Noi fuori dalla Puglia. Ecco il movimento per l’indipendenza della Regione Salento

21 Luglio 2010 Noi fuori dalla Puglia. Ecco il movimento per l’indipendenza della Regione Salento

NOI FUORI DALLA PUGLIA. ECCO IL MOVIMENTO PER L’INDIPENDENZA DELLA REGIONE SALENTO.
di Emilio Mola

senza colonne 25 luglio 2010 copy

 

Dottor Pagliaro, non molti giorni fa ha ufficialmente annunciato la nascita di un nuovo movimento politico. Ragione sociale: il Salento. Dobbiamo aspettarci l’ennesimo partito meridionalista, o dietro questo progetto c’è qualcosa di nuovo e diverso?
Sicuramente non sarà un partito. Sarà un movimento al servizio della collettività, di un territorio che richiede a gran voce maggiori attenzioni. Un movimento trasversale che prevede la partecipazione,nella fase costitutiva, di personalità del mondo delle professioni, dei sindacati, di intellettuali, docenti universitari, imprenditori, associazioni, del mondo del volontariato, di tutti coloro che sentono forte la necessità dell’autonomia del nostro territorio, delle nostre province. Abbiamo la presunzione di aver intercettato i sentimenti della gente e di voler dare una risposta concreta. La costituzione della Regione Salento è un sogno collettivo, di quanti vivono questo territorio, di quanti da troppo tempo si sentono fanalino di coda di una Regione Bari-centrica.

Qual è l’obiettivo che vi prefiggete? Come e con quali strumenti e tempi ritenete di poterlo realizzare?
L’obiettivo è solo uno: la costituzione della Regione Salento. I modi li stabilisce la legge in maniera chiara e univoca: l’art. 132 del titolo V della costituzione ci mette nelle condizioni di raggiungere l’obiettivo. Nel nostro caso il primo approccio si avrà con la deputazione di tutti i parlamentari delle 3 province ai quali si chiederà di presentare un progetto di legge che prevede l’autonomia e comunque, come previsto, si coinvolgeranno i consigli comunali; basterà che un terzo degli stessi deliberino per il referendum. Se la gente deciderà che è arrivato il momento di puntare sull’autonomia il sogno si potrà realizzare.
Per quanto riguarda i tempi, partiremo attivamente a settembre con quest’azione e poi si vedrà. Sarebbe bello nella prossima consultazione elettorale votare ognuno per la propria regione e noi per la Regione Salento.

Esiste già un nucleo, un gruppo di persone che sta già lavorando a questo movimento? Si parla di figure importanti della società civile e dell’imprenditoria locale già da lei contattate e coinvolte.
Si, esiste un nucleo di persone, fra cui figure importanti della società civile e dell’imprenditoria locale, che sta lavorando al progetto. E’ un movimento che parte dal basso, coinvolgendo tutti coloro i quali credono nell’autonomia del Salento.
Il processo di avvicinamento è inarrestabile e questo mi entusiasma, naturalmente.
E’ un movimento sganciato da ogni logica di appartenenza ai partiti ed estraneo a secondi fini, teso unicamente a valorizzare ed incrementare le risorse culturali ed economiche del territorio attraverso l’autonomia del Salento.

Crede che anche i cittadini la seguiranno in questa battaglia?
Prima di chiunque altro! Sono i cittadini a dover decidere. Io mi sono solo fatto portavoce di un sentimento generale e mi prendo l’incarico di informare e divulgare quello che in prima persona ritengo essere l’unico sistema per cambiare le sorti del nostro territorio. Le dirò di più: è stato aperto un profilo su facebook che in pochissimi giorni è arrivato a contare oltre 6.650 adesioni; abbiamo condotto un sondaggio nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto su 3.000 persone e i risultati sono straordinariamente a favore della costituzione della Regione Salento. Abbiamo anche interpellato opinion maker e personaggi della politica e i risultati sono straordinari.

Lei crede nella possibilità di una Puglia diversa, meno “baricentrica”, o crede inevitabile il percorso dell’autodeterminazione delle diverse Puglie?
Credo che il percorso della autodeterminazione sia inevitabile . Il nostro destino non si può immaginare secondo lo schema attuale, quello che vede i Presidenti e i Sindaci delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto recarsi a Bari, a Roma o a Bruxelles per rivendicare servizi essenziali.
Sessant’anni di storia parlano di questa tendenza. Ed allora sembra quanto mai necessario tornare ad interrogarsi sull’identità e la storia delle Puglie e sul nesso che lega questo popolo con la sua terra. La nostra infatti è una “regione di regioni”: la Daunia, la terra di bari e la Terra d’Otranto, ciascuna con le proprie peculiarità e con la propria storia.
Come non ricordare gli sforzi compiuti, durante i lavori della Costituente, nel ’46, allorquando Codacci -Pisanelli si battè con grande vigore politico per l’istituzione della regione Salento. Una battaglia che sfumò: troppo più potente il disegno contrario, quello firmato Moro-Togliatti.
In definitiva, la Puglia non esiste, è stata solo una scelta burocratica. E’ naturale che creda fermamente che l’autonomia e l’autodeterminazione sia l’unica soluzione.

Massimo Ferrarese, Antonio Gabellone e Gianni Florido, presidenti delle Province di Brindisi, Lecce e Taranto, stanno lavorando al progetto “Grande Salento”. Cosa distingue il loro impegno dal suo? E cosa pensa dei loro propositi?
L’idea del Grande Salento racchiude in sé un grande fascino di matrice culturale, ed allo stesso tempo rappresenta un’iniziativa politica. Oggi però il bilancio ha un saldo negativo. Un progetto importante che però non è riuscito a produrre i risultati sperati, perché privo di effettivo potere negoziale nei confronti della regione. L’idea del Grande Salento si rivela, per più motivi, insufficiente. Non ha potere decisionale, non è “fabbro del suo destino”. Ed anche le persone serie, tenaci e professionali, come i 3 presidenti del nostro Salento, che hanno combattuto in questi anni,hanno ottenuto come unico risultato di quello che era il loro programma politico solo alcuni fondi per una Lecce – Taranto finanziata ad intermittenza. Del resto sono solo stessi a dire che i loro obiettivi sono gli stessi del 2005. Non basta la loro grande, riconosciuta capacità e caparbietà, serve il potere decisionale che non hanno i Presidenti ma che hanno i Governatori. E comunque
non possiamo affidarci al fatto che 3 presidenti possano andare d’accordo o no, che possano essere di una corrente politica o di un’altra o sperare nell’adesione politica di un presidente di provincia con quello della regione. Si deve andare verso il diritto di poter decidere in autonomia il nostro futuro.

Esiste il salentinismo? Cos’è?
Certo che esiste. E’ un sentimento, una condizione psicologica, un privilegiato rapporto d’amore nei confronti del Salento da parte di chi, in questo territorio, riconosce la propria “piccola grande patria”. Il Salento, del resto, è nettamente differente dal resto della Puglia; i confini regionali identificano quella che con un’evidente forzatura comprende tre etnie diverse, i Messapi, i Dauni e i Peucezi, che non hanno mai raggiunto un amalgama convincente. E noi siamo Messapi, con il nostro dialetto, la nostra cultura, le nostre tradizioni popolari, la nostra gastronomia.
Il “Salentinismo”, in ogni caso, non può restare ancorato alle coscienze di chi vive tale condizione, non può continuare ad essere solo un sentimento forte, ma si deve tradurre in qualcosa di concreto.

Di cosa ha bisogno oggi il Salento, che la politica regionale non è stata in grado di dargli?
Dell’autodeterminazione! Non c’è ombra di dubbio che la conoscenza di un territorio è tanto più minuziosa quanto più si vive quel territorio; è un fatto che il buon governo passi dal rapporto di vicinanza, di prossimità, dal controllo del potere. E’ quindi facilmente comprensibile perchè tutto ruoti intorno a Bari, disperdendo quindi risorse e controllo nei confronti del Salento. Un esempio per tutti: 6 milioni di euro per la sola notte bianca!
E’ in capo alle Regioni che risiede il potere amministrativo ed economico ed è per questo che dobbiamo batterci per ottenere la nostra Regione. La Puglia è troppo lunga, oltre 450 km, gli stessi necessari per attraversare 4 o 5 regioni.
Abbiamo infrastrutture che ci possono rendere autosufficienti: abbiamo porti e aeroporti ; abbiamo le più importanti sedi amministrative e istituzionali, come quella della Corte d’Appello e del TAR, il distretto militare, l’Università del Salento, ed altro; sotto il profilo turistico è il Salento a fare da traino con il barocco, i trulli, la valle d’Itria, le spiagge ioniche ma anche le coste adriatiche; vantiamo tante eccellenze nella moda, nella cultura, nell’arte e anche quelle più popolari come quelle sportive, una squadra di calcio, il Lecce, in serie A, una di basket maschile, quella di Brindisi, e femminile, quella di Taranto e altro ancora.
In prospettiva della legge federale, la costituzione della Regione Salento, ci consentirebbe maggiore potere e maggior voce nell’interlocuzione con il governo nazionale e con la comunità europea.

Il suo movimento ha una collocazione politica? Cercherà appoggi? E secondo lei catturerà più entusiasmi a sinistra o a destra?
Questo non sarà il mio movimento, sarà di tutti coloro che credono e vogliono appoggiare questa sfida. L’idea di ritornare sulla questione e sull’attualità della stessa è mia, ma il movimento sarà di tutti. Gli appoggi e i sostegni che arrivano sono trasversali. Non c’è e non ci sarà mai una collocazione politica precisa.
Gli stessi soci fondatori non avranno provenienze partitiche e saranno equamente divisi fra le 3 province.
Ci auguriamo di catturare entusiasmi da ogni dove. E’ una battaglia del territorio, al di là delle appartenenze politiche e delle ideologie. E’ un’iniziativa che non ha nessuna controindicazione e non esiste motivazione alcuna per non appoggiare il progetto; stiamo parlando del benessere nostro e dei nostri figli.

Cos’è la Regione Salento? Una Regione a se stante, una provincia, una via di mezzo?
E’ una vera e propria Regione. L’undicesima regione d’Italia su ventuno per numero di abitanti, 1.800.000, ovvero più di Sardegna, Liguria, Marche, Abruzzo, Friuli, Trentino, Umbria, Basilicata, Molise, Valle d’Aosta, con un’estensione territoriale di oltre 7.000 kmq, 4 volte più grande dello stato del Kosovo, del Lussemburgo, 10 volte rispetto al Molise, solo per citarne alcuni.
E nonostante questo ci ritroviamo a fare i conti con una regione Puglia sfumata, distante di cui ci accorgiamo solo durante le competizioni elettorali.

Se un giorno nascesse davvero la Regione Salento, scomparirebbero le Province di Taranto, Brindisi e Lecce, o i cittadini si ritroverebbero con un altro Ente sulla testa?
Rimarrebbe così com’è, con le sue tre Province. La nostra identità deve essere tutelata; un’identità che ha radici molto lontane. Molti non sanno che la terra d’Otranto, così come si chiamava il Salento (Lecce, Brindisi, Taranto), ha una sua identità indipendentemente dalla Puglia. La regione Puglia non è mai esistita prima: solo con la fine degli anni quaranta si è arrivati all’attuale definizione.
Non si tratta di istituire nuovi enti sulle teste dei cittadini; al contrario, si otterrebbe un notevole snellimento delle competenze e conseguente maggiore possibilità di dialogo fra province e regione.
In prima persona, con il gruppo che guido, lavoro da sempre sulla valorizzazione e l’integrazione dei nostri territori e nel rispetto delle proprie identità e peculiarità.
Un esempio per tutti è la trasmissione “Terra dei due mari”che riunisce nello stesso contenitore Filia Solis per Brindisi, Terra Jonica Unica per Taranto e Salento d’Amare per Lecce, ponendosi l’obiettivo di delineare i confini naturali della penisola meridionale della Puglia all’interno della quale tre province, mantenendo la loro identità e le loro peculiarità, costituiscono un eccezionale patrimonio di storia, di cultura, di tradizioni.

Durante la storia della Repubblica si è più volte parlato anche a Roma di Regione Salento. La stessa Assemblea Costituente la ipotizzò, salvo poi ritirare l’argomento. Crede che questa possa essere la volta buona?
E’ stato bocciato, non ritirato. Con l’appassionata relazione di Codacci Pisanelli, il 17 dicembre 1946 la Regione Salento fu istituita sulla carta ma, quando si arrivò alla ratifica in aula, esattamente undici mesi dopo, non era più prevista. Il suo sacrificio è stato il frutto di un accordo tra DC e PCI, in difesa dei forti interessi economici baresi, con quella regia del magliese Aldo Moro che sa di beffa.
Immaginiamo cosa sarebbe oggi il Salento se, 60 anni fa, si fosse compiuta la costituzione della Regione Salento? L’autostrada terminerebbe comunque a Bari? Avremmo impiegato 40 anni per far ottenere il doppio binario da Bari a Lecce? Lasceremmo gestire le Ferrovie Sud Est, di nostra competenza, a Bari?Il quadro della sanità si presenterebbe allo stesso modo, con le più importanti strutture diagnostiche concentrate solo a Bari e Foggia? E potrei farle innumerevoli altri esempi fino ad arrivare ai giorni d’oggi dove si sente parlare di treni ad alta velocità che arriveranno a Bari, e questo ci pone interrogativi sul nostro futuro e sul nostro isolamento.
Fino ad oggi, i numerosi tentativi di costituire la regione salento hanno avuto sempre carattere politico, questa volta la matrice è trasversale e questo ci dà qualche speranza in più. Ma al di là di tutto saranno i cittadini a decidere, è a loro che si dovrà dar voce con la partecipazione ad un referendum.

di Emilio Mola

Brindisi, 21 luglio 2010