Gestione xylella, 13 anni di fallimento targato Regione Puglia

1 Settembre 2023 Gestione xylella, 13 anni di fallimento targato Regione Puglia

Il mio intervento sul Quotidiano di oggi 1 settembre 2023:

Tredici anni di flagello, oltre 21 milioni di ulivi disseccati, 300 milioni di euro stanziati dal Governo da tre anni e mezzo per la lotta alla xylella e la rigenerazione olivicola del Salento, in gran parte ancora incagliati negli ingranaggi della burocrazia. Sono i numeri del fallimento targato Regione Puglia sulla gestione della malattia degli ulivi, che impongono la nomina di un commissario per prendere in mano una situazione incancrenita, che ha messo in ginocchio l’olivicoltura e devastato il paesaggio rurale.
Quel “silenzio sugli ulivi” denunciato su queste colonne dall’ex presidente Enel Michele Crisostomo, quel profondo malessere dopo la breve vacanza estiva nel suo Salento e la vista avvilente delle carcasse di piante un tempo rigogliose nelle campagne ormai incolte e brulle, è una ferita quotidiana per chi, come noi, vive caparbiamente attaccato a questa terra e non si rassegna al suo lento morire. Ha ragione Marcello Favale, quando accusa i “salentini stanziali” di “colpevole assuefazione alla distruzione”, di “incapacità di urlare la rabbia e il disagio per la perdita di una risorsa ben più importante dell’economia agricola”. Ha ragione Edoardo Winspeare, quando afferma che “senza bellezza siamo tutti più poveri”: è il mantra di ogni mia battaglia in difesa del Salento dalle aggressioni dei colossi delle rinnovabili. Ha ragione Giuseppe Ferro quando invoca “una rivoluzione dal basso”, un sussulto di orgoglio salentino contro la rassegnazione al brutto.
Ho seguito con attenzione il dibattito innescato da questo grido di allarme, le voci autorevoli che hanno aggiunto tasselli importanti per ricostruire la vicenda xylella. Prima ignorata e addirittura negata, poi sottovalutata e, troppo tardi, fronteggiata con flemma e misure inadeguate, col risultato di una devastazione da cui ci si può rialzare solo mettendo in atto misure urgenti e massicce per la riforestazione e la ricostruzione del patrimonio olivicolo, al momento molto limitata e a macchia di leopardo.
La xylella, tremenda e letale, ha prosciugato la linfa del nostro patrimonio di ulivi, alberi identitari in cui è scolpito il dna dell’anima contadina del Salento, secoli di fatica quotidiana per ricavare oro liquido dai suoi frutti. I primi focolai di contagio, una volta individuati, andavano circoscritti subito con misure drastiche: le eradicazioni imposte dall’Unione europea. Un male necessario per tentare di arginare la corsa del batterio, per ostacolarne il dilagare. Siamo stati i primi a lanciare l’allarme, a più riprese, inascoltati dall’assessore all’agricoltura e dal presidente di Regione dell’epoca, quando i focolai erano circoscritti a Gallipoli e Matino. Lassismo, disattenzione, superficialità, la scelta irresponsabile di temporeggiare, di dare ascolto ai negazionisti, a chi abbracciava gli alberi per evitare che venissero espiantati, condannandone molti altri e spianando la strada al batterio.
Poi è arrivato il presidente Emiliano, che dopo aver fatto della lotta alla xylella un cavallo di battaglia della sua prima campagna elettorale da governatore della Puglia, è salito sui trattori per fermare le eradicazioni delle piante infette, alimentando un’inchiesta giudiziaria finita nel nulla, per poi fare inversione a U e promettere guerra alla xylella quando ormai si era divorata già milioni di ulivi, molti dei quali secolari. Fino ad arrivare alla recente dichiarazione choc – mai smentita – che “in fondo la vera olivicoltura della Puglia si colloca da Bari in su”, e dunque il danno inferto dalla xylella “sarebbe stato limitato e contenuto”. Ed ora, mentre si leva un coro di agricoltori, frantoiani, imprenditori del turismo e cittadini, per chiedere una legge speciale per la rigenerazione olivicola e paesaggistica del Salento, ed un commissario ad hoc, Emiliano risponde che “non serve” e che i fondi “vengono usati”, che il piano di rigenerazione è stato “già attuato al 60%”. “Già”: un avverbio che suona come una beffa per i tanti agricoltori che hanno presentato istanza per i reimpianti e ancora aspettano.
Il film che vediamo noi, purtroppo, è ben altro: territorio deturpato, disastro ambientale, deserto che avanza, economia agroalimentare al tappeto. Quindi, al governatore e all’assessore all’agricoltura Pentassuglia, sempre pronto a scaricare le responsabilità della mancata rigenerazione agricola sul Governo centrale, chiediamo di farsi da parte e di lasciare che la gestione del flagello xylella sia affidata a mani esperte. Basta con l’immobilismo che sta uccidendo l’agricoltura e il paesaggio del nostro Salento.
Ha ragione il presidente di Confagricoltura Puglia, Luca Lazzaro, quando parla di una tragedia economica di enorme portata purtroppo sottovalutata da una parte del mondo politico e scientifico.
Ecco perché servono una legge speciale ed una figura commissariale. Serve un organo straordinario per fronteggiare le conseguenze di una sciagura epocale, servono procedure snelle che taglino i rami secchi della burocrazia che finora ha rallentato l’estirpazione delle piante infette e l’erogazione degli aiuti agli olivicoltori senza più reddito. C’è un sistema da rimettere in piedi, un tessuto produttivo da ricostruire, c’è da ridare ossigeno alla nostra terra malata.