Le finte energie pulite e la favola della decarbonizzazione felice

12 Novembre 2021 Le finte energie pulite e la favola della decarbonizzazione felice

Il missile delle energie da fonti rinnovabili è un business colossale che punta dritto sul Salento e sulla Puglia. Questo è un fatto. E per smontare la favola della “decarbonizzazione felice”, siccome non siamo il partito del bla-bla-bla e del no a prescindere (come fa comodo descriverci ai difensori d’ufficio della lobby delle rinnovabili), siamo pronti a spiegare le ragioni di un’autodifesa legittima ed anzi sacrosanta contro l’invasione di mega impianti eolici e fotovoltaici, sui terreni e anche in mare. 
La nuova offensiva è l’eolico off-shore. E cominciamo proprio da qui: anche al largo, ad alcuni chilometri dalla costa, pale eoliche galleggianti alte fino a 300 metri sono ben visibili, e rappresentano un pugno nell’occhio. Per non parlare del rischio di alterazione dell’habitat con effetti nocivi per flora e fauna marina, della produzione di rumore sottomarino e di campi elettromagnetici e del rischio di collisione con uccelli, pesci e cetacei. C’è già un parco eolico realizzato nel golfo di Taranto, ed altri dodici progetti insidiano le acque lungo le coste del Salento e della Puglia, dal Gargano a Leuca. Contro questi plotoni galleggianti nel nostro mare c’è un moto di ribellione che parte dal basso e coinvolge l’intero Salento, sotto l’assedio delle “finte” energie pulite, perché non c’è niente di più falso del binomio rinnovabili/pulite. È la scienza a dirlo: di cosa sono fatti pannelli solari e pale eoliche? Di cemento, plastica, acciaio, titanio, rame, argento, cobalto, litio e decine di altri minerali. Secondo uno studio pubblicato su Nature Geoscience, per convertire solo un settimo della produzione di energia primaria mondiale sarebbe necessario triplicare la produzione di calcestruzzo, quintuplicare quella di acciaio e moltiplicare di varie volte quella di vetro, alluminio e rame. 
La nostra, dunque, non è ostilità preconcetta ma ragionata. A questo proposito non possiamo che condividere le perplessità del presidente Emiliano sul numero impressionante di istanze per impianti di fotovoltaico ed eolico presentate in Puglia. Ci sono 400 domande ferme negli uffici della Regione, e una pioggia di altre in arrivo. Il Piano paesaggistico territoriale regionale è uno scudo che non può essere messo in discussione. Emiliano sostiene giustamente che i controlli siano doverosi prima di rilasciare le autorizzazioni, e che in Puglia vi sia un numero già molto alto d’impianti senza che i territori ne abbiano tratto alcun vantaggio in termini di sconto in bolletta, benché metà dell’energia prodotta venga venduta fuori regione. Inoltre è necessario che si riveda il Programma energetico ambientale regionale (PEAR), in modo da definire in modo chiaro e netto le zone idonee per eventuali nuovi insediamenti.
A fronte di un sacrificio ambientale, dev’esserci un beneficio collettivo per i cittadini e non solo profitti da capogiro per le multinazionali. Ecco perché siamo favorevoli all’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti per l’autoproduzione energetica, sul modello dei Paesi del nord Europa. E siamo favorevoli a modelli virtuosi di comunità energetiche di produzione come la bresciana Val Sabbia: dieci anni fa 25 Comuni si sono messi insieme per costruire un impianto fotovoltaico nella valletta da risanare, contaminata dall’amianto. Risultato: l’impianto produce un utile per un milione all’anno, oltre a soddisfare il bisogno energetico di quella comunità. Anche a Melpignano, in Salento, è stato avviato un progetto di cooperativa di comunità con impianto fotovoltaici sui tetti che assicurerà energia pulita gratuita per i prossimi vent’anni per il fabbisogno delle famiglie, oltre al riconoscimento del surplus rimesso in rete e riconosciuto dal gestore. 
E torniamo ai numeri: in Italia il 40% dell’energia è già prodotta da fonti rinnovabili. Lo dice il Rapporto GSE (Gestore nazionale dei Servizi Energetici) del febbraio 2020, che fa il punto sulla diffusione delle fonti rinnovabili a livello nazionale, mettendo a confronto i risultati italiani con quelli degli altri Paesi UE. Il rapporto riporta anche i dati regionali, da cui emerge che la Puglia e ancor più il Salento, per il fotovoltaico nei terreni, ha il primato concentrazione di potenza installata e contribuisce per il 10% alla potenza complessiva prodotta a livello nazionale. Dunque, abbiamo già dato. E il target dei 70 Gigawatt di capacità rinnovabile entro il 2030, per tener fede agli accordi di Parigi sul clima, non può essere il pass per lo sfruttamento indiscriminato di un territorio che ha bisogno di essere rigenerato e non spolpato ancora, soprattutto dopo il flagello xylella. Il nostro paesaggio è ciò che ci resta, è il patrimonio da difendere. L’ha scritto nei giorni scorsi anche Gian Antonio Stella: “la bellezza, per l’Italia, è un bene non trattabile”, additando le distese di pannelli fotovoltaici posti nel Salento come esempio di “impianti da fare accapponare la pelle a quanti amano il paesaggio e il patrimonio culturale”.
Quindi la bellezza, per il Salento e per la Puglia, è un bene non trattabile.
Ma c’è di più: secondo l’Ispra, “se si sfruttassero i tetti degli edifici esistenti, gli ampi piazzali associati a parcheggi o ad aree produttive e commerciali, le aree dismesse o i siti contaminati, si stima che potrebbero essere installati pannelli per una potenza totale più che doppia rispetto ai gigawatt fissati dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima”. Ecco perché diciamo basta all’ulteriore consumo di suolo e a nuovi impianti off-shore. È sufficiente mettere a frutto l’esistente, senza infliggere nuove ferite alla nostra terra già martoriata. E poi aggiungo anche una parte emotiva: dove oggi possiamo fermarci a guardare l’orizzonte,  ammirando come in una cartolina le bellissime montagne dell’Albania, potremmo ritrovarci obbrobri galleggianti a soli 10 chilometri dalla costa. Un orribile scarabocchio sulla tela che madre natura ci ha donato.
Ci sono tutti gli elementi per un confronto a viso aperto in Consiglio regionale sul tema delle rinnovabili, e per questo ho chiesto una seduta monotematica che confido venga convocata al più presto. Sarà l’occasione per parlare di numeri e dati, perché la ragione e la tecnologia non sono a senso unico.
di Paolo Pagliaro
Consigliere regionale-Capogruppo LPD
Presidente MRS