Una matita per cambiare le cose

20 Febbraio 2022 Una matita per cambiare le cose

Il mio intervento su L’Edicola del Sud di oggi 20 febbraio 2022
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Una giustizia “giusta”, che si rimetta sui binari della vera democrazia e del garantismo. È a questo che puntano i cinque referendum a cui la Consulta ha detto sì nei giorni scorsi. 
Ho sposato immediatamente l’invito dei radicali e della Lega per la raccolta firme utile a richiedere i referendum per la riforma della giustizia, perché sono convinto che debba essere la voce dei cittadini ad esigere un cambio di passo ad un sistema che non regge più. I radicali ci provavano dal 1969 a chiedere questa riforma, ma il Parlamento non è mai stato allineato con questa richiesta. Adesso i tempi sembrano maturi. La decisione dei giudici costituzionali, giunta il 15 febbraio scorso, va in questa direzione, con la dichiarazione di ammissibilità delle richieste di referendum proposte da Lega e radicali e sostenute con convinzione da me e da tutto il Movimento Regione Salento di cui sono presidente. 
I sei quesiti esaminati riguardano l’elezione del Consiglio superiore della magistratura; la responsabilità diretta dei magistrati; l’equa valutazione dei magistrati; la separazione delle carriere dei magistrati; limiti agli abusi della custodia cautelare; abolizione della legge Severino. Cinque di questi sono stati accettati, e adesso passano in mano ai cittadini. Uno invece no, quello che riguarda la responsabilità civile dei magistrati, dichiarato inammissibile. Ci sarebbe piaciuto ottenere un risultato pieno, sei su sei, ma questa è sicuramente una grande vittoria, è la vittoria del popolo che vuole cambiare democraticamente le cose, è la vittoria dei cittadini che vogliono incidere sul proprio futuro e su quello dei propri figli.
Continueremo questa battaglia per una giustizia “giusta”, in linea con lo slogan adottato durante la raccolta firme, e faremo campagna elettorale per spiegare agli indecisi l’importanza di andare a votare per questa riforma. È giunto il momento di lasciarci alle spalle le tante anomalie di un sistema che ormai ha mostrato tutte le sue falle.
Questa è una vittoria doppia per me che sono impegnato in battaglie di democrazia fin dagli anni 70. Da irriducibile liberale, sono stato sempre promotore dei referendum come massima espressione della partecipazione popolare, perché credo che significhi democrazia e libertà. La giustizia è la base su cui poggia l’intero sistema democratico, ed è necessario rafforzare questa base. Se la giustizia zoppica, tutto rischia di crollare. È evidente che serve una riforma profonda e complessiva del sistema giustizia nel nostro Paese. È nostro dovere batterci per costruire una giustizia giusta, fondata sul garantismo, che torni ad essere credibile ad affidabile per i cittadini, per rimarginare un rapporto di fiducia sfibrato da troppe distorsioni, da troppi errori figli del correntismo di buona parte della magistratura. I referendum possono davvero rappresentare il punto di partenza per arrivare ad una riforma radicale di cui il nostro sistema giudiziario ha bisogno. 
Ora dobbiamo prepararci e lavorare per la fase successiva: il raggiungimento del quorum, che non è affatto scontato. Perché i referendum siano validi, serve che vadano a votarli 25 milioni di italiani, il cinquanta più uno per cento degli italiani aventi diritto, quindi è necessaria un’azione forte dal basso, che coinvolga i cittadini prescindendo dall’appartenenza politica e dia loro le informazioni e la motivazione necessaria per spingerli a votare. La data sarà fissata tra metà aprile e metà giugno, ed è un’occasione imperdibile per provare a dare una spallata ad un sistema della giustizia davvero logoro.
Per cambiare le cose basta poco: una matita e una scheda. Si chiama democrazia.
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20.2.22