Turismo caos, al Salento manca la Regione

3 Settembre 2014 Turismo caos, al Salento manca la Regione

Intervento sul Quotidiano del 3 settembre 2014

Senza la Regione finisce male anche il turismo…

Stiamo perdendo. Non tutti se ne sono accorti, ma qui si rischia di perdere con un risultato davvero pesante. Anche il turismo che sembrava solo qualche anno la grande frontiera economica da raggiungere e superare, sta diventando una cosa da terzo mondo. E’ un Salento a perdere quello che stiamo consegnando ai nostri figli, purtroppo è così, abbiamo sprecato parole e fiumi di inchiostro per lasciare in eredità il caos. E’ verissimo quello che ha scritto il direttore del Nuovo Quotidiano di Puglia a proposito del caso Gallipoli “che non è un caso da limitare alla città bella, ma a tutto il territorio”. Ha ragione quando afferma che i tavoli istituzionali non servono e noi sappiamo perché non servono, perché sono tavoli con le istituzioni sbagliate.

Inutili enti politico amministrativi producono inutili risultati e non risolvono alcun problema. E’ la Regione l’ente necessario e sufficiente, ma la Regione non c’è, e il Salento è abbandonato a sé stesso anche sul fronte del turismo. Tentiamo di spiegare con ordine i motivi che ci convincono sempre più circa il bisogno urgente di creare la Regione del Salento con riferimento ai problemi del turismo

Cosa non funziona? Di certo l’organizzazione dello spazio territoriale rispetto all’enorme appeal suscitato dal Salento in queste ultime stagioni. Le mode sono pericolose e lo abbiamo visto, troppa tendenza può fare danni come è accaduto a Gallipoli, ma non perché abbiamo sbagliato a fare promozione, in quella, nella comunicazione del prodotto, siamo stati bravissimi, ed infatti il Salento oggi supera in termini di gradimento la Versilia e la Sardegna.

Il problema sta altrove, sta nell’incapacità del territorio di far fronte ai diversi bisogni dei diversi turismi, perché avremmo bisogno di cose che non ci sono, di contenitori che non ci sono, di spazi che non ci sono, di infrastrutture che non ci sono, di reti di trasporto che non ci sono. Insomma abbiamo chiamato turisti a milioni in un territorio che non c’è, nel senso che non è preparato dal punto di vista delle politiche di tutela e salvaguardia adeguate.

Cosa non funziona allora? Non funziona il “dopo marketing”, non funziona la concorrenza fra imprenditori, non funziona la malaugurata visione di un Salento opposto alle sue vocazioni e alle sue tradizioni.

Rimini è in grado di accettare di tutto, da Cattolica al Miramare, con i suoi palazzoni adibiti ad alberghi, il Salento dei relaix, degli agriturismi e delle masserie non può invece accettare fiumi di persone, ecco perché dormono per strada, perché all’illusione di un turismo sfrenato e selvaggio, diciamo vivace, come è nella natura dei giovani, non corrispondono situazioni di altrettanta capacità nell’accoglienza. Non esistono le strutture per il turismo sociale, non ci sono gli ostelli, e gli alberghi che abbiamo sono tutti di target elevato. Voler fare turismo di massa con i quattro e i cinque stelle è una contraddizione in termini, una bestemmia sociale.

Eravamo preoccupati del “troppo poco”? Bene, adesso preoccupiamoci del “troppo molto”. Si può morire di fame, se non si ha nulla da mangiare, ma si può morire anche quando si mangia troppo.

Arriviamo quindi per gradi alla causa del problema. Perché risalendo a monte troviamo il nodo Regione? Perché quello che abbiamo fatto negli ultimi 15 anni lo abbiamo fatto da soli e lo abbiamo fatto in parte con l’informazione, materia nella quale noi salentini abbiamo dimostrato di saperci fare, e lo abbiamo fatto con gli enti che avevamo sottomano. Con la Provincia, per esempio, quella dei tempi d’oro, la ricca Provincia che alla fine degli anni novanta spendeva bene e spendeva molto, prima che crisi economica e spending review restringessero la portata del respiro amministrativo delle Province, ma quando la Provincia è stata superata dagli eventi e dalla Storia ecco che tutto si è interrotto, e l’inerzia di un’attività decennale sta portando a un turismo dozzinale e sregolato, un po’ sul modello toscano, un po’ su quello romagnolo, un po’ su quello spagnolo, ma senza una propria identità, senza anima, senza guida.

Abbiamo solo il turismo dell’imprenditore più audace, di quello più intraprendente, più ricco o più creativo, il turismo dell’operatore che offre di più, ma senza un modello nostro, un modello salentino, perché ci manca una guida.

Ma ci siamo chiesti, chi comanda qui? Perché se tutto finisce nelle stanze della Prefettura vuol dire che non c’è traccia di un governo locale, ma solo di un governo di rappresentanza a distanza. Non di quel governo che ci rappresenta da vicino, di un governo regionale che pone termini e condizioni, che si interessa dei problemi, che li affronta con una legislazione ad hoc, che li solleva con interventi finanziari in una visione progettuale di portata europea.

Ci manca la Regione Salento. Ecco perché stiamo perdendo la partita.

di Paolo Pagliaro
Presidente
Movimento Regione Salento

Lecce, 3 settembre 2014