando interno al quale non si può disobbedire , non lascia spazio per considerazioni di opportunità, convenienza, buon senso o quieto vivere , è intessuta di cromosomi, memorie, traumi, speranze, intuizioni, frustrazioni, eventi casuali e circostanze concrete , e tantissime altre cose; la vocazione implica sempre scelte terribili e definitive, sentieri ardui e difficoltosi da percorrere , inseguimento di mete spesso utopistiche , ma quando ce l’hai davvero non esiste nient’altro che quello spazio chiuso, uno spazio-esperienza che cristallizza mille tempi diversi, e mondi, e materiali, e colori, e incubi, mestieri, idee, fantasie, antenne, e aranceti, croci e palinsesti, le grandi cerimonie dei media e le fanfare piene di nostalgia dell’infanzia con le sue eco infinite che ti son rimaste nel cervello e nell’anima, o cose da nulla, a volte, che durano lo spazio di un gesto, ma nel mosaico della vita sono tessere incendiate di meraviglia, sono stupore, luce, bagliore che si prolunga e quando ci sei dentro, sei dentro da un sacco di parti , e per un istante , sei sgranato interamente su quell’universo etereo , evanescente e slabbrato da cui tutti in qualche modo siamo soggiogati , quella cosa magmatica e sempre più sfuggente, quella complessità spesso confusa e sempre più scadente che è la televisione. Che si fa sempre più fatica a seguire e a comprendere. Che fa saltare i lucchetti della nostra intelligenza critica. Che fa spesso debordare. Che funziona da valvola di sfogo, o, addirittura, da capro espiatorio di tutti i mali che ci affliggono La colpa è sempre della televisione. Ne parliamo malissimo , ma non ne possiamo fare a meno. E’ come l’aria (inquinata) che respiriamo. E’ un totem, un mito, un mostro mediatico , la Grande Sorella , che ci governa ,ci soggioga , ci rende schiavi , ma non ha un vero volto, un passato, una storia , vive solo in diretta e tutto ciò che proietta diventa tempo presente. Ma in realtà, questa Nike dell’etere trionfante, noi non la conosciamo affatto , o la conosciamo molto sommariamente. Quindi scriverci un libro ( e questo è il secondo di Pagliaro, dopo “ Glocal: la comunicazione come fattore di sviluppo “ ) è già di per se un’impresa , qualunque forma assuma e qualunque genere si decida di proporre al lettore .Se poi questo libro “è un percorso intellettuale all’insegna dell’ottimismo, nella convinzione che è possibile vincere la sfida di un’informazione corretta attraverso una comunicazione mediata esteticamente” (vds. pag.11) , come scrive Pellegrino nella sua dotta introduzione ,e , insomma, una televisione “ricca di senso e carica di valori”, allora siamo di fronte ad una chiara inversione di tendenza, che va spiegata, analizzata, dibattuta… Ma come si fa a scrivere su qualcosa che “riesce a germinare solo in senso orizzontale, da canale a canale, espandendosi in tutte le direzioni, ma soltanto sopra una levigata superficie, qualcosa che esiste solo quando è in onda”, o quando bisogna rifare i consigli di amministrazione della Rai con i vari partiti potentati e lobby dietro l’uscio del potere? . Nessuno ha mai parlato di programmi, nessuno ha mai parlato di strutture, nessuno ha mai parlato di storia e di cultura televisiva, nessuno ha mai parlato di formazione, di ruoli e figure professionali che stanno al suo interno, nessuno, tranne Lui, Paolo Pagliaro, questo novello Hermes del Salento, editore di Telerama, professore universitario, che da trent’anni se ne occupa con successo in modo coinvolgente, ossessivo, totale, rischiando in proprio, con fede, convinto com’è che “ la bellezza salverà la televisione dalla deriva e dal declino della sua potenziale carica propulsiva e aggressiva”( vds. pag.11). Del resto, come afferma lui stesso, “ Il segreto del successo per un’ impresa di qualsiasi genere è saper mettere nel lavoro la stessa passione che si impiega per fare le cose che si amano”,( pag.55). Come abbiamo accennato, egli vive integralmente, oserei dire visceralmente, il suo lavoro, la sua professione, la sua “vocazione” di Manager e continua a coltivare l’utopia di una televisione “ qualitel” in contrapposizione all’ auditel che produce tanta “monnezza” da riempire non solo Napoli ma l’Italia intera. Lui parla non a caso di “mission” , ossia di una televisione a misura d’uomo, con la faccia onesta di chi non bara, di chi informa con lealtà e correttezza per la ricerca della “ verità” , a qualsiasi costo, ma anche una televisione che non snaturi , che non mette all’asta e in liquidazione i valori di un popolo come quello salentino, ricco di tradizioni, di storia, di solidarietà umana vera, alla don Tonino, emblema della pace, che ti guarda in faccia e ti aiuta non solo a rialzarti, ma a volare , insomma uno che ti dona un’ala di riserva (non si sa mai) che ti può far comodo.
E “Cuore amico” è un programma che si allinea a questo genere di trasmissioni fatte apposta per aiutare chi soffre, chi è negletto, abbandonato, diseredato, ultimo. Certo, educare ma anche divertire, trasmettere cultura in senso lato ,a trecento sessanta gradi, ai suoi telespettatori “ indies”, come folklore e tradizioni (“Salento d’amare”, “Le parole della memoria”) e la riscoperta dei riti religiosi , ma anche cultura sportiva, con diversi programmi dedicati al Lecce e al Gallipoli, le squadre vessillifere del Salento; e poi le news , il telegiornale , il talk show con dibattiti, confronti, e i grandi eventi come il Carnevale di Gallipoli, la Focaia di Novoli,il Capodanno da Otranto, il Premio Federico II di Ostuni, il Palio di Oria , la città del libro, la magia dell’opera lirica…
Bisogna stare a coltivare qualche utopia, no?, ammicca Pagliaro , altrimenti diventa tutta una questione di soldi e mercatino della vanità, bricolage dell’anima, una sfida vuota su e giù per le classifiche false dell’auditel che non significano niente: “Guardare la TV non significa automaticamente vederla, così come sentirla non vuol dire ascoltarla” ( pag.23), o fare un manuale di studio rilegato in corpo 11 da consegnare agli studenti di Scienza delle comunicazioni perché sappiano che cosa significa svolgere questo lavoro in concretezza, nella realtà quotidiana…
Già. Ma come si fa a “ lasciare passare la luce”…quando si ottengono degli effetti strepitosi, dei risultati incredibili? Quello non te lo insegna nessuno. E’ il tocco magico, l’intuizione, un’ ispirazione, un rischiatutto, o una salvezza all’ultimo istante quando tutto sembra andar male. E’ questo il senso intimo del secondo libro di Pagliaro, ma è difficile da cogliere . E’ come cercare di spiegare cos’è l’anima, che sta dentro questa sorta di manuale , di testo universitario in cui vengono spiegati a regola d’arte i “ fondamenti teorici della sociologia dell’organizzazione dei media”. Allora facciamo il viaggio , non lungo, insieme a questo autore elegante, un professore e un padrone di casa gentile che ti prende per mano e ti fa entrare nella televisione vera , rivelandoti tutti i segreti racchiusi in parole come palinsesto, target, fiction, talk show ,ecc., che ti illustra in modo impeccabile ed esaustivo, con un linguaggio piano e accessibile a tutti , senza abusare di terminologia tecnica, le varie figure professionali ( un mare di persone , dall’addetto al mixaggio audio al promoter producer , dal gruppista al microfonista), offrendoti la possibilità di acquisire molte informazioni nel campo specifico della televisione e sulle sue figure professionali a livello avanzato. C’è anche un capitolo di esempio di organizzazione aziendale di un quotidiano nazionale “storico” come il “Corriere della Sera”, che fornisce spunti interessanti , talora illuminanti del fare giornalismo ai massimi livelli.
Insomma,siamo di fronte a uno studio accurato in ogni minimo dettaglio e particolare , un percorso davvero esemplare, per zelo, professionalità,stile, eleganza , ma quel che rimane affascinante , per me, è quella ricerca sottesa della “bellezza che salverà il mondo” , bellezza che cambia e muta a seconda dei tempi , latitudini, e stagioni della nostra vita , ma , “quando ci sorprende “– scrive Paolo Pellegrino –“ la riconosciamo immediatamente , con emozione e gratitudine” , perché scopriamo che è quel “ sovrappiù” su cui si fonda la nostra civiltà , la speranza e (forse) il senso stesso della nostra esistenza.

Roma, 20 luglio 2009
di Augusto Benemeglio