Il piano paesaggistico va salvato e attuato

23 Settembre 2013 Il piano paesaggistico va salvato e attuato

E’ chiaro come il sole; in Puglia non si può discutere di un argomento normale senza che questo diventi un caso o una questione di scontro politico. Ed è giusto, ne siamo convinti, che la politica debba occuparsene, tuttavia vorremmo evitare che la discussione sul Piano paesaggistico regionale si trasformi in una polemica fine a se stessa.
Le ragioni che ispirano lo strumento di pianificazione territoriale sono condivisibili, lo abbiamo già detto, discutibili, semmai, sono i metodi attraverso i quali il Piano è stato perfezionato e “somministrato” al territorio.
Secondo consolidata tradizione la Regione difetta in condivisione e coinvolgimento vanificando in questo modo anche ciò che di buono è contenuto nel provvedimento che si intende adottare.
Una sollevazione popolare e interistituzionale ha messo in crisi una scelta che va nella direzione giusta, cioè quella di affrancare il territorio dal rischio della perdita di ricchezza, di ulteriore perdita.
Ma di quale ricchezza parliamo? Di quella più preziosa naturalmente: la natura e il paesaggio. L’unica vera risorsa rinnovabile, a patto che la si conservi tale, del territorio.

E allora il dibattito sul Piano Paesaggistico ci è utile a riproporre alcune riflessioni sull’argomento che più ci sta a cuore: il modello di sviluppo del territorio. Se ne discute da tempo, ma ogni “parrocchia” sembra avere la sua confessione religiosa in materia. Noi, al contrario, abbiamo imparato che nessuna attività economica è pensabile in questa terra, senza rifarsi alla terra stessa, intesa come fabbrica di opportunità nel settore turistico, agroalimentare e culturale. Un territorio in grado di bastare a se stesso è possibile immaginarlo ma lo si deve fare attraverso un’opera di difesa e salvaguardia delle risorse naturali che ci sono date.
Il Salento purtroppo non è immune da situazioni di abusivismo aberrante che ha già sfregiato pezzi notevoli (in tutti i sensi) della costa e dell’entroterra. Edilizia selvaggia e industria ai limiti della legge, se non oltre, hanno sufficientemente offeso l’immagine di un’area che vanta cospicui giacimenti di ricchezza grezza, da elaborare e da potenziare.

La paura di tanti in queste ore non deve derivare dai vincoli che il Piano della Regione pone, ma dalla sua concreta capacità di realizzazione nelle misure e nelle forme più convenzionali e convenienti.
Come al solito l’opera di presentazione e illustrazione dei progetti parte in ritardo e la Giunta regionale avvia il tour d’ascolto solo per necessità. Costretta dall’accerchiamento del territorio.
Molti ricordano ancora l’annuncio altisonante di Nichi Vendola, quando per cassare l’era Fitto, predicava l’ascolto e la partecipazione, quasi che l’intera attività politica del suo Governo potesse avvenire per le strade o nelle case dei cittadini di Puglia. Abili mosse che sono servite a vincere le elezioni ma che non hanno risolto alcun problema, visto che oggi la distanza tra scelte della Regione e territorio risulta così abissali.
Al di la del metodo scellerato però non possiamo non convenire sul valore del merito del Piano paesaggistico che pone limiti alle aggressioni e che tenta di armonizzare caratteristiche e peculiarità, pur tralasciando qualche zona d’ombra.

A ben guardare le zone d’ombra, senza tale strumento, potrebbero aumentare enormemente di numero e di superficie, ecco perché abbiamo il dovere di entrare in relazione in maniera più serena ed equilibrata, senza dimenticare che l’interesse supremo resta quello della difesa del territorio.
Quando parliamo di ambiente non parliamo dell’aria che respiriamo e basta, ma di un complesso sistema organizzativo all’interno del quale si svolge ogni azione umana negli spazi abitativi e non. Il Piano paesaggistico, nonostante il rischio di contenziosi costosi e serrate politiche, deve compiersi.
Prima o poi la volta buona, in questa difficile materia, la dobbiamo azzeccare, tutti insieme.

di Paolo Pagliaro

Lecce, 23 settembre 2013