Il futuro del territorio: “Enti più snelli e vicini al cittadino”

25 Gennaio 2016 Il futuro del territorio: “Enti più snelli e vicini al cittadino”

L’intervista di Paolo Pagliaro pubblicata su il Quotidiano di Puglia il 25.01.2016

Paolo Pagliaro, leader del Movimento Regione Salento e responsabile nazionale del dipartimento regionalismo, federalismo e identità territoriali di Forza Italia: nell’ottica di Brindisi, Lecce e Taranto tagli e accorpamenti, paradossalmente, possono essere un’opportunità per far squadra?

«In questi anni di analisi ne ho sentite tante, mentre noi eravamo impegnati con iniziative e proposte, senza che nessun altro abbia detto qualcosa per risolvere realmente il problema della marginalità di questo territorio. La soluzione è solo una: la proposta di riforma del regionalismo elaborata con la Società geografica italiana, che prevede 31 Regioni, e tra queste c’è quella di Brindisi-Lecce-Taranto. È l’unica possibilità per superare l’isolamento ed evitare lo strabismo: si parte dall’accorpamento e dai tagli, sulla base di una cura dimagrante necessaria per accorpare enti secondari rispetto alla regione di appartenenza, ma è una strada che andrebbe bene se le Regioni fossero tutte uguali».

Non è così?

«No: gli accorpamenti in regioni grandi e disomogenee come la Puglia producono solo disastri. Ripeto: va bene la spending review, ma va identificato l’ente di prossimità che deve governare un territorio, con funzioni, poteri, risorse. La nostra proposta di legge è politicamente trasversale: nei mesi scorsi è stata presentata anche da Salvatore Capone e altri parlamentari Pd. Il problema di fondo, per noi, è la mancanza d’attenzione dei parlamentari verso il territorio: ci vorrebbe una costituente salentina di deputati e senatori».

La vostra proposta quali criteri ha seguito? E non si rischia la lievitazione di costi e sprechi?

«Verrebbero accorpati i Comuni sotto i 5mila abitanti, abolite completamente Province, Città metropolitane e Regioni a statuto speciale. E avremmo enti omogenei: la Società geografica italiana ha tracciato questi confini sulla base di parametri economici, infrastrutturali, ma anche col supporto di storici e costituzionalisti per capire qual è la dimensione ottimale senza trascurare gli aspetti identitari. E senza inventare nulla: basta andare indietro con la storia».

Una Regione a tre teste finirebbe però per bisticciare per i centri decisionali, come già succede.

«A quel punto si discuterà utilizzando al meglio le potenzialità del singolo territorio. Il capoluogo – sulla base di quanto emerso da studi specifici – sarebbe Oria, col castello nelle mani del pubblico e lì la sede della giunta regionale. Quanto agli assessorati, sarebbero assegnati ai tre territori in funzione delle criticità: per esempio quello all’Ambiente a Taranto, il Turismo a Brindisi, la Cultura a Lecce. I problemi di campanile vanno superati: una sola autorità portuale, così come per la Camera di commercio».

Il progetto delle 31 Regioni implica tempi lunghi e una complessa trafila costituzionale. Intanto come dovrebbe essere tutelato l’area meridionale della Puglia?

«Non è una cosa complessa: abbiamo l’esempio del Molise, per il quale tutti i parlamentari uniti riuscirono a ottenere il riconoscimento di Regione nel 1962. Con la volontà politica, ogni cosa si può realizzare. Ma qui non interessa niente a nessuno, è colpa anche di un sistema elettorale che li slega dal territorio, sono yesmen nelle mani dei partiti».

La riforma delle Province ha creato un nuovo ente: le Città metropolitane. Determinano una disparità ulteriore?

«C’era una strategia chiara, come mi ha confidato lo stesso Delrio nelle stanze del ministero: eliminare le Province, mantenere le Regioni anche perché quasi tutte governate dal Pd, istituire le Città metropolitane in larga parte nelle mani del centrosinistra. Insomma: un’occupazione dolce di tutte le postazioni».

L’accesa dialettica Renzi-Emiliano rischia di isolare ancora di più la Puglia e il Salento?

«Emiliano fa un ottimo lavoro, si impegna e combatte su battaglie che condivido tutte, dalle trivelle al Tap. In Renzi vedo invece un progetto di centralizzazione. mira a centralizzare tutto. La nostra riforma si rifa invece al modello federalista svizzero, che implica un senso di maggior responsabilità degli enti determinato dalla prossimità dei governi territoriali. Da noi spesso non sappiamo di chi è responsabilità e il caso xylella mi sembra eclatante: due anni di buio nell’immobilismo della Regione Puglia. In molti casi è una questione di disomogeneità, anche di distanze: come può un assessore occuparsi di un territorio così ampio?».

Emiliano aveva annunciato la giunta itinerante.

«Sono palliativi per dare la sensazione di avvicinarsi, ma si decide tutto a Bari. L’85% del funzionari e dirigenti della Regione è barese».

Pagliaro, il certificato di nascita dei funzionari non dovrebbe avere importanza: sono lì per tutelare l’interesse pubblico.

«Ma vedo tanti imprenditori che rinunciano ad andare a Bari, dove ci sono strutture sclerotizzate, bloccate».

Ha elogiato Emiliano: ha condiviso con lui il vostro progetto?

«Nella sua stanza c’è lo stemma della Regione Salento: ne abbiamo parlato, apprezza le mie battaglie».

25.01.2016

25.01.2016