Il Salento ritrovi la sua vera anima turistica

4 Settembre 2022 Il Salento ritrovi la sua vera anima turistica

Il mio intervento sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 4 settembre 2022:

 

Nuvoloni neri ingombrano il cielo di quest’estate salentina che volge al termine, e si avvia a tirare le somme di una stagione turistica non brillante. Musi lunghi tra i vacanzieri spennati e tra gli operatori delusi dagli incassi in calo, che hanno dovuto dire addio al tutto esaurito degli anni passati.
Lo attesta una ricerca di Confcommercio e Swg: ad inizio agosto, ad eccezione della settimana di Ferragosto, fioccavano promozioni last minute. I buchi più vistosi balzavano agli occhi soprattutto nei lidi balneari, trasformati in veri alveari della tintarella e macchine mangiasoldi, dal parcheggio ai panini, dal caffè alle sdraio pagati a peso d’oro. Ad un certo punto, nel gioco al rialzo tra domanda e offerta, l’ingranaggio si è inceppato, e i primi a venire meno sono stati i turisti della porta accanto, soprattutto famiglie e giovani provenienti da Puglia e Regioni vicinorie, che hanno preferito mete più accessibili.
Secondo le prime stime, in alta stagione sarebbe rimasto vuoto il 35 per cento delle strutture ricettive più economiche. È andata meglio nel segmento di fascia superiore, destinato soprattutto alla clientela internazionale più facoltosa e disposta a spendere per godere della bellezza e dei servizi del Salento.
Non a caso, l’agenzia inglese Post Office Travel Money ha piazzato la Puglia nella top ten delle mete turistiche più care al mondo, con una spesa media singola di 126,25 euro. E non c’è da dubitarne, visto che in spiaggia si è arrivati alla follia di 40 euro a persona per pizza e birra, 17 euro per una frisa, 3 euro all’ora per un parcheggio al sole , ombrellone e due lettini a più di cento euro al giorno e limite imposto di tre ospiti al massimo per postazione.
Ora è il momento del redde rationem.
E, da salentino verace e orgoglioso, non posso evitare di pormi domande, di sollevare dubbi e critiche.
È questo il modello di turismo che vogliamo continuare a cavalcare?
Sempre più globale e orientato al business, con prezzi perfino scandalosi?
Il clichè del Salento lu sule lu mare e lu ientu ci era venuto a noia, e ha ceduto il passo al divertimentificio da spiaggia, al turismo di rapina, alle masserie e le pagghiare tutte uguali, adattati ai gusti dei più danarosi a caccia dell’apulian style patinato: bianco e pietra, ulivi (quei pochi risparmiati dalla xylella) e vista mare (o piscina). In molti casi anche il cibo si è omologato, perdendo sapore e tipicità.
Ma l’anima del Salento, dov’è finita?
È quella che bisogna ritrovare, è su quella che bisogna puntare per ricostruire un’offerta turistica unica e vera, capace di far perdere la testa anche al più incallito dei viaggiatori di fronte alle dune selvagge, alle scogliere a strapiombo sul mare di cristallo, alla campagna e alla cucina tipica, alle grotte che custodiscono le prime tracce dell’umanità, ai veri muretti a secco e alle pagghiare, ai merletti di pietra scolpiti nei palazzi e nelle chiese barocche, alle feste di paese che ancora profumano di bucato e sugo della domenica.
Ripartiamo dalle nostre radici, battiamoci per difendere la nostra terra dall’oltraggio di nuovi scempi ambientali, custodiamo ogni centimetro di spiaggia e campagna, ogni albero scolpito dalla natura, ogni frutto millenario, ogni oliva scrigno del nostro oro liquido, ogni mandorla profumata, ogni fico d’india colorato, ogni ricetta della vera è autentica tradizione. Restituiamo anima alla nostra ospitalità, che non ha bisogno di scimmiottare modelli di lusso né di spacciare sottoscala e garage come monolocali a due passi dal mare.
Ritroviamo il contatto umano con chi ci sceglie come meta di vacanza, e impegniamoci a fare le barricate per pretendere strade, trasporti e servizi finalmente decorosi, degni del nostro meraviglioso Salento.
E battiamo i pugni anche per una promozione turistica adeguata e ragionata, che apra ai visitatori l’immenso ventaglio di proposte del Tacco d’Italia.
Possibile che, per poter avere materiale informativo sul Salento, lo si debba richiedere a Bari per poi ritrovarsi tra le mani brochure che riservano uno spazio marginale alle località salentine e ignorano perfino le città principali? Nessun cenno al Salento preistorico, messapico, barocco… Lacune, anzi voragini che inghiottono millenni di storia e cultura, facendo rimpiangere le vecchie ma efficienti apt.