La Regione Salento non è utopia ma è l’unica strada da percorrere tutti insieme

24 Luglio 2017 La Regione Salento non è utopia ma è l’unica strada da percorrere tutti insieme

Ho letto con grande piacere l’articolo pubblicato dal Nuovo Quotidiano di Puglia dal titolo “L’utopia (ancora viva) del Grande Salento” scritto da Lino De Matteis.  Il Grande Salento lo abbiamo sempre detto è una buona idea perché sarebbe importantissimo rendere omogeneo il territorio con una sola realtà amministrativa; va bene però solo se è propedeutico a raggiungere il risultato della Regione Salento, altrimenti non serve a niente. L’esperienza è stata fallimentare; nel momento in cui le provincie avevano funzioni, poteri, e qualche risorsa non è comunque servito. È stato utile soltanto per stilare dei progetti, poi, quando puntualmente arrivavano a Bari, si trasformava tutto in un gioco delle porte girevoli. Vendola prometteva, poi uscivano i salentini ed entrava il presidente della provincia di Bari che otteneva i finanziamenti per le proprie opere ( questo me lo raccontava Divella schernendomi non poco ). Perché evidenzio questo? Per capire che bisognava, e accade ancora oggi, riverire Bari, e non ha alcun senso, così come bisogna fare con Roma e Bruxelles, per tentare di ottenere qualcosa che sarebbe un nostro diritto avere. Se non corriamo ai ripari, con la riforma delle riforme, sarà sempre così, perché se non sei fabbro del tuo destino, e non hai risorse, non hai potere, non sei riconosciuto come entità amministrativa con il rango di primo livello (le uniche riconosciute sono le regioni) rimani indietro, e diventi sempre più periferico. Ciò detto, il Grande Salento resta un’idea suggestiva ma serve a poco; bisogna invece andare avanti con l’unica soluzione a questi nostri problemi: la Regione Salento. Ma facciamo un passo indietro e ricostruiamo il percorso dell’idea che oggi è più viva che mai e viaggia sulle stesse gambe di sempre, quelle del Movimento Regione Salento e quelle del sottoscritto che ha sempre provato e proverà ancora, a farla diventare una battaglia oltre ogni steccato ideologico, una battaglia di tutti, una conquista per un intero territorio e per i propri cittadini Salentini che non devono essere più trattati come cittadini di serie B. Partiamo dalle persone che hanno combattuto per far diventare questo territorio una regione e parliamo di Giuseppe Codacci Pisanelli, tradito dalla mala politica degli accordi e degli inciuci, e poi di Ennio Bonea, altro grande personaggio politico figlio della nostra terra, poi nel 2000 arrivai io insieme a Fabio Valenti con la nostra battaglia, nel 2006 Mario De Cristofaro lanciò il Movimento Salento Libero Regione e mi trovò subito d’accordo e infine nel 2010, io, rilanciai la battaglia e da quel giorno non mi sono più fermato un attimo: ho presentato al Presidente Silvio Berlusconi i nostri studi e in modo entusiastico mi ha messo nelle condizioni di poter lavorare affidandomi il ruolo di Responsabile del dipartimento regionalismo, federalismo e identità territoriali, oltre che Responsabile Cultura, turismo e comunicazione in Puglia. Tornando alla storia più recente dobbiamo ricordare la grande penalizzazione del 2010 quando provammo la via del referendum ma fummo fermati da una sentenza della Corte Costituzionale assurda, altrimenti, così come accadde per il Molise nel 1963, forse ora saremmo già una Regione.  Allora si decise di portare avanti un’idea diversa capace di interessare l‘intera nazione (dove tutti i territori periferici vengono messi in equilibrio) e lanciammo noi l’Italia delle 30 regioni, marchiata Movimento Regione Salento. Successivamente grazie al mio inserimento nel Ministero Affari Regionali convocai al tavolo ministeriale la Società Geografica Italiana, insieme agli storici Giordano Bruno Guerri, Franco Arminio grande paesologo e illustri studiosi costituzionalisti, amministrativisti ed economisti e tirammo fuori la proposta di legge che è quella che fu presentata a dicembre del 2013 da Paolo Pagliaro con l’aiuto di un Parlamentare del Partito MPA, dopodiché ci abbiamo provato anche tramite l’on. Edmondo Cirielli e a Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, che combattette con noi. Successivamente, Luigino Sergio mi chiese il progetto della Società Geografica Italiana, glielo consegnai chiedendo che fosse presentato anche dal PD, e così fu grazie all’on. Capone. Ora la proposta di legge giace in Parlamento in attesa che qualcuno di buona volontà la porti avanti con determinazione. Evidenzio tutti questi passaggi proprio perché il concetto principale è uno: il riordino territoriale vogliamo che diventi una battaglia trasversale, la battaglia di una nazione che vuole rimodernare, ristrutturare la macchina amministrativa, abbattendo i costi del 50%.  Tutto questo è partito da una mia idea ed è giusto he ogni tanto mi sia riconosciuto; poi, e lo dico compiaciuto e orgoglioso, si sono accostati altri amici. E tutti insieme, oggi più che mai, superando ogni steccato ideologico dobbiamo portarla avanti, senza mai dimenticare da dove partiamo e dove vogliamo arrivare. Il federalismo è il valore più alto delle democrazia e della partecipazione popolare, ma bisogna creare le istituzioni prossime, gli enti di prossimità perché uno si senta protagonista della cosa pubblica, ora ci sono solo i comuni ma sono limitati nelle funzioni e non riescono a far emergere i veri diritti del popolo. Il modello è quello del federalismo liberale presente in Svizzera dove le cose funzionano a meraviglia. C’è chi asserisce che Italiani e in particolare modo noi del Sud, siamo diversi dagli svizzeri, ed è vero, e questo perché siamo stati sempre comandati, mai governati ma sempre comandati, Prima dal Re Franceschiello delle due Sicilie, poi dai Savoia, dopo dal Duce, e infine da questo stato centralistico. Il popolo non si è mai sentito protagonista, perché non ha mai avuto modo di contare, ecco perché il federalismo è il valore che dobbiamo fare nostro. Il cittadino deve diventare protagonista e responsabile della sua quotidianità, del suo sviluppo e del suo benessere, con un’amministrazione di prossimità, giusta, vera, chiara. Questa sarebbe una conquista perché rappresenterebbe la fine del clientelismo; un cittadino protagonista capisce che non deve chiedere per favore un qualcosa che è suo per diritto e nessun politicante potrebbe più approfittarne. Questo è il pensiero liberale, libertario e democratico, ed è in questo modo che proseguiremo sulla strada del Riordino territoriale che deve essere la battaglia di tutti, e deve essere portata avanti dai politici onesti. Il Riordino territoriale prevede la cancellazione in modo definitivo delle 110 Province, delle 20 Regioni, delle Città Metropolitane, e di tutti gli enti inutili (società partecipate, comunità montane, aree vaste, aro, ato, gal) e l’istituzione di 31 regioni/dipartimenti omogenei di dimensioni ottimali e virtuosi, efficienti, fuori dai privilegi e dagli sprechi, partendo da nuovi statuti e funzioni chiare, creati tenendo conto delle trasformazioni avvenute negli ultimi anni. Questa è la madre di tutte le battaglie e dobbiamo combatterla tutti insieme senza dimenticare mai che l’apparato amministrativo italiano, con i suoi 16mila enti, è il più caro d’Europa. Bisogna dare un taglio netto alla politica dei privilegi e porre al centro della politica i territori, per permettere al Paese di rimettersi in piedi e di costruire il proprio futuro.

Dal Quotidiano di oggi 24 Luglio 2017

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Paolo Pagliaro
Ufficio di Presidenza Nazionale Forza Italia
Responsabile dipartimento regionalismo, federalismo e identità territoriali
Responsabile Cultura, turismo e comunicazione in Puglia