Non basta essere una bella città per un vero turismo

21 Aprile 2016 Non basta essere una bella città per un vero turismo

Editoriale pubblicato sul Nuovo Quotidiano di Puglia 21.04.2016

La dialettica su scala nazionale innescata su internet dalla costiera romagnola nei riguardi del Salento, che ha messo di fronte Riccione e Gallipoli, quali fossero i due poli opposti del sistema turistico italiano, mi spinge ad anticipare un a riflessione che generalmente i mezzi di informazione propongono all’inizio dell’estate. E siccome l’estate sembra essere vicinissima a giudicare dalle temperature di questi giorni è forse il caso di chiederci che stagione vivremo quest’anno a partire dalla nostra città.

Lecce sembra vivere i suoi tempi d’oro, con una movimentazione turistica che risulta priva di soluzione di continuità per tutto il corso dell’anno. La città d’arte per come è stata pensata nelle strategie promozionali ha evidenziato una crescita esponenziale in termini di attrattività senza precedenti. Ciò che preoccupa è, semmai, la rapidità con cui il capoluogo del Salento ha cambiato passo, rispetto a quando non aveva il ruolo che oggi tutti vogliono riconoscerle.

Frutti cresciuti troppo in fretta, non è detto, quindi, che siano frutti saporiti o genuini, e questa è una prima considerazione che vorrei svolgere. Quando non si è abituati ad un certo stile, diventa difficile adattarsi e sono convinto che molto di quello che si è ottenuto lo si deve al clamore a volte chiassoso con il quale abbiamo scalato le classifiche del gradimento, motivo per il quale è legittimo chiedersi se anche un’eventuale parabola in discesa possa avere la stessa rapidità cronografica.

Le presenze importanti e costanti sono un dato reale che fa piacere a tutti, ma non sempre è tutto oro quel che luccica attorno a noi.

La città non ha mai risolto le sue difficoltà di gestione del traffico urbano, non ha mai risolto il problema dei parcheggi, specie nelle giornate di massima spinta centripeta da parte della città vecchia con il richiamo della movida. Lecce non si è data un’organizzazione efficace in merito alla gestione dei servizi al turista, è in ritardo rispetto alle omologhe città d’arte italiane in termini di trasporti, di sicurezza, di pulizia, di decoro.

Ciò che avvenne agli inizi di agosto dell’anno scorso ci ha suggerito prudenza verso ogni naturale spinta al trionfalismo che spesso ci vede interpreti spontanei. Non credo quindi, che Lecce, immagine e specchio di tutto il Salento, sia diversa da Gallipoli, quando alla perla dello Jonio si imputano mancanze e disservizi, anzi, la grande città ha dalla sua la possibilità di nascondere meglio quei limiti che nel piccolo borgo marinaro appaiono più evidenti, per via della concentrazione esagerata di vacanzieri.

Sbaglia chi crede che non sia possibile trovare la giusta misura tra il poco e il troppo, che significa non rimpiangere i tempi in cui la città era silenziosa perché deserta, ma non esaltarsi perché oggi si atteggia alla Rimini del Sud. La caratteristiche urbanistiche e l’offerta turistica non sono le stesse, mentre la vocazione è totalmente altra. Chi cerca Lecce chiede di trovare riscontro alle aspettative e alle pretese che vengono messe in valigia prima di partire, alle quali si deve rispondere con alto indice di gradimento in ordine ad eleganza, raffinatezza, serietà e responsabilità dell’accoglienza. Purtroppo una nostra indagine di qualche anno fa mise impietosamente a confronto l’uso corrente delle lingue straniere nella costiera romagnola o ligure e quello della Puglia e del Salento, con differenze imbarazzanti e con ricadute negative difficili da recuperare.

A ciò va aggiunta una riflessione più ampia, legata alla funzione strategica di Lecce e del Salento nel sistema regionale, con una evidente debolezza della nostra città nel confronto – scontro con le città del nord della Puglia e con lo stesso capoluogo di regione. La statura turistica e l’immagine di cui gode Lecce non sono sufficienti a colmare un gap che aumenta sempre di più e che dovrebbe scuotere la sonnolenza di certe strutture politiche che non hanno mai saputo o voluto assecondare la crescita spontanea di questo territorio.

Per questa ragione mi piacerebbe, anche in vista della futura campagna elettorale ormai prossima, che non si stabilisse il grado di modernità della nostra città in base al numero di opere architettoniche e stradali che saranno inaugurate, ma in virtù della capacità di rendere sostenibile ogni giornata trascorsa a Lecce per chi vive nelle periferie prive di turismo e per i turisti che inondano il centro storico.

Chissà perché non si parla mai di questo?

Paolo Pagliaro
Ufficio di Presidenza Nazionale Forza Italia
Responsabile dipartimento regionalismo, federalismo e identità territoriali
Responsabile Cultura, turismo e comunicazione in Puglia

21.04.2016 RASSEGNA QUOTIDIANO EDITORIALE PAOLO PAGLIARO